Capitolo 83: La fuga

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Gabriele's Pov
Non potevo ancora crederci.
Tommaso non aveva ancora deciso di lasciare in pace Francesca? Dopo averle tolto la voce cos'altro voleva ancora da lei? Non gli era bastato ridurla in quel modo?
Mi alzai dal letto e corsi a cercare Sara e sua figlia.
La prima che incontrai fu Sara. Volevo e dovevo spiegarle tutto.
"Sara, devo parlarti!" dissi agitato.
"Che succede, Gabriele? Perché sei così agitato?" mi chiese la donna.
"Sara, tua figlia è in grave pericolo!"
"Oh santo cielo, cos'altro deve ancora succedere alla mia bambina?" chiese lei.
"Tommaso vuole sequestrarla e Santiago è d'accordo con lui! Sara, io devo assolutamente portarla via!" le spiegai e, proprio mentre parlavo, la porta si aprì e apparve ,l viso angelico della mia piccola. Lei, silenziosa come non mai, si avvicinò e strinse in un abbraccio sia me che la madre. Sembrava rassegnata ad essere portata via.
"Portala con te, Gabriele" disse Sara, "non posso accettare che quel disgraziato si permetta il lusso di toccare mia figlia! Né lui né Tommaso! È per colpa sua e di quelli come lui se mia figlia ha passato cinque mesi della sua vita in un ospedale! Portala via!"
Lei nascose il viso sul mio petto e io la strinsi forte a me e la sentii sussultare a causa dei continui singhiozzi.
"Questa notte la porterò al sicuro da quel degenerato! Ti giuro che se succede qualcosa a tua figlia io prendo Tommaso e lo riduco in polvere!" dissi con convinzione.
"Questa notte dovete scappare, ma fino ad allora tienila con te, non lasciarla sola!"
Sara era molto spaventata, forse lo era tanto quanto lo ero io.
Aspettammo la notte, poi io e Francesca preparammo tutto e ci preparammo alla fuga.
"Fate attenzione!" ci raccomandò Sara.
"Ti assicuro che faremo attenzione!" dissi.
Presi la mano della mia piccola e la portai con me cercando di percorrere strade secondarie.
"Sali, tesoro" dissi indicando la mia auto.
Lei salì in auto sul sedile del passeggero e incrociò le braccia al petto.
All'improvviso un'auto familiare ci raggiunse.
"Allaccia la cintura, presto!" dissi e lei obbedì continuando a restare in silenzio.
In quel momento sperai che le cose restassero com'erano, almeno finché non saremmo stati al sicuro.
Lei aveva gli occhi spalancati per lo spavento e tremava come una foglia.
Arrivammo in un boschetto e io presi in braccio Francesca e l'aiutai a nascondersi nella mia giacca. Iniziai a correre e m'inoltrai nel bosco. Arrivammo ad un albero e io le feci cenno di salire. Lei, facendo meno rumore possibile, si arrampicò sull'albero e si nascose tra le foglie, ma subito dopo afferrò la mia mano e mi trascinò nel suo nascondiglio. Per fortuna quell'albero era cavo e io e Francesca ci nascondemmo nel foro.
"Speriamo che si allontanino presto" pensai stringendo forte a me la mia piccola.
Io non ero affatto tranquillo e nemmeno Francesca, ma con quello sguardo dolce e con quell'abbraccio che mi stava dando mi faceva sentire più tranquillo.
All'improvviso, però, Francesca mi tirò ancora di più verso di sé e cercò di coprire l'entrata con qualche foglia facendo meno rumore possibile.
"Che succede, piccola?" chiesi sottovoce, anzi, direi a fior di labbra.
Lei indicò l'entrata e guardandola vidi Tommaso.
Ci arrampicammo su qualche appiglio interno all'albero e restammo così per molto tempo. All'improvviso, però, una mano mi afferrò saldamente una caviglia.
In quel momento accadde qualcosa che non avrei mai creduto possibile. Cadere da quell'altezza poteva essere un rischio e forse per questo la mia piccola si gettò contro la mano e dopo tanto tempo sentii la sua voce gridare: "NO, NO, NO! TOMMASO, LASCIALO ANDARE! LASCIALOOOOO!"
Sentii la presa ferrea di quella mano allentarsi e voltandomi vidi Francesca che teneva saldamente il polso di Tommaso e con l'altra mano mi accennava di aggrapparmi ad un appiglio interno al foro.
Francesca's Pov
Io e Gabriele eravamo stretti l'uno all'altra quando notai che lui stava scivolando. A quel punto capii che c'era solo un modo per aiutarlo e senza pensarci su mi gettai contro colui che stava trascinando Gabriele e gli afferrai il polso con tutte le mie forze gridando: "NO, NO, NO! TOMMASO, LASCIALO ANDARE! LASCIALOOOOO!"
Lui non accennava a mollare la presa, quindi io strinsi ancora di più la mia sul suo braccio e feci segno a Gabriele di aggrapparsi ad un appiglio di fronte a lui prima di sbattere la fronte contro il legno che costituiva quell'albero.
"LASCIALO ANDARE, DISGRAZIATO!" gli urlai contro continâuando a stringergli il polso.
Tommaso allentò la presa e Gabriele cercò di raggiungere l'appiglio, ma il mostro aveva l'altra mano libera e continuò a trascinarlo giù.
Non sapendo cos'altro fare coprii Gabriele con un braccio e tirai un piccolo calcio a Tommaso. Non volevo fargli male, ma l'unico modo per bargli mollare la presa era farlo inciampare. Gabriele batté la fronte contro l'albero e perse conoscenza.
"Oh no! Gabriele!" dissi cercando di tirargli su la testa.
"Povera piccola Francesca! Mi dispiace di aver fatto tanto male al tuo angelo!" disse Tommaso alzando una mano verso di me, ma io lo precedetti.
"Non mi toccare!" gridai spingendolo fuori dall'apertura dell'albero. "Vattene via!"
"Dovresti ringraziarmi! È grazie a me che hai recuperato la voce!"
L'atteggiamento di quel bulletto di quartiere mi stava dando ai nervi e al contempo mi faceva paura.
Fortunatamente, però, prima che accadesse il peggio, apparve una figura che afferrò Tommaso per un braccio e lo scaraventò a terra. Poi la figura si avvicinò a me e quando vidi chi era ebbi un sussulto al cuore: Guido!
"Che... che cosa ci fai qui?" balbettai.
Lui mi guardò altrettanto meravigliato.
"Hai recuperato la voce!" disse prendendomi la mano.
"Gabriele sta male" sussurrai.
Ero sul punto di scoppiare a piangere.
"Calma, ti aiuto a tirarlo fuori e poi penseremo a cosa fare! Sta tranquilla!"
Mi aiutò ad alzarmi e tirò fuori Gabriele dal foro nell'albero, poi lo mise con molta delicatezza sull'erba.
"Come sta?" chiesi preoccupata.
"Ha solo perso conoscenza" mi rispose lui. "Qui vicino c'è un laghetto. Tieni, vai a prendere dell'acqua, per favore."
Corsi al laghetto e riempii un secchio d'acqua, poi lo tirai su con un po' di fatica e tornai da loro. Guido afferrò il secchio e iniziò a far cadere dell'acqua sul viso di Gabriele che iniziò molto lentamente ad aprire gli occhi.
"Si sta riprendendo." mi disse.
"Aspetta" dissi togliendomi di dosso il coprispalle, "mettigli questo sotto la testa, potrebbe fargli male restare in questa posizione."
"Come vuoi, ma così rischierai di congelare." mi avvertì il mio amico.
"Non importa, basta che lui stia bene!"

Innamorata del mio fratello del cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora