Capitolo 105: Amore per gli altri... ma non per me!

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Francesca's Pov
Lui non vorva farmi del male! Avevo sentito le sue labbra tremare quando mi si era avvicinato, ma non potevo amarlo... dovevo farlo per lui, per Arianna... e forse anche per Tommaso. Non era sempre stato un angelo con me, è vero, ma mi sembrava che anche lui stesse male.
Non dovevo mai più stare con un ragazzo, perché sapevo solo fargli del male.
"Amore che non posso dire,
amore che non posso dare,
amore che non posso avere,
amore che non posso amare... AMORE!"
Ero andata via da quell'ospedale, camminavo per le strade senza una meta precisa e non facevo altro che piangere.
Io, che desideravo amare qualcuno ed essere amata, avere dei figli, vivere libera e felice con gli amori della mia vita, "il mio lui e i miei bambini", non potevo farlo. Avevo scelto io stessa quel destino, ma non lo facevo per impormi un martirio, bensì perché troppe persone soffrivano per colpa mia, troppe! In modo particolare lui: l'uomo che amavo, che desideravo al mio fianco, ma che stava con un'altra donna.
Lei non era una mia rivale, ma la donna che un giorno l'avrebbe reso l'uomo più felice al mondo, e proprio perché lo amavo troppo preferii accettarlo, ma non volevo questo per me! Io volevo amarlo senza temere di essere scoperta, volevo baciarlo senza provare rimorso e volevo essere felice con lui. Peccato che non sempre la vita ci consenta di fare quello che desideriamo.
"Amore che io voglio dire,
amore che io voglio dare,
amore che io voglio avere,
amore che io voglio amare... AMORE!"
Adesso basta! Non dovevo più piangere, dovevo alzare la testa e combattere, anche perché odiavo piangermi addosso, odiavo far stare male gli altri.
"Fatti forza Francesca!" mi ripetevo, anche se non mi sarebbe stato affatto facile.
Decisi che avrei aiutato gli altri con queste cose se mi fosse stato possibile, anche solo per non pensare.
Continuavo a lavorare in quella pasticceria e mi dividevo tra casa, lavoro e ospedale. Era un bene avere la giornata impegnata, mi aiutava a non pensare troppo.
Era passata una settimana dal bacio sfiorato quando Riccardo venne a parlarmi.
"Ehi Francy, potresti farmi un favore?" mi chiese.
"Sì, dimmi pure Rick" risposi.
"Ecco, vedi, io... ho organizzato una specie di appuntamento con Jasmine... sai com'è, vorrei farle una sorpresa per il suo compleanno e dichiararmi."
Parlava sottovoce e io, per dissimulare, chiesi il permesso di uscire e andai con lui in un parco che in quel momento era deserto.
"Cosa dovrei fare?" chiesi.
"Potresti portarla al parco dove ci siamo incontrati io e te per la prima volta e dirle di chiudere gli occhi? Poi ci metteremo d'accordo sul segnale."
"Ovvio." risposi. "Senti, per il segnale ho un'idea: mettile una mano sulla spalla!"
"Okay! Grazie, amica" disse lui.
"Dimmi solo a che ora vuoi che la porti lì!"
"Alle otto precise!"
"Okay, contaci!"
Lui mi stampò un bacio sula guancia e io tornai in pasticceria per chiedere un permesso di mezz'ora.
Arrivai a casa e vi trovai mia madre, Gabriele e i suoi genitori. Gabriele non aveva voluto raccontarmi cos'era accaduto a sua madre, ma era giusto che fosse così. Non potevo pretendere che lui parlasse con me dei suoi problemi o della sua storia visto che volevo uscire dalla sua vita.
Salutai tutti, ero contenta di vederli, ma quando incontrai lo sguardo di Gabriele dovetti andarmene per non cedere a una crisi di pianto davanti a tutta la famiglia.
Mi ficcai sotto la doccia e ci restai per un po', poi mi vestii e andai a prendere Jasmine.
Quando arrivai a casa sua fu lei stessa ad aprirmi la porta e io le dissi: "Jasmine, prima di tutto auguri, poi devo chiederti una cosa... potresti venire con me?"
"Sì, d'âccordo!"
Uscimmo insieme da casa sua e andammo verso il parco.
"Okay, ora siediti qui e chiudi gli occhi, Jasmine! Quando ti sentirai battere una mano su una spalla sarà il segnale per aprire gli occhi. Chiaro?"
"Chiarissimo!"
La feci sedere e corsi verso l'entrata del parco.
"Okay! Jasmine è là" indicai, "ti aspetta! Riccà, nun te 'ntallià!"
Il mio amico siculo mi guardò interdetto, come per dire: "Che lingua è?"
"Cos'hai detto?" chiese.
"Oh santo cielo Riccardo, non restare lì fermo come una statua e vai da lei! Non vuoi diventare timido adesso, vero?"
"No, grazie! Ci sono già due ragazze timide!"
"Avanti Mr Bean, ora vai!"
"AI TTUOI ORDINI, PICCOLA FRANCESCA!" mi disse prima di andare via.
Io mi dileguai: era un momento tra lui e Jasmine e non dovevo fare la spettatrice!
Mentre tornavo a casa, però, vidi una figura per terra, m'inginocchiai e riconobbi Gabriele. Sembrava quasi ubriaco, ma non lo era.
"Gabriele! Oh santo cielo, che ti è successo?"
Mi avvicinai di più a lui e lo guardai: aveva il viso rosso, ma la sua voce mi fece capire che il suo malessere non dipendeva da un cunsumo eccessivo di alcool.
"Gabriele, vuoi dirmi cosa ti succede?"
"F-Francesca!"
Lui si portò una mano davanti alla bocca e io compresi cosa stava per fare.
"No! Resisti ancora un po'!"
Lo feci alzare e lo portai in un punto dove c'erano solo erbacce.
"Okay, qui va bene" dissi.
Stavolta ero io a tenere una mano sulla sua fronte mentre lui sussultava e respirava affannosamente.
"Tranquillo, sta tranquillo."
"C-come fai ad occuparti ancora d-di me?" balbettò lui.
Non potevo rispondere. Non potevo dirgli che lo amavo, sarebbe stato troppo doloroso.
Lo aiutai semplicemente a pulirsi la bocca e la risposta arrivò poco dopo.
"Non importa! Piuttosto: stai meglio adesso?"
"Sì... forse... forse io..."
Lui crollò sulla mia spalla e dovetti afferrarlo prima che cadesse.
Jasmine's Pov
Francesca era andata via da un po' quando sentii una mano posarsi sulla mia spalla. Quella, però, era la mano di un uomo, me lo sentivo.
Aprii gli occhi e vidi il volto di Riccardo a pochi centimetri dal mio.
"R-Riccardo... io n-non..."
"Sta tranquilla Jasmine, tranquilla! E... tanti auguri!"
Mi diede un bacio sulla guancia e io arrossii all'istante.
"Dammi la mano" disse con un sorriso.
Gli tesi la mano destra e lui, con una penna, mi scrisse: "Ti amo".
"Ma cosa... Io non credevo..."
"Tieni" disse passandomi la penna. "Se lo desideri potrai rispondermi nello stesso modo."
Mi tese la mano e io scrissi: "Anche io."
Unimmo le mani con i segni dell'amore e ci baciammo. Quelle scritte, purtroppo, non sarebbero durate a lungo, ma non avremmo mai più dimenticato quel giorno.
"Dovrei ringraziare la nostra amica che fa da Cupido per questo!" gli dissi.
"Ovvio che dovremmo! E non mi sono nemmeno int... accidenti, come aveva detto lei?"
Avevo capito cosa intendeva!
"'Ntalliato, vuol dire che non ti sei bloccato! Ma questo avrei dovuto dirlo io!"
Scoppiammo a ridere, ma di colpo mi venne in mente una cosa: Francesca aveva pensato a noi, è vero, ma non a se stessa!
Francesca's Pov
"Gabriele! Oh santo cielo, Gabriele, fatti forza, alzati!"
Lui aveva perso i sensi e io non sapevo che fare.
Lo trascinai un po' più in là e lo feci sdraiare. Mi avvicinai a lui e gli feci la respirazione bocca a bocca.
Lui iniziò a reagire e io tirai un sospiro di sollievo.
"È... è già la seconda volta... perché tu sei così coraggiosa e io non faccio altro che ferirti?"

Innamorata del mio fratello del cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora