"Assia, stai attenta a dove metti i piedi."
Sto per inciampare nelle gonne, quando la mia compagna mi salva afferrandomi il braccio piegato e mi spinge verso la scalinata, che ci troviamo davanti non appena varcata la soglia del corridoio che ci introduce all'ala est. Come aveva previsto, la guardia ha spostato la lancia e piegato la testa in segno di rispetto, per lasciarci entrare.
Comincio a credere che essere una donna abbia anche qualche vantaggio, in questo mondo; se non altro, la solerzia con cui veniamo educatamente ignorate. Forse non nel Terzo Distretto, ma qui al Tempio di Marduk, le sacerdotesse sono tenute in grande considerazione dalla gente. È un pensiero volatile, che emerge dalle nebbie della mia semicoscienza, perché da quando ho visto Soru da lontano, nella Sala Principale, da quando i nostri occhi si sono incontrati e riconosciuti, non percepisco altro che un tamburo, che mi picchia dentro a un ritmo demoniaco. Il boato di ogni botta cadenzata rimbomba con una forza che mi stordisce, facendomi dimenticare a tratti dove mi trovo e perché sono qui.
"Che ti prende? Sei pallido come un sudario."
Alinai si acciglia a ogni passo un po' di più. Mi tiene a braccetto e mi guarda, tentando di scuotermi. Tuttavia, anche se apro la bocca, le parole si ostinano a non prendere forma. Sento caldo, poi freddo, e mi ritrovo davanti a una gradinata che scende verso il basso.
"Dobbiamo andare. Non possiamo ripensarci adesso. Forza, la guardia ci sta ancora osservando."
Stretta tra due muri di pietra dalla cui ombra emana una brezza fresca, la gradinata è molto lunga e permette il passaggio di una sola persona alla volta. Mentre fisso la luce in fondo a quel baratro, alle mie spalle sento una voce maschile.
"Non si può entrare. È l'area riservata alle donne." dichiara con fermezza.
"Ma quelle due..."
Il tamburo inciampa e perde un battito, perché riconosco Soru. E poi una voce più distante e vaga dice qualcosa che suona come: "Andiamo, è il momento."
Il rumore dei passi, che si allontanano dal punto in cui li ho inquadrati, mi schiarisce la mente quasi all'istante. Non abbastanza, però, da placare il tremore che mi attraversa la schiena, o le pulsazioni accelerate. Ritorno in me quando mi ritrovo a scendere i gradini e devo sollevare gli strati di gonne per non inciampare. Solo adesso mi rendo conto di quanto mi sudano le mani.
"Era Soru." biascico in preda alle ondate di panico e confusione.
"Si può sapere che diavolo hai visto?" sibila Alinai, che mi segue a breve distanza. "Solo perché c'erano i generali? Com'è che tutt'a un tratto ti è presa paura? A un clone potente come te!"
Mi giro e le agguanto il lembo della gonna azzurrina, cercando i suoi occhi dal basso.
"E-era lui." sbotto, senza trovarli. "Era un clone!"
"Che cosa?"
Nel buio riesco a distinguere a malapena la sua figura. La vedo riempirsi il petto d'aria e sento posarsi sulla spalla una mano fredda.
"Axer, ti devi calmare."
Rispondendo al fremito che mi scuote i muscoli, stringe più forte.
"Respira, così, ancora una volta, e calmati."
La morsa delle sue dita si allenta quando percepisce dai miei movimenti che sto cercando di fare come dice lei.
"Va tutto bene. Siamo nel tempio. Tutto secondo i piani."
"Okay..."
Un corno.
Ma come è possibile? Soru è alcheriano, che io sappia non ha geni di etnie diverse, ciò significa che dovrebbe essere una specie di mostro senz'anima, come YuShang.
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Alcherian Boys --(Distopico, Sci-fi, Gay, R-17)
AdventureAxer, appena diciottenne, vive con Sorush, il suo migliore amico, per cui ha una cotta segreta. Si prostituisce per mantenere entrambi e deve guadagnare abbastanza soldi per il passaporto che gli permetterà di entrare nei distretti alti e cominciar...