Senza aspettare la risposta, Dimash si gira di nuovo e prosegue lungo il corridoio buio, fino a una porta aperta, dove gira a destra. Quando entro anch'io noto due cose: il sole, che filtra dalla finestra in alto inondando la stanza di luce naturale e i tre uomini che mi hanno comprato qualche notte fa, due di loro sono seduti intorno al tavolo quadrato di ferro, mentre Jonath è in piedi, appoggia la schiena contro il ripiano di quella che è una specie di cucina, con del mobilio di fattura semplice e lineare per tagliare e due lavandini. In un angolo, dall'altro lato, c'è un bidone mezzo arrugginito è stato tagliato per ricavarci un forno. Vedendoci entrare si mettono a gridare tutti insieme.
"Guarda chi si vede!" dice il tizio dal capo rasato. Sorride e mi fa un cenno della testa.
"Sul serio? Capitano, non ti puoi fidare di quello, avevi detto che... !"
Il soldato con gli occhiali e i capelli neri, quello impacciato che non sapeva da che parte prendermi, sta protestando. Non ci credo.
"Jacob, ma che vuoi?" lo provoca il pelato. Dimash si gira per andarsene, facendomi sprofondare il cuore nel petto. Ho un attacco di panico all'improvviso; non voglio essere lasciato da solo con loro.
"Silenzio! Dima, aspetta."
Quando finalmente Jonath apre bocca si zittiscono tutti. Dimash che è già sulla soglia aspetta che lo raggiunga. Lo guarda battendo le ciglia, immagino con fastidio. Jonath allunga le braccia verso di lui, gli passa le dita dietro la nuca e attirandolo con forza contro di sé, gli bacia la fronte, prima di lasciarlo andare.
"Ma che ca-"
"Grazie." scandisce, sorridendo.
L'altro reagisce con un grugnito animale, si volta e in fretta sparisce oltre la soglia. Jonath gli corre dietro, dopo avermi strizzato l'occhio e sussurrato un rapido "Benvenuto."
Deglutisco, sentendomi due paia di occhi puntati addosso. La cucina è immersa in un silenzio innaturale perciò sentiamo chiaramente la voce di Jonath da lontano.
"Non fare così. Era uno scherzo. Dai, Dima."
"Smettila di seguirmi, Capitano!"
"Ah, vuoi che la smetta? Non dicevi così ieri sera, quando,"
Rimbombando nel corridoio, le voci svaniscono del tutto. Siamo soli. Jacob sbuffa dal naso e si rimette a fare quello che stava facendo prima, ovvero pulire con uno straccio i pezzi della pistola smontata sul tavolo. L'altro ragazzo, quello con la testa rasata, che mentre mi scopava ridacchiava nervosamente, si alza in piedi. Con fare amichevole mi tende la mano.
"Sono Mirza." gliela stringo e il suo sorriso diventa più vero.
"Axer, tanto piacere."
"E lui è Jacob. Ti do ufficialmente il benvenuto nella squadra. Io sono il secondo in comando, significa che quando non c'è il Capitano faccio le sue veci."
"Che... cosa fai?" domando, confuso.
Mirza scoppia a ridere. Ha una risata gioviale, simpatica, che mi mette a mio agio, nonostante tutto. Il suo accento straniero è tanto forte da farlo sembrare il personaggio matto di uno dei libri di Shereen però il suo alcheriano è perfetto, anche meglio del mio, credo.
"Niente, niente. Dicevo solo che se ti serve qualcosa puoi chiederla a me. Jacob? È uno schizzinoso," mi afferra cingendomi le spalle con un braccio e mi sussura all'orecchio. "e ad essere sinceri, non credo che tu gli piaccia tanto. Cerca di non stargli tra i piedi, se ci riesci."
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Alcherian Boys --(Distopico, Sci-fi, Gay, R-17)
AdventureAxer, appena diciottenne, vive con Sorush, il suo migliore amico, per cui ha una cotta segreta. Si prostituisce per mantenere entrambi e deve guadagnare abbastanza soldi per il passaporto che gli permetterà di entrare nei distretti alti e cominciar...