Caapitolo 69: Brutte notizie

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Gabriele's Pov
"Dottore, cos'è successo?" chiesi molto preoccupato.
"Vedete... la ragazza non sta reagendo bene alle cure e la sua malattia è ben insidiata in più punti del suo corpo. Ho paura che dovrà restare così ancora per molto e rischia di rimanere un vegetale o forse anche peggio... capite?"
Sentii che il mondo mi crollava addosso a quella notizia.
"Ma non c'è la possibilità che si svegli?" chiesi stringendo i denti per evitare di piangere.
"Potrebbe anche essere, ma c'è anche la possibilità che ci siano effetti collaterali" rispose il dottore. "Mi dispiace tanto."
"Effetti collaterali di che genere?" chiesi.
"Non lo so, ma la zona più a rischio è la testa. Lei dice sempre che le fa male e forse è lì che si concentra la malattia."
Cominciai a piangere con tutta la disperazione che l'amore che nutrivo per lei mi faceva cadere addosso. Mi alzai dalla sedia, respinsi ulteriori lacrime e dissi: "Scusate, io... devo andare."
"Gabriele, che ti prende?" mi chiese la madre della mia piccola. Anche lei era distrutta, poverina!
"No, non ti preoccupare! Va tutto bene!"
VA TUTTO BENE! Avevo detto quella frase non so quante volte e mi faceva malissimo continuare ad ingannare la genta e soprattutto ad ingannare me stesso. A volte quel: "Va tutto bene" mi convinceva che fosse davvero così, altre volte mi faceva male pronunciare quella frase, mi faceva rabbia dire questo perché era solo una bugia dietro la quale mi nascondevo per non rivelare a chi mi parlava il motivo del mio dolore. Non volevo che gli altri mi vedessero soffrire né far portare a loro il peso della mia sofferenza. La mia piccoletta invece non ci credeva, perché capiva. A lei raccontavo ogni cosa e lei mi ascoltava e mi offriva il suo conforto. Chissà come si sentiva in quel momento?
Mentre ero assorto in quei pensieri qualcuno mi toccò una spalla e voltandomi vidi il mio amico Juan. Anche lui capiva sempre se stavo male.
"Gabriele! Vuoi sfogarti?" mi chiese.
Gli gettai subito le braccia al collo e lui ricambiò il mio abbraccio.
"Gabriele, sai benissimo che l'ultima cosa che vuole quella poverina è vederti stare male! Dai, ora tranquillizzati!"
"Non lo so, è difficile! Hai sentito anche tu cos'ha detto il dottore" dissi.
"È ovvio che l'ho sentito, ero presente anch'io nel caso in cui l'avessi dimenticato, ma nessuno ha detto che queste possibilità siano definitive!" mi disse lui. "Guarda, quella ragazzina è una forza della natura e tu lo sai! A volte ha bisogno di piangere, come tutti noi del resto, ma non si arrende mai..."
D'istinto sorrisi perché era tutto vero e io non avrei saputo dirlo meglio!
"Stai un po' meglio, adesso?" mi chiese.
"Sì, ora va meglio" risposi. "Vorrei solo entrare nella stanza 124 e vedere come sta la mia piccola "forza della natura", come hai detto tu!"
"Vieni, andiamo" disse lui sorridendo.
Tornammo in ospedale e raggiungemmo la stanza 124. Quella camera d'ospedale aveva un che di magico, di speciale. Forse perché in quella stanza c'era lei che rendeva speciale tutto quello che toccava. Mi avvicinai al letto e vidi la macchinetta che aveva sul petto dare segni di miglioramento. Almeno così sembrava.
"Ehi, piccoletta!" la salutai. "So che hai ancora gli occhi chiusi, ma credo che tu possa sentirci! Sai, sono convinto che tu riuscirai a guarire, piccola mia!"
"Non vorrai lasciarci adesso, vero?" aggiunse Juan. "Abbiamo ancora tante cose da fare tutti insieme e senza la nostra beniamina come potremmo farlo?"
Anche lui le strinse la mano come avevo fatto io. Lei mosse leggermente le labbra come se tentasse di dire qualcosa. Guardai la sua bocca e vidi che si formava una frase: "Non me ne voglio andare!" Quella frase, però, veniva detta senza voce.
"Amore mio! Coraggio, ancora un po'!" dissi afferrando la sua mano e stringendola forte per incoraggiarla a reagire. "Tu puoi farcela! Ti prego!"
Questa volta lei provò a dire solo due parole: "Ti amo." Queste, però, avevano un minimo di suono. Un minimo!
"Io vado a chiamare il dottore! Tu stai con lei e controlla se dà altri segni!" disse Juan uscendo dalla stanza in fretta e furia.
Aver sentito per un attimo la sua voce, anche se sussurrata, mi aveva sconvolto completamente. Quella voce così dolce adesso era quasi impercettibile ed era da un po' che non la sentivo più. Mi avvicinai a lei e le baciai la fronte che per fortuna non era poi così fredda.
Mi accorsi che la sua bocca faceva un altro movimento e sentii che lei pronunciava una lettera: "A-A..." Guardai le sue labbra e capii che aveva detto: "Aiutami." Chissà perché diceva questo?
Proprio in quel momento entrò il dottore.
"Cos'è successo?" mi chiese.
Gli spiegai tutto e lui portò via la mia piccola, credo per farle una TAC cerebrale o qualcosa del genere. Non potevano staccarle quelle macchine di dosso e non fu tanto difficile portare via lei quanto gli apparecchi che aveva addosso.
"Spero tanto che vada tutto bene!" dissi.
"Io voglio crederci." disse Juan. "Tu hai detto che lei ha cercato di parlarti anche per la terza volta o mi sbaglio?"
"Sì, è vero, ma in ogni caso queste cose non rassicurano mai del tutto, sai?"
"Siediti" disse lui indicandomi una sedia che si trovava in quella stanza. Mi ci sedetti e appoggiai i gomiti sulle ginocchia in attesa di notizie. All'improvviso, però, entrò Santiago.
"Che cosa ci fa lei qui?" chiesi.
"Sono venuto a sapere come sta mia figlia!" rispose lui con tranquillità.
"Una figlia di cui non le è mai importato un fico secco per quindici anni! La stessa figlia che lei ha rischiato di uccidere e che ora si trova in pericolo di vita per colpa sua e dei suoi scatti di nervi! La stessa figlia che lei non ha riconosciuto per vigliaccheria! Lei non l'ha mai voluta!"
"Ascoltami bene ragazzo, come ti sentiresti se scoprissi che colei che tanto ami ti ha semplicemente usato?"
"Come si sente Sara perché lei l'ha usata! LEI È SOLO UN MOSTRO!"

Innamorata del mio fratello del cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora