Francesca's Pov
Gabriele cercò subito di alzare la testa, ma Guido lo trattenne.
"Fermo, non devi agitarti!" gli disse.
"Dov'è Francesca?" chiese Gabriele. Evidentemente non mi aveva vista.
"Tranquillo, tranquillo, sono qui!" gli risposi. "Stai calmo, va tutto bene!"
"Piccola mia, tu hai gridato per salvarmi!" disse Gabriele. "E adesso puoi parlare! Puoi parlare di nuovo!"
"Sì, non sei il primo che me lo dice!"
Risi leggermente e Gabriele rise con me.
"Mi è mancata tanto la tua voce dolce!"
"Dai, adesso ti aiuto ad alzarti" dissi prendendo la sua mano per tirarlo su a sedere.
"C'è una casa poco lontano da qui" ci avvertì Guido, "per uo po' potreste sistemarvi lì."
"Grazie" disse Gabriele, "sei un amico."
"Figurati! È molto difficile non affezionarsi a te e a lei" disse indicandoci, "e io non voglio che lei finisca nelle mani di quel disgraziato!"
Ancora non potevo credere alla reazione di Guido quando ci aveva visti nei guai.
"Ecco, siamo arrivati!" disse Guido indicando una casetta che sembrava molto modesta, ma confortevole e accogliente.
"Grazie" dissi avvicinandomi a lui e abbracciandolo per rafforzare il significato di ciò che avevo detto.
Subito dopo Gabriele si avvicinò e fece altrettanto.
"Grazie di tutto, Guido!" gli disse.
"Ma no, dai! Non c'è bisogno di ringraziare! Io lo faccio con piacere e poi gli amici si aiutano! Venite, la casa è libera" disse lui facendoci segno con la mano.
Entrammo in quella piccola casa e io tirai un sospiro di sollievo all'idea di essere in una casa. Non era bello stare là fuori, nascosti all'interno di un albero cavo. Sperai soltanto che a Tommaso non saltasse in testa di venire fin qui per cercare di portarmi via.
"Se vi serve altro non dovete fare altro che chiedere" ci disse quell'angelo che ci aveva letteralmente salvati la notte precedente.
"No, niente! Grazie mille!" disse Gabriele. "Sei stato davvero un angelo!"
"Ehi! Guarda che quella fissata con gli angeli qui dentro dovrei essere io!"
Scoppiammo tutti a ridere.
"Ehi Francy, mi raccomando, stai attenta!" disse Guido prendendomi la mano e dandomi un bacio sulla guancia. "E tu, Gabriele, non fartela portare via da un disgraziato qualunque!"
"D'accordo, puoi contarci!" dissi. "Starò attenta!"
"E io mi occuperò di lei" disse Gabriele. "Non preoccuparti."
"Va bene, allora a presto!" ci salutò lui.
Si allontanò e io e Gabriele restammo soli nella capanna.
"Sai, ho tanta voglia di parlare con te ora che tu hai deciso di spezzare il tuo silenzio!" mi disse Gabriele.
"Anch'io ho tanta voglia di restare qui a parlare con te!" dissi sorridendogli.
"Sei stata davvero coraggiosa quando hai cercato di bloccare Tommaso!" disse Gabriele avvicinandosi a me e tracciando dei ghirigori sulla mia guancia con un dito.
"Io... io non potevo lasciarti andare" dissi e una lacrima mi solcò il profilo della guancia.
"No! No! Ehi! Non devi fare così!"
"Gabriele io ho paura! E se quel mostro dovesse portarmi via durante la notte? E se dovesse farle qualcosa di male? E se dovesse fare qualcosa di male a te?" gli chiesi presa dal panico.
Sentii due braccia cingermi il busto e fui tirata in un abbraccio, un dolce abbraccio.
Gabriele mi strinse a sé come faceva il giorno in cui stavamo per baciarci e io nascosi il più possibile la testa sul suo petto. Mi sentivo male, ma lui riusciva a farmi sentire meglio.
"Non piangere, ti prego! Non piangere!"
Mi lasciai confortare da lui, mi lasciai andare ad uno sfogo liberatorio tra le sue braccia, ma questo durò solo pochi istanti. Mi sentivo molto meglio tra le braccia del mio dolce angelo custode.
"Ti senti un po' meglio?" mi chiese, premuroso come suo solito.
"Sì, adesso va molto meglio." risposi.
Mi strinsi più forte a lui e dissi: "Grazie."
"Non devi ringraziarmi" disse Gabriele, "io faccio tutto questo perché ti amo. Ti amo davvero, piccola."
Mi baciò con dolcezza e mi portò in una stanza.
"Io ti aspetto qui" disse voltandosi, "tu togliti questi vestiti e mettiti a letto, sarai stanca."
Obbedii perché in effetti mi sentivo molto stanca, poi gli dissi che poteva girarsi e ci mettemmo entrambi a dormire. I miei sogni, però, furono tutt'altro che ristoratori.
Qualcuno si avvicinava a me e mi copriva la bocca con qualcosa di morbido, ma la presa di chi stringeva l'oggetto era forte e mi faceva addirittura male.
"Shhh, tranquilla, non ti farò del male!" disse una voce fin troppo familiare. "Calma! Andrà tutto bene! Ma tu devi venire con me!"
"Lasciami" mugugnai sul panno che mi serrava le labbra, "lasciami, lasciami!"
"E stai calma, non voglio farti nulla!"
Quella voce apparteneva a Santiago, era impossibile che non volesse farmi del male.
"Tommaso vuole vederti! Su, non fare la ragazzina spaventata, vieni con me!"
Io iniziai ad agitarmi, ma all'improvviso udii un rumore secco e subito dopo avvertii un dolore atroce alla guancia destra. L'aveva fatto ancora! L'aveva fatto con me oltre che con mia madre!
Mi sentii scuotere per un polso e aprendo gli occhi vidi Gabriele al mio fianco. Cercava di tranquillizzarmi.
"Calmati piccola, sei al sicuro" disse.
"Santiago era qui! Mi ha coperto la bocca con un panno, mi diceva: "Non ti farò del male, Tommaso vuole vederti, non fare la bambina" io mi agitavo e lui mi ha picchiata!" dissi tutto d'un fiato.
"Calmati Francy, era solo un sogno!" mi disse Gabriele cercando di calmarmi.
"Sei sicuro che non sia entrato?" gli chiesi. "Sei sicuro di non averlo visto?"
"Sono sicurissimo! Tieni, guardati" disse dandomi uno specchio. Non avevo segni sulla guancia e non sentivo alcun dolore. Era stato solo un incubo.
"Hai visto? Non hai niente sul viso, nessuno ti ha fatto niente, tranquilla!"
Quelle parole mi fecero sentire più tranquilla. Lui mi strinse a sé e visto che avevo freddo mi portò davanti al caminetto. C'è poco da fare, il calore del focolare rende le cose più semplici, riesce a calmarti, ti dà conforto e sicurezza. Non importa se quel focolare sia o meno di materiale pregiato, quello che conta è che sia accogliente, che ti faccia sentire al sicuro.
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Innamorata del mio fratello del cuore
Teen FictionIo e lui siamo quasi fratelli, anche se abbiamo genitori diversi. Il termine "frateellastri" mi sembra un modo conveenzionale per definire ciò che siamo. Ma io per lui provo qualcosa... "Non possiamo farlo!" dissi singhiozzando. "Siamo troppo vicini...