Francesca's Pov
Mi svegliai durante la notte con la fronte imperlata di sudore. Sentivo le guance molto calde e in più avvertivo un dolore atroce... mi contorcevo tra le coperte, al punto da svegliare il povero Gabriele, che dormiva accanto a me. Lui non emise un gemito, si alzò e mi sentì la fronte.
"Tesoro mio, che ti prende? Tu... tu hai la febbre!"
Gli indicai il ventre e la testa. Mi venne una gran voglia di piangere e, stremata da quel dolore, finii col farlo sul serio. Lui capì subito che cosa stava per succedere, ma io lo dissi comunque.
"Credo... credo che... si siano rotte le acque" balbettai.
La febbre, purtroppo, non faceva presagire nulla di buono.
"Ho paura" dissi piangendo.
"Lo so. Rimani sdraiata e scopriti dalla vita in giù... vedrai, ce la faremo, tesoro!"
Cercai di respirare profondamente e, presa da un impeto di disperazione dovuto al dolore delle contrazioni, mi strappai tutto di dosso. Lui tornò poco dopo, con degli asciugamani che sistemò con cura sul letto.
"Francesca, ora concentrati e fai quello che ti dico! Okay?"
"S-sì... okay."
"Seguimi. Respira." disse lui, mantenendo un tono gentile e tranquillo. Respirai mentre lui mi forniva ossigeno come ci era stato insegnato al corso pre-parto.
Lo sentii sfiorarmi il ventre e sentii i calci della mia bambina.
"Stringimi la mano e spingi... spingi più che puoi... capito?"
Annuii, feci un profondo respiro e iniziai a spingere. Gli stringevo talmente forte la mano da poter vedere una smorfia di dolore dipingersi sul suo volto angelico, ma lui non fece una piega.
"Coraggio! Ci sei quasi, cara! La vedo" disse Gabriele. "Vedo la sua testolina! Continua, dai!"
Continuai a spingere fino a quando le lacrime non bastarono più e, voltandomi istintivamente dall'altra parte per non stordire il mio compagno, urlai.
Dopo quel grido diedi l'ultima spinta ed udii il pianto della mia bambina. Piansi anch'io, ne avevo troppo bisogno... poi persi conoscenza.
Gabriele's Pov
La vidi svenire dopo aver fatto l'immane sforzo di concepire la nostra bambina.
Le tolsi dalle braccia la piccola e la guardai. Era il suo ritratto.
"Ciao Vale..."
Le parlai piano, come soleva fare lei quando si rivolgeva ai bambini.
"Cosa c'è? Hai paura per la mamma?" chiesi.
La sentii piangere e la strinsi di più a me.
"Shh, non piangere, angelo mio... la mamma è solo stanca!"
Mi affrettai ad avvertire mio padre che mi raggiunse a casa e mi disse di non spostare assolutamente Francesca da dove si trovava.
Arrivò poco dopo, si sedette vicino al letto e visitò sia Francesca che Valentina.
"Tranquillo, Gabriele! Questa ragazza è una roccia! È svenuta perché il parto l'ha sfinita!" disse.
"E Valentina?"
"Sta bene anche lei... è sanissima. Pensa: non ha il minimo cenno della malattia che ha sconvolto la vita di sua madre, credimi!"
Annuii e lo strinsi in un abbraccio.
"Non so come diavolo hai fatto, ma hai mantenuto il sangue freddo fino alla fine."
Nemmeno io avevo idea di come ci fossi riuscito, ma vederla tanto spaventata e fragile in quel momento mi aveva dato la forza. Era giusto che fossi io a confortarla. Il segno che aveva lasciato il suo dolore sulla mia mano mi fece rabbrividire. Poverina, aveva persino cercato di aprire le dita, di non farmi pressione!
Francesca's Pov
Quando riaprii gli occhi, voltandomi, vidi il mio ragazzo.
"Buongiorno mia signora! Come si sente?" mi chiese sorridendomi con dolcezza.
"Oh, Gabriele! Ho un po' di mal di testa, ma sto bene... credo." risposi.
"Bene! Vediamo se riesco a farti stare ancora meglio... guarda un po' chi ho portato?"
Mi mise tra le braccia un corpicino fragile. Era un corpo morbido e caldo. Sentivo il mio cuore battere ad una velocità pazzesca e strinsi al petto la mia bambina.
Vidi che lui tendeva una mano e accarezzava quella testolina bruna quanto la mia. Lo fece con la tenerezza che soltanto un padre può avere verso la figlia e che io non ho mai avuto prima d'ora. Per fortuna la mi creatura avrebbe potuto goderne.
E rideva, rideva tanto la mia principessa!
"Ciao, tesoro!"
Le sorrisi anch'io mentre la chiamavo in quel modo e la stringevo forte.
"Lo sai chi sono io, principessa? Sono la mamma! Ed hai capito chi è quel ragazzo che è vicino al letto? È il tuo papà, piccolina. Purtroppo non siamo una famiglia perfetta, ma ti vogliamo bene... tanto, tesoro!"
"Ma certo che ti vogliamo bene, piccolina! Sai... la tua mamma ha pianto tantissimo nella sua vita perché il nonno era un po' biricchino, ma ora lui è buono... buono come un agnellino, e tu sei il frutto dell'amore più bello al mondo!"
Lui salì sul letto, accanto a noi, e si mise sdraiato, stringendoci a sé.
Ci addormentammo in quel modo, stretti in un abbraccio speciale, come una vera famiglia. La famiglia che, un giorno, avrebbe avuto il cognome Bonaventura...
Il battesimo di Valentina ci fu due settimane dopo. Fu padre Miguel, il nostro beniamino, a darci l'onore di battezzarla.
C'erano tutti i nostri amici, i quali la riempirono di coccole non appena la videro. Vale ispirava tanta, tanta tenerezza!
Quando padre Miguel venne a trovarci per battezzarla, mi venne una gran voglia di scoppiare a piangere.
"Principessa, è solo un po' d'acqua. D'accordo?" le disse baciandola sulla testa.
Io le davo dei nomignoli, ma non ero abituata a farle dei versi strani. Mi piacevano quelli che faceva lei, perché erano dolci, speciali.
Forse padre Miguel aveva la mia stessa idea perché fece la stessa cosa.
"Come volete chiamarla?" chiese il prete.
"Valentina." rispondemmo io e Gabriele all'unisono.
Il prete iniziò a pronunciare delle parole che attualmente non ricordo e versò un po' d'acqua sulla testa di mia figlia. Lei non pianse. Al contrario: il getto d'acqua sembrò piacerle.
Subito dopo fu Gabriele a prenderla tra le braccia e padre Miguel disse: "Vi aspetto per le nozze!"
Incredibilmente lei mosse i primi passi e pronunciò le parole: "Mamma e papà" nello stesso giorno. La vigilia di Natale di quell'anno fu il più bel momento invernale della mia vita. Non posso descrivere l'emozione che provai in quel momento, non ci riesco. Aspettavo solo di poterle dare una famiglia e, chissà, magari un fratellino o una sorellina...
Il tempo passò velocemente, perché il mio ragazzo, la mia figlioletta ed i miei amici, uniti allo studio che in un certo modo riuscii a portare avanti, riempivano tutte le mie giornate. Lui non era il classico compagno despota o qualcosa del genere. Mi aiutava molto in casa e con la bambina, ed era davvero gentile.
Poi giunse il 4 aprile... il giorno del mio compleanno, nonché del mio matrimonio con Gabriele. Viola aveva ragione: il tempo era volato, e non appena la vidi glielo feci notare. Io e Gabriele decidemmo di far coincidere la funzione religiosa e il rito civile, quest'ultimo fu il primo a concludersi.
Quello religioso, però, è il rito che ricordo con più piacere.
L'abito bianco, i capelli raccolti, ma come al solito mi ero impuntata a non truccarmi e a non trasformarmi in uno spaventapasseri.
Quando uscii di casa mi trovai faccia a faccia con mio padre.
In quel momento non ce l'avevo con lui. Non gliene volevo per quello che avevo passato... era mio padre e nonostante tutto gli volevo molto bene.
"Francesca, aspetta!" disse.
Mi fermai. Non potevo non farlo. Osservai la cicatrice che aveva sul collo e provai ancora una volta un senso di tenerezza nei suoi confronti.
"Oggi ti sposi, vero?" chiese.
"Sì... oggi..."
"Mi hanno dato il permesso di uscire, soltanto per oggi... Mi permetti di accompagnarti all'altare?"
Ci pensai su per un po' di tempo. In fondo chi ero io per impedirgli di esserci, almeno in un bel momento della mia vita, senza che la sua presenza fosse finalizzata a rovinarmi quello stesso momento?
"Certo!" risposi sorridendo. "Mi faresti davvero un gran piacere se ci fossi..."
E fu proprio lui ad accompagnarmi all'altare.
"Vuoi, tu, Gabriele Bonaventura, prendere come tua legittima sposa Francesca Cordova, per amarla e rispettarla nella gioia e nel dolore... in salute e in malattia... nella ricchezza e nella povertà... tutti i giorni della tua vita?" chiese padre Miguel.
"Sì... lo voglio." rispose Gabriele.
"E tu, Francesca Cordova... vuoi prendere come tuo legittimo sposo Gabriele Bonaventura per amarlo e rispettarlo nella gioia e nel dolore, in salute e in malattia, nella ricchezza e nella povertà... tutti i giorni della tua vita?"
Sentii il cuore scoppiare mentre, sul punto di scoppiare in lacrime dalla gioia, gli rispondevo: "Sì, lo voglio..."
Dopo il "permesso del bacio", come mi piace definirlo, io e Gabriele ci baciammo. Io ero felice, finalmente ce l'avevo fatta... e guardavo la mia figlioletta.
Lei sorrideva. Era bellissima.
Da allora sono passati dieci anni. Ho avuto un'altra figlia e l'ho chiamata Sara, come mia madre. Lei è buona, diligente, coraggiosa... è il mio orgoglio.
Le coppie che si sono formate tra i miei amici si sono unite in matrimonio ed hanno avuto figli. Mia madre si è sposata con Giorgio e mio padre con Erica. Che strana la vita, eh? Scambio di coppie tra genitori! Ora mio padre è buono come il pane. Zio Rocco ha sposato Nadia... ho molti fratelli... e io che pensavo di essere figlia unica e ci stavo anche male!
Beh, la vita mi ha insegnato che, anche se la cosa migliore da fare quando si cade è rialoarsi da soli, in un angolo sperduto di questo mondo, chissà dove, c'è qualcuno disposto ad incoraggiarci.
Valentina's Pov
Sono sulla spiaggia, guardo il Mare e penso a quanto ammiro la mia mamma. Lei, attraverso il suo vissuto, mi ha insegnato qualcosa che non dimenticherò mai. Grazie a lei ho imparato che, qualunque cosa accada, non bisogna mai perdersi d'animo. E mio padre, poi... lui è il mio mito! Ha lottato contro tutto e tutti pur di essere libero di amare mia madre, e spero, un giorno o l'altro, di incontrare qualcuno che mi regali un amore grande quanto il loro!
È questo il messaggio che io, la mia famiglia e gli amici vogliamo dare raccontando la nostra storia: mai perdere la speranza e credere sempre nell'amore, perché, anche se molte cose rallentano il risultato, prima o poi l'amore vince, in ogni caso. Forse non basterà una vita per notarlo, ma è così. Forse lo vivrà un'altra generaoione, perché nulla resta in sospeso, ma l'amore non lascia mai il lavoro a metà... MAI!
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Innamorata del mio fratello del cuore
Teen FictionIo e lui siamo quasi fratelli, anche se abbiamo genitori diversi. Il termine "frateellastri" mi sembra un modo conveenzionale per definire ciò che siamo. Ma io per lui provo qualcosa... "Non possiamo farlo!" dissi singhiozzando. "Siamo troppo vicini...