Capitolo 47

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Yumireu si avvicina al finestrone per osservare il palco di sotto, dove gli addetti stanno trascinando via la sagoma sforacchiata e Alinai sta dicendo qualcosa al microfono. Lo vedo premere un pulsante sotto il davanzale e all'improvviso il salotto viene invaso dai rumori del locale. La voce della ragazza che incita gli avventori ad applaudire è allegra.

"Avete avuto un assaggio di ciò che sa fare Kain con la pistola."

Sorride al ragazzo in piedi accanto a lei, che finora è stato educatamente fermo, con le mani intrecciate davanti a sé e ricambiando il sorriso fa un passo avanti. Alinai gli prende una mano e la stringe, prima di continuare.

"Stasera avete anche già assistito a dei trucchi speciali. Soltanto al Serif vedrete una cosa del genere, ve lo assicuro. Come dicevo," prende fiato, sollevando le loro mani unite. Il ragazzo si guarda intorno. "ora sapete che Kain non sbaglia un colpo, ha una mira infallibile! Ma come se la caverà col nostro mago? Gli darà del filo da torcere?"

Dalla folla si leva un brusio che copre quasi la musica. Yumireu tira fuori dalla tasca dei pantaloni una mascherina nera, di quelle che celano parte del volto, con le fessure per gli occhi coperte da una rete scura. La indossa ed è già sulla porta quando si gira verso di noi.

"Si va in scena." Ammicca "Non voglio fare aspettare i miei fan."

Appena esce, dalla soglia si affaccia l'uomo col collare di borchie.

"Venite." Ci fa un cenno con la testa "Vi faccio passare dal retro."

Qualcosa mi dice che non siamo più i benvenuti. L'uomo pare contento di sbarazzarsi di noi, perché ci guida rapidamente giù per le scale e ci saluta con un gran sorriso richiudendo la porta antincendio dopo averci fatti uscire nel vicolo.

"Riportami a casa." Ordina Yashal senza guardarmi in faccia e si dirige a passo sicuro al parcheggio dove abbiamo lasciato la moto.

"Senti," comincio, srotolando la catena per rimetterla nel baule "mi dispiace per prima. Davvero."

Lui rotea gli occhi, ma se vuole un passaggio, non può fare altro che ingoiare il rospo.

"Ho capito." Sbuffa montando in sella dietro di me e sotto il rombo del motore lo sento borbottare: "Come se me ne importasse qualcosa."

Non mi stringe con le braccia come all'andata ma deve tenersi saldo sulla maniglia dietro. Un po' mi dispiace anche se penso di meritarmi la sua freddezza. Ho l'impressione di percepire non i suoi pensieri, ma lo stato fisico del suo corpo, che deve essere esausto. Certo che ha un carattere rancoroso. Mi sono scusato ben tre volte e non è servito a niente. Svoltando tra i vicoli bui e deserti, ripeto a me stesso che non posso fare altro. Arrivati alla casa dei gelsomini, tengo ferma la moto per lasciarlo scendere e noto che si è bloccato, ha irrigidito la schiena dopo aver visto qualcosa in cima alle scale. L'ombra di uno zuccone in lontananza. Alzo lo sguardo anch'io, su Tamaar, che scende i gradini per venirci incontro e quando si trova faccia a faccia con suo figlio sibila:

"Dove siete stati? Cosa ci fate insieme?"

Lui deglutisce. È ancora buio pesto nella piazza del mercato. Le persone che lavoravano e facevano affari quando sono arrivato devono essere andate a dormire. Ci sono soltanto alcuni banchi coperti da teli di plastica, troppo pesanti da smontare per poi doverli rimontare tra qualche ora. Yashal comunque si accerta che non ci sia nessuno in giro prima di replicare.

"Madre..."

"Silenzio! Proprio stanotte," gli occhi verdi della signora scintillano tra le ombre, quando li sposta su di me "lo avete fatto?"

Alcherian Boys --(Distopico, Sci-fi, Gay, R-17)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora