Francesca's Pov
La proposta di Gabriele mi aveva profondamente scossa. Ero felice, davvero molto felice, ma sentivo di dover cercare mia sorella e mia cugina... e anche una mia cugina che portava il mio stesso nome. Mia zia, che era la maggiore in casa di mia madre, si era sposata ed aveva avuto una figlia, la quale però le era stata tolta perché, come era stato per mia madre, anche lei aveva sofferto, e tutto a causa di qualcuno che aveva anche il coraggio di considerarsi un uomo. Prima l'aveva plagiata fino a giungere al matrimonio, per poi separarsi da lei con una scusa quando aveva saputo che era incinta e fare i suoi comodi. In più le aveva portato via sua figlia, facendola passare per un mostro. Lei non aveva mai smesso di combattere, ma la sua forza si stava esaurendo.
Una notte la vidi piangere. Io e mia madre non avevamo ancora una casa, quindi dormivamo a casa dei nonni, dove c'erano tutti i miei zii. Non riuscivo a dormire, perché la mamma mi aveva raccontato la storia travagliata che aveva vissuto con Santiago, che poi era il motivo che spingeva gli altri bambini a chiamarmi con degli appellativi molto offensivi.
"Zia... perché sei triste?" le chiesi avvicinandomi a lei.
"Perché la vita è difficile, tesoro mio. Non saprò mai dov'è la mia bambina! Quell'uomo me l'ha portata via e..." mi rispose lei, singhiozzando con tutta la disperazione di cui, molto probabilmente, era capace. O, per meglio dire, la disperazione che riusciva ad esternare, perché, me lo sentivo, una madre che viene allontanata dai suoi figli soffre molto di più di quanto le lacrime che fuoriescono dai suoi occhi possano essere in grado di esprimere.
Mi avvicinai a lei per abbracciarla e la sentii singhiozzare più forte mentre la stringevo a me.
Lei mi accarezzava teneramente i capelli, come se fossi stata sua figlia, e non sua nipote. Come se quella bambina che lei non riusciva più a rintracciare fossi proprio io e ci fossimo ritrovate dopo una lunga attesa. Con le sue dita tra i miei capelli sentivo che voleva proteggermi. Il suo era un tocco materno. Non avrei saputo definirlo diversamente. Non so cos'avrei dato per conoscere mia cugina. Non lo so, davvero!
"Francesca, me la faresti una promessa?" chiese improvvisamente.
"Di che cosa si tratta, zia?" chiesi sorpresa.
"Quando ti capiterà di avere un bambino assicurati che il suo papà sia degno di averlo concepito con te. D'accordo?"
"Zia, io..." sussurrai, sentendomi spaesata. Come avrei potuto mantenere quella promessa se non sapevo cosa mi avrebbe riservato il futuro? Forse non avrei mai conosciuto l'amore della mia vita... forse non avrei scelto di sposarmi. Forse mi sarebbe successo qualcosa, forse l'infanzia mi avrebbe indurita e resa diffidente nei confronti di qualsiasi uomo mi si avvicinasse. Eppure, quando lei mi supplicò ancora di prometterle che se avessi avuto un bambino avrei testato l'amore paterno di colui che l'aveva concepito insieme a me, mi decisi a giurarglielo e, quando andai a mettermi a letto in una camera in soffitta che io stessa avevo scelto dato lo scarso spazio, lo promisi anche a me stessa prima di addormentarmi profondamente e ripeterlo ancora mentre dormivo.
Sentii la porta della stanza che dividevo con Gabriele aprirsi e quel suono mi fece sobbalzare. Vidi Gabriele venirmi incontro e lo sentii sedersi accanto a me.
"Tesoro, a cosa stai pensando?"
"Alla mia famiglia. Mia madre e mia zia non hanno avuta fortuna con gli uomini. Io ne ho avuta molta."
Sentii Gabriele sollevare delicatamente la mia maglietta. Mi fece distendere e, mentre con una mano mi accarezzava i capelli, con l'altra accarezzò il mio ventre e la mia piccola creatura scalciò.
"Continua ad accarezzare la nostra creatura, si vede che sta bene quando lo fai." gli dissi.
"Ma certo! E poi ho la sensazione che anche tu ne sia felice" mi disse con la sua solita dolcezza, continuando ad accarezzarmi i capelli ed il ventre e tenendo il mio corpo appoggiato al suo e facendolo con delicatezza.
"Restiamo così, ti prego" dissi con un sorriso.
"Va bene. Se questo può farti star bene resteremo così."
Stavamo bene ed io ero tranquilla ed ero sul punto di chiudere gli occhi ed assopirmi tra le sue braccia quando udimmo il suono del campanello. Stavo per alzarmi ed andare ad aprire, ma lui mi fermò e, baciandomi delicatamente le labbra, disse: "No. Vado io."
Si alzò, mi mise addosso una coperta e, dopo avermi rimesso a posto la maglietta, andò ad aprire la porta. Sentii la voce di sua madre che chiedeva di me e diceva che lei e Giorgio avevano divorziato. Lei aveva deciso di farsi da parte, diceva che lue e la mia mamma si amavano e voleva che fossero assolutamente liberi di farlo.
"Tesoro, so che Francy ha bisogno di stare tranquilla, ma io ho bisogno di parlarle" disse con voce tremante.
A quel punto io mi alzai, le andai incontro e le indicai una sedia. La sua voce tremante mi fece capire che era molto agitata e la cosa non mi faceva sentire affatto tranquilla. Lei era una donna molto tranquilla e vederla agitata non era un buon segno.
"Cosa c'è, Erica?" chiesi.
"Francesca... Cara, siediti!"
"Si tratta di qualcosa di grave?" chiesi.
"Sì... per favore, siediti" mi rispose lei.
Gabriele, notando il tremore delle mie gambe, mi prese delicatamente per un polso e mi condusse verso una sedia.
"Tesoro mio... mi ha chiamata una guardia del carcere in cui si trova Santiago... tuo... p-padre. Ecco... lui si è sentito male e vuole vederti!"
Quando la madre del mio ragazzo mi diede quella notizia mi sembrò che tutto vorticasse intorno a me. Tutto quello che avevo passato per colpa di quell'uomo... il male che aveva fatto alla mia povera mamma, che era stata persino creduta pazza per colpa sua... quello che aveva rischiato Gabriele! Iniziai a vedere sfocato e la sedia su cui ero seduta si rovesciò. Pensai che sarei caduta, ma due forti braccia mi presero al volo.
L'unica cosa che sentii prima di perdere del tutto i sensi fu la voce di Gabriele che mi diceva: "Amore mio! Amore mio! Mi senti?"
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Innamorata del mio fratello del cuore
Teen FictionIo e lui siamo quasi fratelli, anche se abbiamo genitori diversi. Il termine "frateellastri" mi sembra un modo conveenzionale per definire ciò che siamo. Ma io per lui provo qualcosa... "Non possiamo farlo!" dissi singhiozzando. "Siamo troppo vicini...