Capitolo 98

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Tornando dentro, mi guardo intorno tentando di localizzare Kain, che si suppone sia il mio schiavo per stasera e non lo trovo. Il valletto che mi precede cammina rapido e devo tenere il passo, perciò non ho molto tempo per farlo. Dalle parti del buffet, la signora Moshali, che sta chiacchierando con Mirza, si gira e mi chiama.

"Signor Dobran, aspetta, volevo presentarti..."

"Ehm, devo... andare adesso." la blocco, indicando con gli occhi la schiena del valletto impettito, che non si ferma nemmeno sentendomi farfugliare: "Torno subito".

Con la coda dell'occhio scorgo Mirza che affila lo sguardo, nasconde una smorfia dietro al sorriso che subito dopo rivolge alla signora che gli sta parlando, tuttavia mi sento i suoi occhi addosso fino a quando giro l'angolo.

Il corridoio in cui mi ritrovo non è meno maestoso della sala dei ricevimenti e le statue di bronzo degli dei, poste sui loro piedistalli davanti alle porte che vi si susseguono, sono le responsabili dell'atmosfera tesa che vi si respira.

Non posso rilassarmi, sotto l'occhiata fiera del potente Marduk dalla lunga barba, con le mani poggiate sull'elsa della spada conficcata ai suoi piedi. Il suo copricapo con le piume ha un aspetto molto più dignitoso del mio. Il valletto avanza oltre. Passa davanti al toro bianco, scolpito nell'atto di caricare, poi sotto la statua di Ishtar, nuda e con le ali, che sorride benevola mostrando il bastone e il cerchio che tiene in mano.

Il valletto si ferma dove c'è la serpe marina, Tiamath; le sue spire si arrotolano sul capitello come a marcare il territorio e gli occhi fiammeggianti minacciano chiunque osi sfidarla. Con il cuore che galoppa, mi capita di pensare che la sua immagine rispecchi quella di Raphael nella mia mente. Sto per incontrarlo. E grazie all'ostilità dello sciamano mi ricordo tutto di lui.

Mentre il valletto si avvicina alla porta, tento di mettermi in contatto con Yumireu. Mi concentro per evocare la savana e per un istante riesco a entrare, intravedo l'altare che ha preso il posto del falò, sotto le stelle, il corpo senza vita del Presidente Colonnello che vi è steso sopra. Lo sciamano nubiano seduto sotto il baniano, solleva i suoi occhi velati di lacrime, mi vede. Con una lieve contrazione dei muscoli della faccia, genera l'onda d'urto che mi investe, buttandomi fuori.

«Mireu, Olivia.» li chiamo allora, concentrandomi più che posso, ma non sento niente. La porta dello studio si è aperta e il valletto, rimasto educatamente in piedi sulla soglia, mi invita a entrare.

"Aspetti qui, la prego. Lo Scià sarà da lei a momenti."

Di libri e statue potrei parlare all'infinito, se abitassi in questo posto. Conoscerei a menadito le storie degli dei, penso guardando in giro. Sono solo, sia nella stanza sia nella mia testa, e dato che non lo sarò ancora per molto, ne approfitto per calmarmi senza pensare a niente. Forse così riuscirò a contattare gli altri cloni.

"Benvenuto, Axaras." Sento una voce alle mie spalle, che mi fa sussultare. Quando mi giro, a malapena riconosco Raphael. Porta in tesa un vaso rovesciato così sontuoso eppure così simile al mio che ora capisco perché Alinai abbia insistito tanto per farmelo fare. Indossa una tunica color porpora e ci ha drappeggiato sopra uno scialle di un rosso più chiaro con frange dorate. Alla faccia di quello che sosteneva la signora del negozio sui colori giudei, penso.

"Grazie di aver accettato il mio invito."

Raphael stira le labbra in un sorriso sotto i baffi folti. Gli occhi, simili ai miei ma scuri, si increspano agli angoli mentre mi passa davanti e va a occupare la propria sedia dietro la scrivania di legno massiccio.

"Ti prego, non restare in piedi."

Sento il tonfo della porta che si richiude e mi volto per assicurarmi che il valletto sia rimasto fuori. Lo Scià, con un gesto della mano mi invita a prendere posto sulla poltrona davanti alla sua scrivania.

Alcherian Boys --(Distopico, Sci-fi, Gay, R-17)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora