Capitlo 75: Stammi lontano!

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Francesca's Pov
In quel momento Tommaso si avvicinò a me e mi toccò un braccio.
"Lasciami! Se ho evitato che a te pensasse Diana l'ho fatto per Gabriele, quindi togliti!" dissi dandogli una forte spinta.
Lui per tutta risposta mi tirò uno schiaffo che mi gettò per terra.
"Disgraziato!" disse Diana tirandolo per la maglietta e facendolo stendere poco distante da me. "È facile prendersela con una ragazza che non solo è molto malata, ma ha addirittura cercato di evitarti una lezione coi fiocchi perché non pensa a se stessa! E adesso alzati e togliti dalle scatole!"
"Calmati bellezza! Non farò niente a tua cugina!" disse facendo una faccia d'angelo alla quale di sicuro non credeva neanche lui.
"NON MI CHIAMARE IN QUESTO MODO, ALTRIMENTI MI ARRABBIO E NON TI CONVIENE!" gli urlò contro lei. Subito dopo si avvicinò a me e mi prese la mano per aiutarmi a rimettermi in piedi.
"Stai bene, tesoro?" mi chiese.
"No! Scusami se te lo dico in questo modo, ma io non sto bene! E la colpa è di quel... quel troglodita, quel verme!"
Mi portò in camera mia e mi fece distendere.
Mi sentivo davvero malissimo al pensiero che a Gabriele fosse accaduto tutto questo per colpa di quel mostro di Tommaso. Lui, però, decise di seguirmi.
"Povera piccola Francesca! Sei nervosa, eh?" mi disse sarcastico.
"Tommaso, vattene! Stammi lontano!" gridai. "Vattene, devi starmi lontano!"
"Ora tu sei sola! Il tuo Gabriele non c'è più!" mi disse facendo la faccia da innocentino che detestavo tanto.
"Non tirare in ballo Gabriele!" gli intimai. "È colpa tua se è in quel letto, disgraziato! Tu l'hai gettato a terra e se Juan non fosse arrivato in tempo l'avresti pestato per bene! Io non voglio vederti!"
Lui allungò il braccio per colpirmi ancora, ma proprio quando la sua mano stava per scattare arrivò Luigi che lo colpì alle spalle facendolo cadere a terra.
"Vediamo se così capisci che te ne devi andare immediatamente da qui! Lei te l'ha detto fin troppo educatamente! E adesso alzati ed esci!" disse.
Lui si alzò e uscì dalla stanza senza voltarsi a guardare. A quel punto io scoppiai in lacrime e Luigi si avvicinò e mi fece appoggiare la testa sul suo petto e accarezzò con molta dolcezza la mia testa.
"Ehi, brunetta! Se continui a piangere così rischi di soffocare!" disse scherzoso. "Su, tesoro... non fare così!"
Mi baciò la fronte per tranquillizzarmi e mi scompigliò i capelli con una mano.
"Non ce la faccio più, Luigi... non ce la faccio più!"
Mentre lo dicevo continuai a singhiozzare.
"Tesoro, adesso calmati, ti prego! Non devi agitarti! Vedrai, andrà tutto bene, piccola Francesca! È così che ti chiama Gabriele, vero?"
Annuii debolmente e crollai di nuovo sul suo petto. Lui mi asciugò le guance con una mano e mi sentii più tranquilla, forse perché lui era amico di Gabriele e anche amico mio oltre al fatto che tutti e cinque gli Angeli delle Risate volevano proteggermi. Chi può dirlo?
"Ti senti un po' meglio, Francesca?" mi chiese con dolcezza.
"Sì, adesso mi sento un pochino meglio" risposi. "Grazie Luigi."
"Figurati tesoro" disse Luigi facendomi mettere più comoda sul suo petto. Era davvero gentile ad occuparsi così di me. Chissà cosa lo spingeva a farlo?
"Perché ti preoccupi tanto per me?" chiesi.
"Perché oltre ad essere la fidanzata di Gabriele sei una mia cara amica e sei una ragazza molto buona e dolce, mia cara." rispose lui prendendo la mia mano e stringendola forte nella sua. "Ti voglio bene, piccola."
"Anch'io ti voglio bene, Luigi" lo ricambiai.
Volevo chiedergli un favore, ma riflettei un bel po' prima di farmi avanti.
"Luigi..." dissi un po' esitante.
"Dimmi, tesoro" mi esortò lui.
"Puoi accompagnarmi da Gabriele?" gli chiesi.
"Sei sicura?" chiese Luigi.
"Sì. Ho bisogno di sapere come sta" risposi.
"Va bene Francesca, ti accompagno io!"
Mi alzai dal letto e visto che ero un po' debole Luigi mi portò da Gabriele utilizzando la sedia a rotelle.
Quando entrammo in camera di Gabriele, però, ci trovammo faccia a faccia con quel maledetto disgraziato di Tommaso.
"Che cosa vuoi ancora? Non ti è bastato quello che gli hai già fatto?" gridai.
Per fortuna lui non era in coma, era stato semplicemente addormentato per qualche ora.
"Tommaso, vattene!" gli disse Luigi. "Hai già combinato abbastanza guai per oggi!"
Tommaso se ne andò e sperai vivamente che non gli passasse per l'anticamera del cervello di farsi vedere di nuovo. Dopo quello che aveva fatto a Gabriele non potevo fare altro che considerarlo un vile, perché lui era proprio questo.
"Ehi Francesca, stai tranquilla, l'hanno semplicemente addormentato e da quello che dice questa macchinetta non è niente di grave." mi rassicurò Luigi.
"Ma perché esistono persone tanto perfide da voler fare del male a Gabriele, perché? Proprio a lui che è buono come il pane! Perché?" dissi piangendo.
"Non so proprio cosa risponderti, piccola" mi disse Luigi, "ma so che allo stesso modo esistono persone buone come te e Gabriele."
È bello essere considerati delle persone buone. Il problema è che le persone senza cuore ne approfittano sempre ed è orribile. Chissà come fanno a chiudere occhio la notte senza essere perseguitati dai loro demoni? Come riescono ad appoggiare la testa sul cuscino pur sapendo quello che hanno provocato solo per il gusto di fare del male alla gente? Come fanno a far tacere tanto a lungo la loro coscienza?
Mentre mi ponevo quelle domande sentii che qualcuno mi abbracciava da dietro, girai il viso e vidi la mia amica Laura.
"Non posso sapere con sicurezza come ti senti, ma so che stai male e vorresti spaccare il mondo" mi disse.
"L'unica cosa che vorrei spaccare è la faccia di quel mostro, ma se lo facessi la mia coscienza me lo ricorderebbe per sempre. Io non sono come Tommaso che ha messo il cemento sulla bocca della sua voce interiore. E poi fargli del male non cancellerebbe quello che è successo."
"Se tutti ragionassero come te il mondo sarebbe un luogo senza guerre né risse." mi disse Juan. "Sei davvero una ragazza speciale, piccola Francesca."
Quel nome che mi aveva in un certo qual modo dato Gabriele era sempre presente e rimbombaava nella mia testa, ma era un rimbombo che non faceva male. Faceva eco, ma non era una ripetizione fastidiosa. A dirla tutta a molte persone piace giocare con l'eco e a me sarebbe piaciuto farlo in quel momento.
Avrei tanto desiderato salire su di una montagna e urlare tutto il mio dolore per liberarmene senza desiderare di mandare all'ospedale colui che l'aveva provocato.
Mentre ci pensavo mi sentii stringere la mano e mi accorsi che la persona che aveva preso la mia mano altri non era che il mio Gabriele.
"Non essere triste, piccola mia." disse.
La sua voce era flebile e sembrava ancora frastornato, ma almeno mi aveva detto qualcosa. Lui, però, fece anche di più asciugando le mie guance completamente fradice a causa delle lacrime.
"Non voglio più vederti soffrire. Tu non lo meriti piccola, non lo meriti affatto."

Innamorata del mio fratello del cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora