Capitolo 97

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Mentre Kain tituba, una donna nobile, piuttosto anziana, che poco fa era seduta su uno dei divanetti mi si avvicina da dietro.

"Dobran, ho sentito bene?" dice. "Conosceva, per caso, Irina? Irina Dobran?"

Merda, forse sono stato troppo ottimista sul fatto che nessuno qui dovrebbe sapere chi sono. Kain si divincola, cercando di evitare di guardare la donna in faccia, ma mentre cerca di staccarsi da me, mi mormora nell'orecchio qualcosa che credo fosse:

"Mamma... Alinai..."

Mi giro e Kain si nasconde come può dietro la mia schiena. Quella che ha parlato è una signora che indossa una veste azzurra chiara sul fisico magro, ha la pelle luminosa, con poche rughe in viso. La somiglianza con la figlia è impressionante, penso mentre le sorrido e trasalgo, per il tonfo con annesso tintinnio di monete che si spargono dietro di me. Kain si inginocchia e si mette a raccoglierle. Non è esattamente un ottimo diversivo, deve essere proprio impanicato.

Mi piazzo davanti a lui per nasconderlo, mentre tento di giustificare la nostra scortesia.

"Il mio schiavo è un pasticcione. Mi scusi, non conosco la persona di cui parla."

Fortunatamente la nobile non lo degna di uno sguardo. Sembra interessata a me, invece.

"Ma certo, è naturale. Avevo un'amica di nome Dobran ma è venuta a mancare molti anni fa, lei sarà stato troppo giovane per ricordarla. E che cosa fa nella vita?"

"Io? I-io so-sono..."

Maledizione, Yumireu me l'ha detto, ma tra il caldo, l'agitazione e la sopresa di ritrovarmi davanti la madre di Alinai, me lo sono completamente dimenticato.

«Un mercante,» suggerisce la voce profonda dello sciamano nella mia testa «un mercante di seta.»

"Oh," risponde la donna, raddrizzando la schiena. "allora forse potrà darmi il suo parere su questa stola. Me l'hanno venduta per pura seta, al cento per cento. Secondo lei, lo è?"

Ma che... cazzo... ne so... di...

«Certo, milady. In realtà c'è un metodo per accertarsene.» riprende la voce e mi si rizzano i peli sulla nuca nell'istante in cui comprendo che è uscita dalla mia bocca, e che la donna l'ha sentita. «È poco ortodosso, e temo per nulla elegante, non vorrà utilizzarlo.»

Realizzando quello che è appena successo mi si rizzano i peli sulla nuca. Lo sciamano ha parlato. Non il bambino impaurito, il nubiano alto e grosso. Si è impossessato del mio corpo, ne ha preso il controllo senza che io potessi oppormi. Ha usato la mia voce e io non me ne sono accorto.

"Adesso che sono incuriosita, vuole usarmi la scorrettezza di negarmi la risposta?"

La signora ridacchia e sembra non cogliere affatto la differenza. Si rigira tra le dita un lembo dello scialle leggero e soffice come una nuvola. Il mio corpo si muove da solo. Non ho il controllo sulle mani che prendono il lembo e si mettono a tastare e osservare la cucitura dell'orlo. Vorrei tanto sapere che cosa succede, invece sento la mia voce ordinare: «Schiavo, dammi l'accendino.»

Siccome Kain non si gira, perché è ancora inginocchiato a raccogliere monete per tergiversare per non farsi riconoscere, mi ritrovo a dargli uno scappellotto sulla testa, forte, senza volerlo. Spalanco gli occhi, incredulo di ciò che ho appena fatto, mentre la mia voce ripete: «L'accendino» e lui, stranito, ma troppo terrorizzato dalla signora, si fruga nella manica della tunica e me lo porge, prima di girarsi di nuovo. Nel frattempo lascia cadere altre monete di quelle che ha già raccolto, attirandosi le risatine delle persone intorno a noi. Devono pensare che sia veramente sbadato però nessuno si china ad aiutarlo. In teoria è uno schiavo, perciò i nobili, è naturale, non muovono un dito, gli altri schiavi presenti non vedono perché dovrebbero farlo. La mia speranza è che la donna che mi sta parlando si allontani, e sperare è l'unica cosa che posso fare al momento, perché, a quanto pare, non ho il controllo delle mie azioni.

Alcherian Boys --(Distopico, Sci-fi, Gay, R-17)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora