Capitolo 5

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Lo studio del dottore è una stanza al pian terreno di un palazzo. Uno dei pochi che è scampato alla distruzione della guerra nel terzo distretto. Seduti sul divanetto della sala d'aspetto Soru mi poggia una mano sulla coscia. "Vedrai che sarà una cosa veloce. Finirà in cinque minuti e poi stasera ti porto a vedere i fuochi d'artificio."

Senza rispondere lascio scorrere lo sguardo sulla sala d'aspetto per distrarmi. L'infermiera dietro al bancone scrive qualcosa su un'agenda. Seduti ad aspettare ci sono solo un anziano signore con il cappello tra le mani, un ragazzo della nostra età che accompagna la sorellina; una bambina di cinque o sei anni che ha un braccio ingessato. Non li conosco. Nessuno alza la voce per fare due chiacchiere. Nella sala d'attesa si sente solo il ronzio del ventilatore al soffitto. Soru mi sorride tranquillo. Vorrei resistere, affondato nel divanetto e nella preoccupazione, tenere il broncio e mostrargli chiaramente che vorrei essere da tutt'altra parte ma mi viene da sorridergli a mia volta. Lui riesce a sempre a tirare fuori la parte più solare di me. La verità è che se lui mi prende per mano, mi lascerei portare persino nelle lande polverose dell'inferno, dove i morti, dimenticati dai vivi che non offrono più oblazioni per loro, mangiano la terra consumati dalla disperazione. In fondo, dev'essere un posto non troppo diverso da qui. Se solo lui mi sorride...

"Axaras Dobran!" Sentire il mio nome completo gracchiato attraverso l'alto parlante mi fa trasalire. Solo mia madre mi chiamava così e solo quando era arrabbiata.

Soru si alza con me. "Vuoi che venga dentro a tenerti la mano?"

Per un attimo sono tentato di dire sì, appena prima di rendermi conto di quanto sarebbe stupido e infantile.

"Torno tra cinque minuti."

Il dottor Karnak mi conosce. È un egiziano sui cinquant'anni con un'incipiente calvizie e occhialini rotondi.

"Sei attivo sessualmente, figliolo. Pensavo che dopo l'altra volta non ti avrei più rivisto. Dovresti imparare a usare delle precauzioni."

L'altra volta che sono venuto, intuendo la mia fobia, il dottore mi ha intrattenuto con la storia della sua vita. Mi ha raccontato di come dopo la morte di sua moglie si è trasferito ad Alchera. All'epoca il terzo distretto pulsava di vita. Era un bel posto dove vivere. Mentre Karnak prepara la fialetta mi racconta per l'ennesima volta di quanto un tempo gli piaceva passeggiare nei giardini delle ziggurat ornate di fiori sui gradoni, mi parla dei giardini del palazzo reale che all'epoca erano aperti al pubblico. Sono troppo agitato per prestare attenzione alle sue chiacchiere.

"Senta Doc, non è che potrebbe metterci dentro un antidolorifico? Oggi i muscoli mi mandano delle fitte che mi fanno impazzire."

Il dottor Karnak mi guarda da sopra le lenti rotonde.

"Qui dentro, no di certo. Potrei fartene un'altra, se vuoi. Ti costerà cinquanta denari in più."

Due iniezioni? Al pensiero ho un tremito involontario. Non se ne parla nemmeno. E poi costa. Il tutto mi costerebbe più di metà dell'extra che mi ha dato Jonath e non ne vale la pena. Anzi è per quello, mica perché sono un coniglio.

"Allora lasciamo perdere."

Per il dottore non fa differenza. Rimette il cappuccio alla siringa che ormai è pronta e mi fa cenno di salire sul lettino. Intanto lui si gira di nuovo verso il carrello per prendere cotone e alcol. Rassegnato mi stendo sul lettino di ferro e mi tiro giù i pantaloni.

"Lo faccia, dottore. Pago io."

Non lo avevo sentito entrare. Soru si avvicina al lettino e mi prende la mano. Non si lascia intimidire dal mio sguardo torvo, anzi sorride serafico e me la stringe di più. "Dopo starai meglio." Dice a mo' di scuse e fa un cenno con la testa al dottore dietro di me. Segue con gli occhi il dottore che armeggia per preparare la seconda siringa. "Prima l'antidolorifico." Gli dice poi si china all'altezza della mia faccia e mi sussurra: "Così sentirai meno l'altra." Ho fatto male a parlargli della mia fobia e di quanto mi avesse fatto male l'iniezione la prima volta che ho dovuto farla. Sono così arrabbiato con lui in questo momento che non riesco a spiccicare parola. Soru si alza e mi poggia una mano sulla testa. Fa un altro cenno al dottore e subito sento il batuffolo intriso di alcol che mi sfrega sulla in alto sulla chiappa sinistra. È fresco. Il mio cuore accelera ogni minuto che passa e appena sento che smette di sfregarmi la pelle, mi finisce a rombare dentro le orecchie, mentre la vista comincia ad appannarsi e strane figure di luce mi danzano davanti agli occhi. La mano di Soru che mi sposta i capelli dall'orecchio mi riporta indietro nella stanza che sa di disinfettante, dove non ci sono luci strane, a parte i raggi del sole che flitrano obliqui dalle persiane. Con l'altra mi accarezza il palmo della mano, ma non la sento quasi, perché è tutto sudato.

Alcherian Boys --(Distopico, Sci-fi, Gay, R-17)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora