Capitolo 108

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"Axer..." mi sento chiamare da lontano e credo di riconoscere la voce, o forse è solo uno scherzo della mente, perché è l'unica che desidero sentire. Eppure, le altre volte che mi sono risvegliato come clone non sapevo chi ero. C'era uno spazio di buio e incertezza, che perdurava anche dopo che aprivo gli occhi, era come attraversare un tunnel dove ti cancellano la memoria per poi riemergere dall'altra parte confuso e agitato.

Stavolta no.

Ho riconosciuto subito la voce di Dimash e non ho bisogno di chiedermi il perché delle sensazioni che mi provoca. Sollievo, prima di tutto e poi, sbatto le palpebre. C'è del brusio intorno a me, devo trovarmi in una stanza con altre persone e devo essere steso da qualche parte, perché ho la schiena sul morbido, dalla fessura tra le ciglia pesanti intravedo una testiera di ferro. C'è un laccio di cuoio che mi penzola sulla faccia, facendomi il solletico e quando metto a fuoco, vedo che appartiene alla maschera antigas, appesa sul pomello.

"Axer, sei sveglio." dice lo zingaro entrando nel mio campo visivo. Faccio in tempo a registrare la pura felicità di vedermi sulla sua faccia, prima che si adombri nel dubbio. "Come ti senti?"

"Dima..." sorrido, mio malgrado perché non so che cazzo ci faccia qui, ma sono contento che ci sia. "Bastardo maledetto."

Spalanca gli occhi e per un attimo trattiene il respiro. Deve essere consapevole che lo odio per avermi abbandonato in mezzo a una sparatoria. Penso che stia per dirmi qualcosa, invece si mette a ridere e si gira indietro.

"È a posto anche lui."

Tante voci intorno a noi, esclamazioni, qualcuno batte le mani. Non è che sono finito all'inferno? C'è troppa luce qui per essere nelle lande polverose del non ritorno e troppa allegria per i miei gusti, a dire il vero.

"Ahia!"

Quando provo a sollevarmi dal materasso un dolore acuto al petto mi sorprende, facendomi ricadere giù. Dimash scatta di nuovo al mio fianco.

"Le ferite ti fanno male? Dico a Mirza di darti altra morfina."

Morfina... ecco perché mi sento così stordito.

"No..." mugugno "ce la faccio."

Cazzate, ho un fuoco liquido nel petto, ogni volta che provo a muovermi devo strizzare gli occhi per il dolore. A fatica mi tiro su dalla posizione sdraiata, puntellandomi sul gomito per vedere che sta succedendo. Non è l'inferno, è una camerata ampia e luminosa, con i letti in fila. Seduto su quello di fronte al mio, c'è Soru. Chiacchiera tranquillo con il soldato Vikander, che nonostante l'uniforme sporca di sangue, è in piedi al suo capezzale. Ha posato il fucile nell'angolo contro il muro e gli poggia una mano sulla spalla con fare protettivo. Sul letto di fianco c'è Yashal, è lui che batteva le mani. Anche Olivia è sveglia; indossa una tunica semplice, come quelle dell'ospedale, e siede a gambe incrociate al lato del letto di Yashal. Guardo in basso. Anche a me e gli altri hanno fatto indossare lo stesso indumento. Sul letto di Yumireu, che sta ancora dormendo, sono appollaiati Kain e Alinai. Il sordo ha i capelli scompigliati e i vestiti sporchi ma sembra tutto intero. Ha fatto accomodare la ragazza nello spazio tra le proprie gambe e la abbraccia da dietro. Quando incrocia il mio sguardo, Alinai si illumina.

"Bentornato, Axer! Menomale che non sei morto quando ti hanno sparato. Se no, ti saresti risvegliato nel regno di Giuda, con un nuovo corpo da clone."

"Dove..."

"Siamo alla base nel deserto." risponde Dimash, venendo a sedersi sul lato del mio letto, mi poggia una mano sul ginocchio da sopra il lenzuolo. Istintivamente mi ritraggo. Lui capisce. La sua espressione è addolorata, quando toglie la mano.

Alcherian Boys --(Distopico, Sci-fi, Gay, R-17)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora