Capitolo 134: Lo scioglimento del ghiaccio intorno al cuore

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Francesca's Pov
Le ricerche di mia sorella e di mia cugina non durarono a lungo. Le ragazze, per fortuna, si fecero trovare presto. Mia cugina Valentina aveva cambiato nome: si chiamava Viola. Aveva la mia stessa malattia e in effetti avevo notato un certo turbamento negli occhi e nella voce di Gabriele quando parlava con lei... solo che Viola aveva deciso che la vecchia se stessa non doveva più esistere. L'altra era la mia compagna di classe: Valeria. Lei era la mia gemella e solo allora compresi perché sentivo il bisogno di proteggerla nel caso in cui qualcuno le avesse fatto del male.
Viola, perché è questo il nome che lei aveva definitivamente deciso di portare, cu quella che fece perdere la testa a Tommaso. Lo fece innamorare sul serio, con baci e carezze, cose che lui non aveva mai dispensato per me. Lei gli aveva insegnato cosa voleva dire amare davvero.
Era giugno inoltrato quando andammo a raggiungerli per celebrare il loro matrimonio.
"Principessa... sei pronta?" mi chiese Gabriele.
"Sì, sono pronta" risposi.
Avevo scelto un tubino nero, o meglio: me l'aveva consigliato mia madre, ma io avevo scelto le ballerine, i capelli tagliati in un modo che mi piaceva e che era comodo, almeno per come la vedevo io... e niente trucco.
Ero all'ottavo mese di gravidanza e per fortuna ero riuscita ad assistere, in precedenza, al matrimonio tra Arianna e mio cugino Marcello, semplice ma molto ben fatto, e a quello tra Riccardo e Jasmine, che si erano sposati lo stesso giorno di Juan e Denise. Luigi e Caterina avevano deciso di temporeggiare un po'.
"Eccomi!" dissi camminando sicura sulle mie ballerine di modesta altezza.
"Wow! Sei un incanto" mi disse Gabriele.
"Non direi. Sono me stessa" risposi timida.
"Oh mio Dio... ora avrai tutti gli occhi puntati addosso! Ma in fondo mi fa piacere. Lamia principessa è stupenda e tutti la guardano, in modo da darle la conferma della sua bellezza, alla quale purtroppo lei non crede."
"Mi stai dicendo che sono bella?" chiesi.
"Perché? Tu cosa credi che ti abbia detto?"
Gli sorrisi e lo presi per mano. Avevo un dolore lancinante alla schiena, perché la mia piccolina stava crescendo molto, ma volevo resistere per non far soffrire mia sorella, che avrebbe dovuto essere mia cugina... almeno il giorno del suo matrimonio speravo che la nostra famiglia fosse riunita, per quanto possibile. Mio padre non poteva essere presente perché, dopo la guarigione, era stato riportato in carcere... e a dire il vero né Viola né Valeria avevano intenzione di perdonare le sue azioni. Non mi sembrava giusto insistere. Non l'avevo trovato facile nemmeno io... come potevo parlare di perdono quando io stessa, a volte, ero diffidente?
Quando arrivammo davanti alla chiesa capii che mia sorella e Tommaso avevano fatto a pezzi i canoni: si erano presentati insieme in chiesa. Zia Simona sorrideva, accarezzava lo strascico del vestito di Viola e l'aveva bbbracciata più volte mentre attendevamo gli altri invitati. Anche Viola era felice... e anche parecchio.
Lo zio Rocco, insieme a Nadia ed Amelia, volle avere l'onore di portare Viola all'altare. Il parroco, però, dovette chiamarla con il suo nome precedente: Valentina Santoro, che era il cognome di Santiago. Lui l'aveva cresciuta, fingendosi un padre integerrimo e intransigente e, cosa più grave, l'aveva fatta vergognare di se stessa soltanto perché lei si era innamorata, a suo giudizio fin troppo prematuramente, di un ragazzo buono come il pane, che allora teneva per mano la sottoscritta e sorrideva come un bambino.
Finita la funzione in chiesa corsi incontro a mia sorella e la strinsi in un abbraccio. La sua figura perfetta e semplice allo stesso tempo mi dimostrò quant'era bella dentro oltre ad esserlo fuori... e fu un'emozione indescrivibile.
"Signora Corinto!" dissi con un sorriso.
"Futura signora Bonaventura... e futura mamma" disse lei, accarezzando il mio ventre più che pronunciato.
"Sei stata grande!" le sussurrai all'orecchio. "Sei stata la sola persona in grado di sciogliere il cuore di ghiaccio di quell'uomo ed io ti stimo tanto per questo, SORELLINA!" E lasciai chelei mi abbracciasse.
"Beh, in realtà parte del lavoro l'avevi fatto tu e anche tu sei da stimare, perché insieme a Gabriele hai affrontato l'impossibile... e puoi credermise ti dico questo: non sono tutti coraggiosi come lo siete stati voi finora, eh?"
"Oh, Viola!" dissi sorridendo senza alcun controllo. "Sono felice... e se non dovessi aspettare un anno per sposarmi sarei completamente al settimo cielo!"
"Passerà presto, tranquilla. Tua figlia e il tuo ragazzo faranno volare il tempo e quando verrà il tuo turno ti chiederai se non sia passata fin troppo presto!"
"Te lofarò sapere quando verrà il giorno, te lo prometto. Poi vedremo se è passato troppo lentamente o se è stato veloce."
Ci scambiammo un bacio sulla guancia per poi staccarmi. Voltandomi vidi Gabriele che si scambiava amichevoli pacche sulle spalle con Tommaso. Se li avessi visti fino a un anno prima si sarebbero dati dei colpi, a forma di pugno, però. In quel momento, invece, si chiamavano a vicenda: "Cognati", e si scambiavano idee sul futuro.
Molto spesso la vita ti dà cose che non avresti creduto possibili in tempi precedenti.
La giornata fu stupenda, e nel momento in cui ci fu il valzer vidi Andrea condurre Laura al centro della sala. La mia amica, rossa in volto, lo seguì.
Li vidi muovere i loro corpi in modo delicato, elegante, stretti l'una tra le braccia dell'altro. Lei sorrideva e lui la teneva vicina a sé, come per dirle: "Non ti lascerò andare, a meno che non sia tu a volerlo." Andrea è un bravo ragazzo e loro sono una coppia stupenda.
"Sono contenta per la mia amica." dissi di punto in bianco parlando quasi a me stessa. "E anche per me, se posso essere un po' egoista."
"Contenta per te?" mi chiese Gabriele, comparendo alle mie spalle.
"Sì, perché ora ho te" risposi.
Lui sorrise, mi strinse a sé e, senza che me ne accorgessi, mi portò verso una sala del locale.
"La piccolina come si sta comportando?" mi chiese ridendo.
"Diciamo che si sta svegliando. È stata buona finora, e adesso sta scalciando" risposi.
Lui accarezzò il mio ventre e disse: "Vedo che sei stanca."
"Solo un po'." risposi.
"Dai, vieni, torniamo a casa" mi disse calmo.
"Sei sicuro che non..."
"Tranquilla, ci parlo io con gli sposi." mi disse lui.
Era quasi l'una quando andammo via. Provai un gran sollievo quando tolsi il tubino e indossai il pigiama. Mi misi a letto e mi addormentai subito, ma non durò a lungo...

Innamorata del mio fratello del cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora