Capitolo 59

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[...] Soru ansima forte, nasconde il naso sotto il suo braccio. Il generale non sembra impressionato allo stesso modo. Il volto dalle linee dure esprime tristezza, più che altro.

"Axaras..." scandisce, guardandomi in cagnesco "avevo un figlio con lo stesso nome."

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"Non mi interessa."

Prima che riesca a battere le ciglia, estraggo la pistola e gliela punto addosso. Mi dispiace che anche Soru possa sentirsi minacciato, ma purtroppo sta abbracciato al generale ed è inevitabile. Raphael si stacca da lui, si schiarisce la voce e solleva lentamente le braccia in segno di resa. Poi lancia un'occhiata fugace alla finestra alla sua sinistra.

"Adesso mi alzerò in piedi." scandisce piano "E abbasserò le braccia, perché i miei uomini là fuori non possono vedermi così. Correrebbero qui e aprirebbero il fuoco senza pensarci. Hai capito?"

"I tuoi tirapiedi," sibilo "possono anche venirmi addosso tutti insieme. Li ammazzo uno ad uno, come mosche. Ti assicuro che ne sono capace."

Soru sussulta dalla sua posizione accucciata, mentre il generale fa una smorfia, niente affatto sconcertato dalla rivelazione.

"Non ne dubito. È per loro che mi preoccupo."

"Ma che carino..."

Il generale mostra un cipiglio severo. "Eseguono gli ordini e basta. Anche tu sei un soldato." Mi squadra dalla testa ai piedi. "Ti piacerebbe morire per un errore di giudizio del tuo capitano giudeo?"

Mi ha colto di sorpresa. A pensarci bene, non mi sono mai fermato a considerare lucidamente che Jonath un giorno o l'altro potrebbe anche darmi un ordine che non mi piacerà. Non ho pensato che, come i soldati che si aggirano per l'edificio qui dentro, una sua decisione possa farmi finire ammazzato. Sono un clone, merce preziosa, e i giudei promettono di riportarmi in vita in un nuovo corpo, se dovesse succedere, perciò, penso rinsaldando la presa sulla pistola, forse il ragionamento del generale non si applica a me.

Soru è scivolato all'indietro e ora è seduto contro il muro e ci guarda. Anzi, guarda me. Ha gli occhi sbarrati, è inorridito. Non dal mio nemico. Da me.

"Ti prego, ragiona." dice il generale, facendo leva su un ginocchio per alzarsi in piedi. Se lo lascio fare, è perché c'è Soru, tuttavia, non smetto di tenerlo sotto tiro. Tutto ciò che ho fatto per ritrovarlo, sarebbe stato inutile, e stupido, se finisse vittima di una pallottola vagante.

"Hai detto che tua madre è Irina Dobran."

Il generale ora mi guarda circa dalla mia stessa altezza, ha un'espressione seria e dura ma non fa il gesto di estrarre la pistola e tiene le mani bene in vista, davanti al corpo in posizione di riposo.

"È così."

"La conoscevo molto bene. E cosa sai di tuo padre?" domanda, spingendo il mento in avanti.

"Era un bastardo ubriacone che se n'è andato quando ero piccolo, lasciandoci nella merda fino al collo. Adesso basta con le domande!"

Per un istante mi pare di vederlo spalancare gli occhi, ma torna subito normale. Annuisce gravemente, sembra riflettere tra sé e giungere a una conclusione.

"Capisco." dice scrutandomi "E ora sei un clone giudeo."

Stavolta è il mio turno di annuire. Lui scuote la testa, solleva le spalle. La maschera dura si scioglie in un'espressione sconsolata, che poi diventa un sorriso mesto, quando rialza gli occhi nei miei.

"Che scherzo del destino. Tutto ciò che ho fatto... era per... Quindi i giudei ti hanno trovato e ti hanno arruolato." prosegue lui, e poi geme: "Oh, Irina..." scuote forte la testa. "Cosa ti hanno promesso in cambio?" domanda, apparentemente interessato.

"Non sono fatti tuoi." sbotto. "E smettila di nominare mia madre! Anche se la conoscevi non me ne frega niente!"

Il braccio che regge l'arma comincia a pesare e farmi male. Lui se ne accorge. Accenna alla pistola con lo sguardo.

"Ti consiglio di riposarti, ragazzo. Una mano tremula può essere pericolosa, specialmente se i miei uomini scoprono che mi stai minacciando."

Sospiro forte, ma seguendo il suo consiglio, rinfodero la pistola. Raphael sorride. Gli si formano delle rughe d'espressione ai lati della bocca.

"Così stiamo soltanto parlando." approva sollevato "Nessuno può impedirmi di chiacchierare, nemmeno se il mio interlocutore è un soldato giudeo."

"Le due nazioni non sono in guerra." puntualizzo "Al momento."

Lui annuisce, arricciando le labbra. Senza interrompere il contatto visivo con me, tende un braccio a Soru, che tituba e aspetta un mio cenno prima di aggrapparvisi e tirarsi in piedi.

"E tu ti senti ancora più Alcheriano che Giudeo."

Il generale sorride.

"È un delitto?"

"Al contrario. Ne sono felice."

La sua testa compie un mezzo giro e si piega lievemente in avanti, come se mi facesse l'inchino, ma senza coinvolgere la schiena. La mia smorfia esprime tutta l'indifferenza di cui sono capace. Si guarda intorno, rendendomi più consapevole dei soldati che sciamano dentro e fuori dal cortile al corridoio mentre parliamo. Sento i loro passi su e giù per le scalinate.

"Come dicevo, conoscevo bene tua madre Irina e se mi concederai un secondo incontro, potresti scoprire cose molto interessanti sul tuo conto."

"Dovrei venire a trovarti a casa?" sputo con astio e incredulità, incrociando le braccia al petto "Scordatelo. Hai appena ammazzato un mio amico e la sua famiglia, hai violato la sua casa, la sua stanza da letto, fatto fuori della gente innocente. Credi che basti gettare l'amo ed io abbocchi come un pesce?"

"Neanche se ti dicessi che ciò che ho da dirti è vitale per il tuo futuro e quello della nostra patria? Deve pur importarti di qualcosa."

Sposto gli occhi al ragazzo vestito con la tunica elegante e agghindato di gioielli, che scuro in viso attende in piedi che finiamo di parlare.

"Mi importava di lui. Ma adesso non conta più."

Raphael si gira a guardare Soru, che si fa paonazzo e tenta di controllare il tremore che lo scuote da dentro. Io torno a fissare il generale, perché non sopporto di vederlo imbarazzato e umiliato. So che gli pesa quello che sto dicendo, ma non sono più sicuro che sia per il motivo giusto.

"Tua madre ti ha raccontato un sacco di bugie riguardo alla tua nascita. Se ci pensi bene, te ne renderai conto. Un ubriacone? Sparito nel nulla? Credi davvero che sia andata così? Non hai pensato, neanche per momento, che forse tuo padre si è allontanato da voi perché voleva proteggerti?"

All'improvviso, senza volerlo, sento pungere gli angoli degli occhi. Ma che ne sa della mia vita? Cosa vuole da me questo tizio? Perché non tenta di uccidermi e invece continua a battere il chiodo sulla storia di mia madre? Ho capito. Irina era molto socievole. Prima della mia nascita, viveva in questo distretto e aveva tanti amici. Conosceva Tamaar, e a quanto pare anche lui. Ma io non c'entro niente. Era la sua vita, non la mia. E adesso lei è morta. Non voglio stare ad ascoltare questo stronzo che infanga la sua memoria.

"Ti contatterò io."

"No... ti lascio andare perché non voglio farlo davanti al tuo schiavo," accenno a Soru, che mi fissa a occhi spalancati "ma se ti incontro un'altra volta, che tu sia un governativo, un generale o persino Marduk in persona, ti ammazzo come un cane. È una promessa."

Lui incurva un sopracciglio. Alle sue spalle, in lontananza, metto a fuoco il braccio di Yashal che scivolando inerme sulle lenzuola di seta va a penzolare dal lato del letto.

"Mhph!" grugnisce Raphael, mi spinge di lato con una spallata e scuotendo la testa esce dalla stanza battendo i tacchi degli scarponi.

"Soru, tra dieci minuti alla jeep."

Sentiamo la sua voce dalle scale, poi ci lascia soli.

Alcherian Boys --(Distopico, Sci-fi, Gay, R-17)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora