Capitolo 89

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Mentre sprofondo nell'oscurità mi giunge alle orecchie la voce stentorea del Presidente Colonnello.

"Tuo figlio, Raphael?"

Attraverso le ciglia pesanti vedo il mondo all'incontrario. Seguendo la voce con gli occhi scorgo la canna fumante di una vecchia pistola. La mano che impugna l'arma è solida. Sono sicuro che i microspasmi che la attraversano siano dovuti alla rabbia più di qualsiasi altra emozione.

"Tuo figlio è morto quindici anni fa. Ho pianto al suo funerale."

"E io non ho creduto nemmeno per un istante che il tuo dispiacere fosse genuino." ringhia l'altro, ancora impegnato in combattimento.

Sento il peso del corpo inerme di Soru sul mio ma nessuno parla di lui. Il calore che non è scivolato via spinge l'istinto ad aggrapparsi a una speranza inutile. Raphael è riuscito ad abbattere un giudeo con una spallata, gli torce un braccio tirando verso l'alto, facendolo gridare mentre gli spezza l'articolazione.

"Quel bambino, Irina, la somiglianza, ora che mi ci fai pensare, è evidente." afferma il Colonnello in tono sprezzante.

Gli altri giudei hanno smesso di combattere, pur restando in posizioni difensive. Raphael rilascia l'uomo che rantola di dolore ai suoi piedi e sputa sul pavimento con sdegno. I suoi occhi fiammeggianti si piantano nello sguardo duro del Presidente Colonnello, che torreggia su di me da poco distante.

"Per quindici anni, Malak, quindici fottuti anni, sono rimasto al tuo fianco. Ho sacrificato ogni cosa per te. Ho creduto in te perché eri il mio migliore amico, il carismatico, il geniale, il rivoluzionario. Ti ho dato tutto quello che volevi."

Il mio campo visivo sfuma i contorni della canna della pistola, che continuo a fissare senza rendermene conto.

"Tutto tranne tuo figlio!" s'impunta il Presidente. Lo spostamento d'aria suggerisce che abbia mosso le gambe ma non riesco a vederlo.

Mi sento trascinare da dentro da una forza invisibile, che sta cercando di fondermi nel calore emanato da Soru; le ho quasi ceduto il controllo, mi sono quasi arreso al suo richiamo, per questo trasalgo tornando a udire il ringhio di Raphael.

"Credevi che, solo perché eri impaziente di sacrificare il tuo, anch'io avrei dovuto adempiere una tale mostruosità? Noi generali eravamo convinti che il peso della responsabilità ti avrebbe reso un uomo migliore; un uomo giusto e saggio, che meritasse di guidare Alchera verso la prosperità. Sono sottostato alla tua arroganza. Ho chiuso gli occhi alle avvisaglie della tua follia, ti ho assecondato negli esperimenti quando ti sei messo a giocare con la vita, quando pensavi di sostituirti persino al Signore Marduk... perché eri un visionario, perché mi fidavo di te, ma sarei morto prima di consegnarti anche la mia famiglia."

La mano del Presidente rientra nella mia visuale, spazzando l'aria tra un battito di ciglia e i suoni si fanno più ovattati, l'aria indistinta.

"Così hai finto la loro scomparsa! Maledetto traditore!"

L'ultima cosa che sento è lo strepito indignato, incredulo, quasi isterico, che sovrasta per un attimo i rumori della battaglia intorno, i grugniti dei lottatori, gli sporadici colpi di pistola e la gente che si accalca da tutte le parti. Poi, cullato nel calore di Soru, scivolo nell'oblio.

Non sono pronto per quello che vedo quando riapro gli occhi. Sapevo che mi sarei risvegliato nella savana ma non che le braci del falò fossero spente. Il filo di fumo, che si leva dai ceppi carbonizzati nel cerchio di pietre, ricorda quello della pistola che ho visto poco fa. Nonostante la notte sia così fredda, nessuno si è curato di tener vivo il fuoco. Giro la testa e sotto i rami del baniano, al buio, c'è lo sciamano che trema. Seduto su un tronco, con la schiena curva, racchiuso in se stesso. E Soru, in piedi di fianco a lui, gli tocca una spalla con le dita.

Alcherian Boys --(Distopico, Sci-fi, Gay, R-17)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora