Capitolo 101: MAMMA!

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Francesca's Pov
"Dimmi chi ti ha fatto del male, ti prego!"
"No, lascia stare, tanto non m'importa più!"
All'improvviso mi arrivò un messaggio nella segreteria del cellulare. Vi cliccai con il cuore in gola e udii la voce di mia madre che diceva: "Amore, se senti questo messggio più tardi richiamami!"
Poi un'altra voce fin troppo familiare che diceva: "Non farai in tempo a dire addio alla tua bambina!"
"Santiago, che cosa vuoi fare?"
"Povera stupida! Credevi davvero che ti avrei lasciata vivere dopo quello che mi hai combinato? Per colpa tua ora ho una figlia che ha liberato la madre della mia seconda figlia!"
"No! NOOOOO!"
Il messaggio terminò con il suono di uno sparo e io mi trattenni dal tirare un calcio al muretto.
"Le ha sparato! Quell'uomo le ha sparato!" iniziai a dire sottovoce, sconvolta, poi iniziai a gridare: "QUEL DISGRAZIATO LE HA SPARATO ADDOSSO!"
Avevo molta paura che nessuno avesse fatto nulla per mia madre, ma la mia salvezza fu l'arrivo di Riccardo.
"Francesca! Francesca, vieni con me! È molto urgente!"
Mi prese le mani e mi portò un po' più in là. Rimasi sconvolta nel vedere mia madre distesa a terra, sotto un albero. La toccai con mano tremante e sentii una ferita poco distante dal cuore. Mi tappai la bocca per non urlare, proprio con quella mano. Sentii il sapore del sangue e iniziai a tremare di paura e rabbia.
"È viva, vero?"
Quella era l'unica cosa che mi premeva in quel momento, il resto sarebbe venuto dopo.
"Sì, è viva, il suo cuore batte ancora, ma ora dobbiamo portarla in ospedale."
"Riccardo... ho paura di portarla via senza prendere misure di sicurezza!"
"Tranquilla, ho già chiamato l'ambulanza."
A quelle parole tirai un sospiro di sollievo. Lui mi aiutò a pulirmi le mani e il viso.
"E quella?" Vidi una pistola poco più in là, ma Riccardo mi fermò prima che potessi dirigermi verso l'arma e magari farla in mille pezzi.
"Ferma! Se tocchi anche quella cosa ci andrai di mezzo tu! Lascia che ci pensi la polizia, dopo potrai distruggere la pistola se vuoi" mi disse.
Aveva ragione a vederla così, io dovevo stare accanto a mia madre, non potevo permettermi il lusso di farmi incolpare di qualcosa che non avrei mai fatto.
Vedemmo l'ambulanza e Riccardo mi aiutò a portare mia madre su di una barella.
"Fatti coraggio piccola Francesca! Vedrai che si risolverà tutto" cercò di confortarmi, ma mai come allora i sentimenti si mescolavano in qualcosa che mi bruciava dentro.
Ero preoccupata per mia madre, ma allo stesso tempo avrei dovuto legarmi le mani per non prendere a schiaffi Santiago per quello che aveva fatto a me, a mia madre, a tutte le donne!
E cos'avrei risolto agendo in quel modo? Un bel niente!
Io non sono una ragazza vendicativa, accidenti, e non ho intenzione di diventarlo... almeno non come quell'uomo! No, come lui no! Mia madre mi aveva tirata su contando solo sulle sue forze e non mi aveva certo insegnato a prendermela con gli altri per vendetta! Al massimo potevo difendermi!
Riuscii a spegnere il "desiderio" di vendetta che, come un incendio in un bosco, mi stava crescendo dentro. Volevo solo che tutto andasse bene, che quel maledetto proiettile non danneggiasse in modo eccessivo la mia mamma se possibile.
Arrivammo finalmente all'ospedale e i medici portarono subito via mia madre.
"Tranquilla" mi disse Riccardo stringendomi la mano per farmi coraggio, anche se era una cosa molto difficile.
Un medico venne a dirci che stavano operando d'urgenza la mamma, perché il proiettile era andato troppo vicino al suo cuore, si può dire che l'avesse sfiorato.
"Quando una madre è malata nasconde la sua malattia, perché vuole soffrire da sola e ti regala un sorriso. E quando le chiedi qualcosa vuole sempre accontentarti!"
Quante volte avevo visto piangere la mamma per colpa di mio padre? Sì, mio padre, perché in ogni caso lui era questo e sempre lo sarebbe stato, che mi piacesse o meno!
E puntualmente, quando ero bambina, mi alzavo dal letto, scendevo di soppiatto le scale di quella che una volta era casa mia e mi avvicinavo a lei per abbracciarla.
"Perché sei triste, mamma?" le chiedevo, e la sua risposta era sempre: "No amore, non è niente! Su, ora vai a letto e sogna tanti angioletti come te, d'accordo?"
Se solo avessi potuto capire prima il motivo di quella tristezza forse avrei potuto aiutarla, confortarla di più, starle più vicino! Mentre ci pensavo e le lacrime scendevano a fiumi sentii una mano che mi accarezzava la guancia destra.
Conoscevo bene quel tocco, ma non potevo esserne felice.
"Gabriele!" sussurrai, felice di rivederlo nonostante tutto quello che stavamo passando.
"Ho saputo tutto, Francesca!" disse. "So che ci stai male, che vorresti spaccare il mondo, ma non sei sola, perché non meriti di esserlo!"
Ancora quella sensazione di calore che invadeva il mio corpo e mi faceva sentire davvero serena.
"Se vuoi posso aiutarti a fare la denuncia."
"N-no, no, non è n-necessario."
SÌ, COME NO! Si vedeva benissimo che lo facevo per non amarlo, per non offrirgli le mie labbra e sentirmi dire da lui: "Amore, sei dolcissima!"
Mi mancava molto, forse troppo, ma non volevo diventare una traditrice.
"Allora lascia almeno che ti aiuti con questo peso che ti è finito addosso!"
"Grazie Gabriele, ma io non posso chiedertelo! È uno sbaglio, per te e per me!"
"Perché è uno sbaglio, Francesca?"
"Perché non siamo traditori, non lo capisci? Non lo siamo e non dobbiamo mai diventarlo!"
"Francesca, io... è tutta colpa mia! È colpa mia se stiamo soffrendo così!"
Proprio mentre stavo per dirgli qualcosa arrivò il dottore per darmi notizie. Ormai il dottore mi conosceva troppo bene!
"Francesca, l'operazione è andata bene!" disse stringendomi la mano. "Se vuoi puoi anche andare da lei! Stanza 324, al secondo piano."
"Grazie!" dissi dirigendomi verso l'ascensore. Il mio cuore batteva forte mentre salivo e mentre camminavo lungo il corridoio. 324: era quello il numero della stanza nella quale si trovava la mia mamma... dovevo andarci!
Arrivai davanti a quella porta, ma vidi che era chiusa, quindi bussai esitante.
"Chi è?" chiese una voce dall'interno.
"Francesca Cordova, figlia della signorina Sara Cordova! Posso entrare?"
Sentii dei passi e poco dopo la porta mi fu aperta.
"Vieni, entra!"
Entrai e mi avvicinai al letto.
"Signora, crede che mia madre si sveglierà?" chiesi.
"Beh, purtroppo non posso dirlo con certezza! Ha avuto un intervento delicato per la posizione e il punto del corpo in cui si trovava il proiettile. Questa donna ha sfiorato la possibilità di non sopravvivere e di non arrivare neanche in ospedale!"
"No! Lei non mi può lasciare! Non mi può lasciare sola, è sempre stata soltanto lei la mia famiglia! È stata mia madre e mio padre e non mi ha cercato un altro padre, mi ha cresciuta con le sue sole forze! Adesso non può lasciarmi qui!"
"Lei non ti abbandonerà!" mi disse una voce alle mie spalle.
Quelle parole furono seguite da una carezza tra i miei capelli, ma non erano le mani di Gabriele a toccarmi e non era la sua voce a parlarmi.
"Tommaso! Cosa ci fai tu qui("
Spazio Autrice
Cosa sarà successo a Tommaso? È un gesto un po' troppo tenero per lui, vero?
E Francesca? Come reagirà a quel gesto?
Ma soprattutto, che fine farà Sara?
Domande che troveranno risposta nei prossimi capitoli!

Innamorata del mio fratello del cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora