Capitolo 96

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"Alinai," brontolo battendomi una mano in fronte "in che negozio mi hai portato?"

Guardandomi intorno spaesato tra i manichini di legno dalle facce scolpite e truccate abbigliati a festa, non posso evitare di sentirmi un po' intimorito. Nel Terzo Distretto non esiste un posto del genere. L'antichità di questo posto si indovina fin da fuori. La porta di legno massiccio dalle colonne intarsiate che sostengono le vetrate pesanti e opache, dai pomelli d'ottone lucido e i cardini dorati, non si poteva confondere con l'ingresso di un negozio qualsiasi. Avevo capito che stavamo entrando in un posto dove i nobili non si fanno problemi a consegnare montagne di denaro in cambio di... stoffa!

"È la boutique più esclusiva del Sesto." cinguetta tutta eccitata Alinai e sorride alla signora elegante che è venuta a chiederci se abbiamo bisogno di aiuto. Non appena quella si allontana con l'ordine, mi attira a sé e mi sussurra nell'orecchio: "Ne conosco una migliore nel Settimo ma magari ti ci porto un'altra volta."

Vedendo la sarta che si avvicina, Alinai torna ad alzare la voce e sorridere con affettazione. "Sono sicura che qui troveremo qualcosa di bello."

"Non mi serve una tunica nuova e poi non ho neanche i soldi per pagare." le dico mentre seguiamo la donna verso il bancone, dove sono stati allineati dei rotoli di stoffe di consistenze e colori diversi.

"Te li presta Mireu. Smettila di fare il rompiscatole e divertiti."

"Sì, come no."

Alinai li guarda tutti e alla fine la scelta si restringe a due rotoli: uno blu e uno rosso. Per me sono esattamente identici, a parte per il colore, ma sembra che le due donne ci vedano un milione di differenze cruciali che dovrebbero indirizzarmi verso delle fantomatiche preferenze. È solo una perdita di tempo, cazzo.

"Che ne dice di questo?" chiede la sarta, mostrandole quello rosso.

"Ci facciamo la tunica? Mi sembra perfetto."

"No." L'altra scuote la testa "Prima mi raccontava che vive all'estero, posso capire, ma non crede che le tuniche di color rosso carminio richiamino troppo il costume giudeo?"

Così dicendo alza lo sguardo su di me, soffermandosi sulla mia uniforme governativa. A dire il vero, non è la mia, ma quella di Kain. Abbiamo più o meno la stessa taglia. Però la sua non era macchiata di sangue. L'ho indossata stamattina, perché al Serif non avevo altri vestiti, perciò questa donna deve pensare che sia un soldato governativo e che al sentire nominare i giudei, che sono stati accusati del Colpo di Stato, dovrei dare in escandescenze o sbottare in preda allo sdegno. Gli abitanti dei distretti alti sono tesi, si vede, ma affrontano la novità con attitudine pragmatica e mentre la vita prosegue come sempre, quando vedono soldati dell'esercito governativo tendono a essere particolarmente accomodanti. Chissà se la gente del Terzo Distretto ha saputo che è successo e come sta reagendo. Anche lì si trova qualche vecchio televisore, perciò qualcuno deve aver visto la conferenza di mio padre a reti unificate. Deve averlo raccontato agli altri. Sto cercando di ricordare se la vecchia Tally aveva un televisore, quando Alinai batte le mani al commento della sarta, assumendo un'espressione contrita.

"Ha ragione. Sa cosa, non ci avevo pensato. Questo lino lavato blu petrolio, può srotolarmelo, per favore?"

"Ho un'idea. Che ne dice se facciamo la vestaglia con questo cotone sottile rosso carminio?"

"Non ho bisogno della vestaglia." dico tra i denti.

"È un soldato." ridacchia la sarta, facendo ridere anche Alinai. Chissà come, è riuscita a implicare in tre semplici parole che, siccome sono un rozzo uomo d'armi, a ragione non posso capire nulla di moda. A me sta benissimo così; creda quello che vuole, purché usciamo di qui. "Facciamo noi, caro, non preoccuparti."

Alcherian Boys --(Distopico, Sci-fi, Gay, R-17)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora