Capitolo 133: È pur sempre mio padre!

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Francesca's Pov
Mi fecero uscire dalla stanza per visitare mio padre... sì, mio padre! Non valeva la pena di continuare a mantenere le distanze in una situazione come quella. Ero e sono orgogliosa, ma di sicuro non fino a questo punto.
Camminavo ad occhi chiusi, non avevo la forza di guardare dove andavo, e barcollavo continuamente. Mi sentii afferrare per un braccio e condurre non so dove. Quando capii che quella persona mi stava portando verso una sedia aprii gli occhi e mi ritrovai a pochi contimetri dal volto gentile di Gabriele che, vedendomi quasi priva di forze, dopo avermi fatta accomodare su quella sedia di plastica, mi prese il viso tra le mani e mi accarezzò teneramente le guance fradice a causa delle lacrime che, imperterrite, continuavano a scendere senza che io potessi fare nulla per impedire loro di farlo.
"Coraggio, amore mio! I medici non si sono ancora pronunciati, non è detto che sia qualcosa di grave" mi disse.
"Lo so... ma... ecco, lui è stato davvero un uomo terribile, ma è pur sempre mio padre! Non posso lasciarlo andare via così e mi sento così egoista all'idea di averlo allontanato per tutto questo tempo! Avrei potuto chiedergli perché si era comportato in quel modo, avrei potuto dirgli che nonostante tutto gli volevo bene, ma io non l'ho fatto, io non l'ho fatto!"
"Sai che risposta avresti ricevuto se gli avessi detto cose così belle, Francesca? Uno schiaffo... ammesso che ti fosse andata bene. Tua madre ha rischiato la vita per lui, e tu lo sai bene. Non dovresti tormentarti così tanto, tesoro!"
Lui continuò ad accarezzarmi il viso fino a quando non mi addormentai sulla sua spalla, come se fossi stata la sua bambina...
Quando mi svegliai sentii il rumore dei passi di qualcuno. Aprii gli occhi e vidi un medico. Speravo fosse il medico che si occupava di mio padre, avevo bisogno di sapere qual era il suo stato di salute, se era ancora vivo oppure no... Volevo saperlo!
"Dottore. Come sta mio padre?"
Glielo chiesi con un filo di voce, stringendo forte la mano del mio ragazzo.
"Purtroppo ha perso molto sangue. Possiamo ancora salvarlo, ma ha bisogno di una trasfusione." mi rispose il medico aggrottando la fronte.
"Ha il gruppo sanguigno 0 negativo?" chiesi.
Vidi il dottore annuire e mi alzai di scatto.
"Glielo darò io il sangue" dissi senza neanche pensare.
"Francesca, non puoi farlo, aspetti un bambino!" mi disse Gabriele.
In quel momento sentii il mondo crollarmi addosso. Non potevo ammazzare il mio bambino, ma se non fossi stata capace di salvare mio padre come avrei dovuto reagire?
"Dio mio! Come faccio?" chiesi scoppiando di nuovo a piangere e stringendomi forte il viso tra le mani. In quel momento sentivo dolore, troppo dolore per non esprimerlo graffiandomi la faccia. Gabriele mi bloccò non appena si accorse di quello che avevo intenzione di fare.
"Come faccio? Come faccio?" ripetei di nuovo tra le lacrime.
"Non è tutto perduto, tesoro" mi disse Erica avvicinandosi a me e sfiorando il mio viso con una mano. "Io ho lo stesso gruppo sanguigno tuo e di tuo padre. Glielo darò io il sangue, chiaro?"
Istintivamente l'abbracciai forte e sorrisi.
"Sei una santa, Erica!" dissi.
"Tranquilla, non è niente" mi disse lei. "Prego dottore. Proceda pure!"
La vidi entrare nello studio di quel dottore e strinsi la mano di Gabriele.
"Tesoro, sei pallida! Vuoi qualcosa?" chiese.
"Non riesco a mandare giù niente..." dissi singhiozzando.
"Lo so piccola, ma di questo passo ti sentirai male... e non solo tu."
Alla fine annuii ed accettai che lui mi prendesse qualcosa.
"Secondo me dovresti farti visitare, tesoro mio... sei pallida e ho paura che..."
...Tu possa svenire... forse era questo il suo pensiero e si realizzò solo un attimo dopo.
Gabriele's Pov
Vidi Francesca crollare e i miei timori si realizzarono.
"Francesca! Francesca! Piccola, reagisci, ti prego" le dissi.
Lei non mi rispondeva, quindi la presi in braccio e cercai aiuto. Fu proprio mio padre a vedermi.
Mi portò nel suo studio e fece sdraiare la mia ragazza sul letto.
"Ne approfitterò per controllare lo stato del bambino." mi disse. "Ma comunque stai tranquillo, non sembra esserci nulla di grave."
La visita fu molto meticolosa e alla fine mio padre mi disse: "Tranquillo, è tutto okay. I capogiri sono normali nello stato in cui è Francesca e lo stress li provoca più facilmente. Il bambino... o meglio: la bambina, sta bene. Anzi, sta benissimo, e dato tutto quello che ha passato sua madre, de dire che ha una forza a dir poco sorprendente..."
La mia ragazza era ormai al quarto mese ed io ero felice che stesse per nascere una bambina. Faceva freddo, ma sapere che la creatura che io e il mio amore avevamo concepito era perfettamente sana riscaldò il mio cuore a tal punto da trasmettermi calore anche fisicamente.
Vidi la ragazza sdraiata su quel letto aprire lentamente gli occhi e sorrisi.
"Ho una cosa da darti, principessa!" le dissi accarezzandole il viso morbido.
"Di che si tratta?" chiese.
Le misi tra le mani l'ecografia e la osservai mentre la guardava con quegli occhi dolci e sognanti che le appartenevano da quando l'avevo incontrata la prima volta, su quella spiaggia.
"La sai una cosa? Questa" disse stringendo la piccola foto di quella che, un giorno, sarebbe diventata la figlia che avevamo concepito con amore, "mi dà molte speranze."
"Anche a me ne dà molte. Spero in un futuro migliore, felice e senza troppi problemi, perché tu lo meriti dopo tutto quello che hai passato, piccola Francesca." le dissi, e la vidi arrossire come una bambina. Il suo lato innocente da bambina la rendeva talmente bella e pura che quasi mi sentivo in colpa al pensiero che qualcuno, tempo addietro, aveva sporcato la sua faccia con qualcosa di più crudele di una carezza. Lui si era pentito, ma io mi sentivo in colpa, perché quell'uomo non avrebbe mai dovuto colpirla, esattamente quanto a me sarebbe spettato il compito di proteggerla da lui e da qualunque altra persona che volesse ferirla.
Una delle speranze che aveva Francesca e che, in fondo, nutrivo anch'io, si realizzò proprio quella sera, quando mio padre le permise di rialzarsi perché aveva recuperato una sufficiente stabilità fisica dopo quell'improvviso capogiro. Uscendo dallo studio di mio padre incrociammo mia madre che ci fermò per darci una notizia a dir poco meravigliosa, nella quale, dopo le parole del medico che aveva parlato dello stato di Santiago, non speravamo più... o almeno ero io a non sperarci.
"Ragazzi, buone notizie! Santiago si è appena ripreso!"

Innamorata del mio fratello del cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora