Capitolo 58

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Abbandono la moto nella piazza del mercato e corro su per la scalinata della casa dei gelsomini. Dal portone spalancato escono due soldati alcheriani, camminando tranquillamente. Non mi bloccano, ma uno dei due mentre passo mi dice:

"Aria, non c'è niente da vedere lì dentro."

"La festa è finita." sogghigna l'altro "Ma se vuoi dare un'occhiata comunque..."

E se ne vanno borbottando qualcosa sui colleghi giudei che si impicciano nelle questioni alcheriane. Non mi fermo ad ascoltarli, avanzo nell'ingresso buio, dove aleggia un odore strano. Dalla cornice che dà sul cortile interno scorgo le poltrone rovesciate di lato, il tappeto che è stato tirato da una parte e due corpi di donna accasciati sul pavimento di pietra. La visione mi fa rabbrividire. Osservo imbambolato il punto sotto il colonnato in fondo, dove l'arpista giace riversa sul suo strumento, in un abbraccio eterno.

Alcuni soldati passeggiano per il cortile guardandosi intorno. Vedo che uno strappa un ramo dalla pianta rampicante avvolta alla colonna e se lo porta al naso per inspirare il profumo dei fiori. Le loro chiacchiere mi giungono come un borbottio ovattato. Altri due mi passano accanto e vanno verso i locali del bagno ma nessuno mi ferma, mi intima di uscire né mi chiede perché sono qui.

Per un qualche motivo non me la sento di chiamare ad alta voce Tamaar, ma invece salgo al piano di sopra. Non è là che volevo dirigermi per prima cosa, però, non posso evitarlo, notando che le tende scure, che schermavano la stanza di Yashal da occhi indiscreti, sono state strappate e giacciono a terra, scomposte, rivelando quanto in realtà sia profondo il corridoio che conduce al suo talamo. Nel silenzio innaturale vedo la figura in piedi davanti al suo letto e mi si rizzano i peli sulla nuca.

"Soru..." mi sfugge dalle labbra. Lui si volta. Mi riconosce da lontano e sorride.

"Axer!" esclama allegro. Sta per muoversi nella mia direzione, poi ci ripensa e resta fermo dov'è. Sono io che vado verso di lui. Un passo alla volta, sprofondando sempre di più nell'assurdità di ciò che non vorrei vedere, non riuscendo neanche a immaginare che sia tutto un incubo.

"Sei riuscito a comprare il passaporto." Constata, sorridendo e sospira.

Aggrotto la fronte.

"Dovevo trovarti."

Lui sbatte le ciglia lentamente.

"Mi hai trovato in un brutto momento, ma ti prego," deglutisce "non guardare in basso. Fissati su di me."

Con la nausea che mi stordisce lascio scorrere lo sguardo dal senso di urgenza che traspare dalla sua espressione felice alla tunica lussuosa drappeggiata sul suo corpo, fino alla mano che stringe il pugnale. Dalla lama appuntita spilla una lunga goccia di sangue, che scivola giù e va a unirsi alla pozza scura che gli ha infradiciato i sandali.

"Che... cazzo hai fatto, Soru?"

"Su di me, Axer." ripete, bruscamente. Ma è inutile. Ormai l'ho visto. Ho messo a fuoco il corpo senza vita di Yashal, steso sul letto alle sue spalle. I capelli neri sono sparsi tra le lenzuola e gli coprono metà del viso, una macchia scura gli si allarga sul petto e l'occhio di colore violetto, che si è fatto vitreo, punta al soffitto.

"Che hai fatto?!"

In una falcata lo raggiungo. Soru sussulta sentendosi afferrare per il polso che ancora regge l'arma, quando una voce profonda, stentorea, squarcia il silenzio.

"Non toccarlo!" sbraita l'uomo, la cui presenza non avevo notato, alzandosi in piedi dall'altro lato del letto. È il generale, quello che ho visto nello studio del palazzo di Nandita, il tizio che mi somiglia vagamente. Mi punta contro una pistola dalla foggia antica. Potrei sopraffarlo, se mi muovessi alla mia velocità. Però non voglio rischiare che un proiettile vagante colpisca Soru, allora faccio un passo indietro, rendendomi un bersaglio alzo entrambe le mani.

Alcherian Boys --(Distopico, Sci-fi, Gay, R-17)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora