Il fatto è che non volevo rischiare di irritare Jonath, che stamattina si è svegliato nervoso come un cobra e si è messo a sbraitare ordini a destra e sinistra, perciò, quando ha detto a me e Dimash di prepararci per andare in città, non ho osato chiedergli dove e adesso, seduto sulla moto dietro Dima, che segue il capitano per le strade del quarto distretto a breve distanza, comincio a rendermi conto con apprensione che il panorama sta diventando più familiare ad ogni svolta.
Quando le moto si fermano e mi arrischio a guardare in alto, provo un brivido freddo davanti alla scritta al neon e penso che da spenta sia soltanto un cilindro bianco ripiegato che non fa alcuna impressione. Senza dire nulla, Jonath parcheggia la moto e ci fa cenno di seguirlo nel vicolo dietro il locale; lo stesso da dove ieri notte ci ha fatti passare l'uomo biondo che ci ha sbattuti fuori.
So cosa sto sperando quando Dimash interrompe il flusso dei miei pensieri chiamandomi da lontano: di non rivedere quel tizio. Invece, la porticina di ferro sul retro si apre con uno scricchiolio metallico e le mie speranze vanno in frantumi. Ora prego Nabu che non mi riconosca, anche se è sciocco.
"Ed ecco i giudei." Sospira. "Siete i primi."
Ci fa cenno di entrare roteando gli occhi, come se la nostra presenza gli desse fastidio, ma poi il suo sguardo si assesta su di me e lo vedo sorridere sollevando un angolo della bocca.
"Allora sei un soldato. E il tuo ragazzo, oggi non è con te?"
Mi irrigidisco, arrossendo furiosamente. Dimash mi pungola il fianco col gomito.
"L'hai portato qui? Il tizio del biglietto."
"Beh, sì... dopo." biascico, imbarazzato, sotto lo sguardo fulminante di Jonath che, quando si volta verso di me, pare fremere di rabbia come un leone inferocito. Non dice niente. Si limita a considerare la mia impresa stringendo le mascelle e con un guizzo delle sopracciglia, che mi fa sentire piccolo.
Il tizio biondo ridacchia. "L'altro socio dovrebbe essere qui a momenti. Seguitemi, prego."
Mentre ci precede sulle scale, estrae un piccolo ventaglio dalla tasca posteriore dei jeans grigi e infilando un dito sotto il collare borchiato si fa aria. Accanto a me, noto Dimash che gli guarda il culo e gli pungolo il costato con un dito, rivolgendogli una smorfia inorridita, cui risponde strizzando l'occhio. Ormai lo conosco, so che sotto la maschera sta sorridendo. Jonath, che chiude la fila qualche gradino più in basso, ha un'espressione seria, quasi solenne e non credo che si sia svegliato tanto turbato solamente a causa della mia scappatella. Deve esserci dell'altro. Per quanto si mostri duro, non deve piacergli stare qui.
Entriamo nell'ufficio, dove Yumireu è seduto dietro la scrivania, su cui sta appoggiato anche un ragazzo più giovane e stanno avendo un bizzarro tipo di conversazione, perché si parlano con gesti delle mani. Sembra uno scambio animato. Il modo in cui entrambi muovono le dita a mimare le cose è uno spettacolo ipnotico.
Lo riconosco, è il tizio di ieri; quello che non sbagliava un colpo. Il ragazzo di Alinai.
Appena ci vedono entrare, smettono di parlarsi silenziosamente. L'orientale raddrizza la schiena e l'altro si alza in piedi, restando accanto alla scrivania.
Jonath sembra molto sorpreso di vederlo, perché perde la sua rigida compostezza all'istante ed esclama:
«Kain. Sei tornato in città...»
Il ragazzo si morde il labbro inferiore e gli mostra il dito medio. Mireu ride battendo le mani. Poi in un battito di ciglia torna serio.
«Dice di stare lontano da sua madre.» si gira verso di lui e fa qualche gesto con la mano, cui l'altro risponde in fretta con altri segni. «La frase giusta è: 'Fottiti, idiota. Non cercare Olivia'.»
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Alcherian Boys --(Distopico, Sci-fi, Gay, R-17)
AdventureAxer, appena diciottenne, vive con Sorush, il suo migliore amico, per cui ha una cotta segreta. Si prostituisce per mantenere entrambi e deve guadagnare abbastanza soldi per il passaporto che gli permetterà di entrare nei distretti alti e cominciar...