Capitolo 30

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Entro in camera mia sentendomi strano. Sapevo che affidandomi ai giudei di fatto non avrei più avuto il pieno controllo della mia vita ma farmi infilzare a punzecchiare dappertutto su base giornaliera non era nei piani. Sopportare e stringere i denti pensando all'obbiettivo finale, immagino che Puri, se fosse viva, mi darebbe questo consiglio. È quello che ha fatto lei, fino alla fine. Viveva un doppia vita mentendo persino agli amici pur di raggiungere il suo obbiettivo. Per me riavere Soru conta più di qualsiasi cosa. Mentre avanzo verso il letto mi blocco, vedendo il mio borsone. Lo avevo lasciato nel carrozzone di Kala. Mi avvicino, lo apro e dentro c'è tutto. I pochi soldi che sono riuscito a racimolare, i vestiti e il kajal che mi ha dato Dimash. Manca solo una cosa.

«Stai cercando queste?»

Mi volto. Jonath se ne sta appoggiato allo stipite della mia porta, con in mano la scatolina della medicina che mi ha comprato Soru. Me la lancia addosso e la afferro al volo.

«Ne ho prese due, spero che non ti dispiaccia. Ieri sera ci sono andato un po' pesante con Dima. Credo che gli faranno bene.»

Annuisco.

«Sono molto deluso del tuo comportamento.»

Aggrotto le sopracciglia guardandolo dritto in faccia e mi chiedo che diavolo possa avere fatto.

«Ti ho visto che ci stavi spiando. Perché non sei entrato?»

«Mi pareva che ve la steste cavando alla grande da soli.»

Confesso che non capisco veramente l'ossessione che il capitano sembra avere per me. Può avere Dimash e chissà quanti altri in città, a pagamento o gratis. Non è possibile che sia un tale pervertito che non gli basta mai.

«Più si è più ci si diverte.» dice guardandomi di sottecchi. «Ho lasciato la porta aperta di proposito.»

Oppure sì.

«Sei un bastardo.»

Jonath incrocia le braccia possenti al petto e fa un passo verso di me ridacchiando come se avessi detto una cosa divertente. Quando solleva l'unico occhio a guardarmi sorride.

«Lo so. Dai, andiamo. Ti porto in città. Ah,» previene la mia domanda alzando un braccio per impedirmi di parlare. «Ordini del capitano. Non puoi tirarti indietro.»

«Perché non mi ordini anche di succhiartelo, già che ci sei?» sbotto. Lui solleva le spalle e le lascia ricadere sbuffando una risatina.

«Non lo farei mai.» dice semplicemente. «Ti ho pagato una volta, è vero. Ti ho usato. E a letto sono piuttosto rude, lo ammetto. Chissà perché non ho avuto l'impressione che ti dispiacesse poi tanto. Continuerai a farmela scontare in eterno?»

Incredulo, gli rispondo con una smorfia, però mi giro a raccogliere le mie cose, spingo il borsone sotto il letto e mi rialzo sospirando, pronto a seguirlo dovunque voglia portarmi. Jonath si schiarisce la voce. Si incammina verso il corridoio e si aspetta che lo segua.

«Ti sei lavato le mani e la faccia prima di rientrare all'edificio base, vero?» mi chiede mentre usciamo nel garage dove sono parcheggiate le moto. Seguo il suo sguardo che punta verso il lavandino, quello con sopra il cartello dei disegnini. «È importante, cerca di ricordartene. Non vogliamo contaminare il posto dove mangiamo e dormiamo con la sporcizia del deserto.»

Sbuffo, guardandolo allacciarsi alla vita una fondina che ha preso da un gancio sul muro.

«Ve l'ha detto il vostro dio morto? È vero che adorate un dio che fu catturato prigioniero e ucciso dai suoi nemici?» non so molto dei giudei ma questo, tra le altre cose che mi ha raccontato Puri, aveva attirato la mia attenzione.

Alcherian Boys --(Distopico, Sci-fi, Gay, R-17)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora