Capitolo 66: Capodanno all'ospedale

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Francesca's Pov
Nonostante la mia malattia e la permanenza in ospedale riuscii a passare qualche giorno di Natale normalmente.
Arrivò il giorno di San Silvestro (più comunemente detto Capodanno).
Gabriele, mamma e Giorgio in pratica si erano trasferiti lì in ospedale per restarmi accanto.
Quel giorno fu lui ad entrare per darmi il buongiorno.
"Ehi principessa! Come ti senti?" mi chiese.
"Un po' stanca ma credo abbastanza bene e..." Mi fermai di colpo e vidi che lui guardava i miei occhi, forse per controllare che non fossero lucidi. Lui mi appoggiò una mano sulla fronte ed io gli sorrisi spontaneamente.
"Almeno non hai più la febbre" disse. "Ma sei imbarazzata o cosa?"
"Perché me lo chiedi?"
"Perché sei diventata rossa!"
Ecco, ironia della sorte l'ultima cosa che doveva succedere mi stava capitando proprio in quel preciso momento. Oh, accidenti!
"Oh, ecco io..." sussurrai imbarazzata.
"Tranquilla, va tutto bene piccola mia!"
Gli sorrisi e lui mi strinse a sé.
"I medici hanno detto che oggi puoi uscire un po' dalla stanza, ma su questa sedia perché non devi strapazzarti! Hai voglia di andare un po' in cortile, piccola?" mi chiese dolcemente Gabriele.
"Sì, d'accordo" risposi con un sorriso.
Lui mi prese in braccio e mi fece sedere sulla sedia a rotelle. Iniziò a spingere e in cinque minuti arrivammo in cortile.
"Ti piace?" mi chiese con dolcezza.
"Non sai quanto!" risposi.
"Ti va di far sapere a tutti, ma proprio a tutti che ci amiamo?" chiese.
"Va bene" risposi sentendo il cuore che cominciava a battere molto velocemente.
Arrivammo accanto al cancello e in maniera del tutto spontanea io guardai oltre quel muro al momento invalicabile, presi un profondo respiro e gridai: "IO AMO GABRIELEEEEE!"
Lui si fece avanti, appoggiò le mani sul cancelletto e dopo aver preso un profondo respiro fece quello che avevo appena fatto io: "IO AMO FRANCESCAAAA!"
Ora mi sentivo libera perché tutto il mondo sapeva che lo amavo da impazzire.
"Oddio finalmente, mi sento libera!" dissi.
"Anch'io piccola" confermò lui con un sorriso che avrebbe fatto invidia a chiunque.
Era incredibile quanto mi piacesse vederlo sorridere e ascoltare la sua voce oltre a sentire i suoi occhi su di me. Aveva sempre uno sguardo dolce, a volte preoccupato, altre molto contento.
Quest'ultimo stato era quello in cui preferivo vederlo. Non mi piaceva saperlo preoccupato per qualcosa o qualcuno, specie se il motivo aveva qualcosa a che vedere con me. Peccato che non mi fosse possibile non piangere.
"Ehi piccola, ti sei incantata?" chiese Gabriele vedendomi assorta a fissare il... cancello?
"No cavolo, almeno un albero l'avrei capito ma questo è troppo! Ora mi metto a guardare i cancelli?" pensai stupita.
"So che è fatto di ferro lucido, ma non vorrei rischiare un attacco di gelosia" disse ridendo, "e meno che mai contro un oggetto perché mi spezzerei le ossa!"
"Non devi essere geloso di nessuno!" lo rassicurai. "Quando penso a qualcosa mi metto sempre a guardare un punto a caso, non preoccuparti."
"E dimmi un po', a che cosa stavi pensando?" chiese Gabriele.
"Al fatto che preferisco vederti felice piuttosto che preoccupato" risposi.
"C'è poco da fare! Sei sempre la solita!" disse lui dandomi un piccolo bacio sulla guancia.
E io, da "sempre la solita" come aveva detto lui, diventai rossa come un pomodoro.
"Ed è un bene o un male?" chiesi un po' agitata.
"Aspetta... è un... OTTIMO?" disse marcando sull'ultima parola.
"Ahahah questa mi è nuova" risi.
"Ora sarà meglio rientrare" disse lui, "altrimenti mi faranno a fette!"
Proprio in quel momento il cancello si aprì ed entrò mia cugina Diana.
"Ciao bellissima!" mi disse sorridendo.
"Diana!" esclamai cercando di alzarmi per abbracciarla.
"No, no, stai ferma!" disse Diana. "È meglio che sia io a raggiungerti lì!"
Lei si avvicinò a me e mi abbracciò.
"Guarda che non sono l'unica persona ad aspettare un tuo abbraccio!" disse Diana.
"Che vuoi dire?" chiesi sorpresa.
"Vediamo..." disse voltandosi. "Oh, ma guarda chi sta arrivando!"
Alzai la testa e vidi Laura e Giulia.
"Ehi ragazze! Che sorpresa!" esclamai.
Poi mi guardai attorno. "E Mirko?" chiesi.
"Mirko Mirko Mirko... Ah, eccolo lì" rispose Diana cercando di fare la parte di quella che non sa niente e non riuscendoci di proposito.
"Ehilà principessa!" mi salutò Mirko.
"Ciao!" dissi cercando di alzarmi, ma questa volta fu Gabriele a fermarmi.
"Ferma ferma! Non serve tesoro!" disse stringendo forte la mia mano nella sua.
Entrarono tutti ed io ero al settimo cielo ma di colpo avvertii una fitta alla testa.
"Oddio Francesca, ma che cos'hai?" mi chiese Gabriele.
"M-m-mi fa male la... la testa" risposi con voce tremante.
Mi portai le mani alle tempie e cercai di massaggiarle per non sentire troppo dolore.
"È meglio rientrare" disse Gabriele girando la sedia e riportandomi in camera mia. Mi prese tra le sue braccia e mi adagiò con delicatezza sul letto.
"Stai tranquilla" disse con tono dolce.
Pasò la mano sulla mia fronte più volte per non farmi sentire troppo dolore e mi sentii più tranquilla. Ogni tanto la malattia mi torturava, ma perché?
"Come va? Ti senti un po' meglio ora?"
"S-sì, grazie" risposi. "Ti ringrazio. Sei sempre così gentile con me! Non capisco neanche come fai a sopportarmi!"
"Ora cerca di recuperare le forze piccola perché la vera sorpresa ci sarà questa sera!" disse Gabriele. "Riposati ân po', magari riuscirai a farti passare la febbre! Andrà tutto bene, tranquilla!"
Poco dopo entrò un'infermiera.
"Tesoro, la tua medicina" disse.
Mi tirai su a sedere e presi il bicchiere tra le mani.
"Devo avvertirti che purtroppo non è una bibita gradita!" disse l'infermiera.
"Non si preoccupi, ci sono abituata" dissi ridendo.
Feci un respiro profondo, contai fino a tre e buttai giù tutto d'un fiato. Era vero, ad un bar di sicuro non avrebbero potuto servire nulla del genere!
"Sai, prima di toglierti la malattia dobbiamo prepararti e ci vorrà un po'."
"Non si preoccupi. Io voglio guarire e sono disposta ad aspeqtare quanto sarà necessario. Non la darò vinta all'uomo che voleva uccidermi prima che nascessi" dissi convinta. "Ce la metterò tutta!"
"Brava bambina mia, così si parla!" mi disse l'infermiera stringendomi la mano.
Guardacaso era la stessa che avevo salutato dopo il mio incidente.
"E io ti aiuterò" disse Gabriele con un sorriso angelico. "Ti starò vicino."
"Tutti noi ti aiuteremo!" disse Diana.
Le terapie di flebo e medicine durarono tutto il giorno ma finalmente giunse la sera.
L'infermiera Beatrice, ovvero quella che si occupava di me, entrò nella stanza e disse: "Se vuoi puoi andare in cortile Francesca. Gli altri ti aspettano fuorf."
"La ringrazio" dissi sorridendo.
"Puoi darmi del tu e chiamami Bea."
"D'accordo Bea!" dissi con un sorriso.
"Dai, siediti che ti faccio uscire!" mi disse lei.
"Grazie" ripetei.
"E dai con questa parola! Secondo me quando eri piccola tua madre voleva chiamarti Grazia!" disse Bea facendomi ridere.
"Ahahah no, tranquilla! Il mio nome è sempre stato quello che conosci!" dissi.
Intanto imparai un'acrobazia, tenendomi al letto per non cadere mi misi seduta su quella sedia. Lei mi accompagnò fuori e fui accolta da un'esplosione di voci gioiose che gridarono: "SOORPREESAA!"
Cercai di alzarmi ma la mia nuova amica mi trattenne.
"Eh no signorina, così ti sfinirai!" mi disse. "Venite qui, lei per un po' dovrà prendersela comoda anche se non vuole, non è vero Francesca?"
Scoppiammo tutti in una fragorosa risata: l'infermiera Bea era simpaticissima, infatti oltre al suo lavoro come infermiera faceva giocare i bambini dell'ospedale.
"Ehi! Buon Capodanno piccoletta!" mi disse Bea.
"Grazie, anche se tu sei poco più grande di me!" risi. "Comunque mi piace il soprannome "piccoletta", hai indovinato!"
"Quando mi lasceranno libera verrò a salutarti e a rinnovarti gli auguri Francy! Ehi mi raccomando, occupatevi di lei e fatemela ridere, okay?" disse Bea dandomi un bacio sulla guancia.
"Ciao amica mia!" la salutai ridendo.
Gabriele mi portò ad un tavolino e lì incontrai alcuni ragazzi del reparto nel quale mi trovavo anch'io.
"Piacere, io mi chiamo Tony" disse uno dei ragazzi.
"Io mi chiamo Viola" aggiunse un'altra. "Sai, anch'io ho la malattia X, come te!"
"Oddio che tortura, vero?" scherzai.
"Eh già!" disse Viola. "E lei è Carolina, anche lei è una compagna di sventura!"
"E loro sono i cugini che danno un po' di vita al gruppo, Cosimo e Damiano" disse Carolina.
"Molto piacer,e bellissima!" disse Damiano avvicinando la sua sedia alla mia e appoggiando una mano sulla mia spalla.
"Stai attenta, lui è un mezzo Casanova e non ti conviene" disse Viola. "E poi c'è Camilla."
Una ragazza con le bende agli occhi si diresse verso di me e mi salutò.
"Sai, non vedo niente con queste cose e il medico dice che se le togliessi adesso i miei occhi andrebbero a farsi friggere definitivamente" spiegò Camilla. "Sai, le schegge della malattia erano nei miei occhi e mi hanno operata di recente."
"Io non lo so ancora" dissi, "ma sono abituata a chiudere spesso gli occhi e a girare per la casa."
"Meglio così" disse lei, "sai, queste danno un po' fastidio e dovrò tenerle ancora per un bel po' di tempo! Ma sono contenta! Non mi sono mai concentrata così tanto sulla voce di qualcuno, sai?"
Ci mettemmo tutti seduti intorno ad un tavolo e facemmo una specie di cena di San Silvestro, anche se non corrispondeva del tutto a quelle di sempre. Beh, non si può pretendere chissà cosa, non eravamo in un ristorante!
Nico mise una diretta streaming sul cellulare durante la quale c'era di tutto: musica, risate, a volte lacrime, non mancava nulla! Quando ci fu il momento della madre di Ciro Esposito, il ragazzo della sparatoria a Romaa, mi vennero le lacrime agli occhi, sono una che si fa coinvolgere e travolgere dagli eventi che mi capitano o di cui si parla.
Gabriele se ne accorse subito e disse: "Hai davvero un cuore enorme piccola!"
Intanto iniziammo a conoscerci gli uni con gli altri e spesso ci sfuggiva qualche battuta. Poi anche Bea ci raggiunse.
"Ehi, ciao!" disse correndo a salutare tutti uno per uno.
"Ehi Bea, ciao!" la salutammo io e i ragazzi.
"Posso unirmi alla compagnia?" chiese.
"Ovvio!" disse Tony. "Dai, vieni qui!"
Arrivò il momento fatidico dei dieci secondi che mancavano all'inizio del 2015. Io ero sempre nervosa prima dell'inizio del nuovo anno, molto spesso scoppiavo in lacrime perché il vecchio anno mi sarebbe mancato, ma questa volta non accadde. Chissà, forse perché non credevo di poter avere tanti amici tutti insieme o forse perché quello per me era un anno speciale, avevo incontrato l'amore! Iniziammo a contare tutti insieme.
"DIECI, NOVE, OTTO, SETTE, SEI, CINQUE, QUATTRO, TRE, 2DUE, UNO..."
Gabriele mi si avvicinò e mi baciò appena iniziò il nuovo anno.
"Chissà, forse un bacio d'amore a Capodanno porta fortuna e guarirò prima!" pensai speranzosa.
"BUON ANNO!" gridammo tutti in coro.
All'improvviso due braccia mi cinsero le spalle: era l'abbraccio di mia madre!
"Buon anno piccola mia!" disse.
"Lo stesso vale per te mamma!" ricambiai.
Ci fu un'esplosione di baci, abbracci e auguri per un anno speciale, ma la verità è che ogni anno ha la sua bellezza e allo stesso modo ha il suo lato oscuro. Per me il 2014 era stato l'anno dell'amore perché avevo conosciuto Gabriele e tanti amici splendidi erano entrati nella mia vita.
Mi rimisi seduta perché dopo tutto quel movimento mi girava un po' la testa.
Ci fu la tombola, (senza soldi visto che nessuno aveva il portafogli a portata di mano e volevamo divertirci senza mettere in mezzo il denaro), e riuscimmo a coinvolgere molta gente nel nostro Capodanno.
Dopo un po' istintivamente dissi: "Spero che quest'anno vi porti fortuna."
"Sei davvero una ragazza dolcissima" mi disse un vecchio signore. Anche lui era lì da molto tempo, ma presto ne sarebbe uscito perché stava guarendo. Notai che aveva una somiglianza impressionante con Santiago. Mi chiesi se non fosse un suo familiare, e di conseguenza anche un mio familiare.
Quell'anno appena trascorso aveva lasciato il segno nel mio cuore e sperai che accadesse anche con l'anno seguente. Chissà quali emozioni avrei dovuto vivere in quel periodo?

Innamorata del mio fratello del cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora