Capitolo 11

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Darius mi fece la cortesia di tirarmi su i pantaloni, rigirandomi con le mani come fossi un bambolotto rincoglionito, e dato che aveva strappato i bottoni, me li legò con lo spago che aveva nel cassetto della scrivania. Quando ebbe finito mi diede una leggera pacca sul sedere già dolorante per le botte e il sesso violento.

"Ora sei pronto. Ti mando a chiamare appena mi capita a tiro un maschione voglioso. Ai clienti piace quando fai un po' più di resistenza, però, non devi cedere subito come hai fatto adesso. Ad alcuni piace pensare che ti stanno violentando. Devi fare un po' di casino. Piangere, urlare, che so. Più casino fai, più li eccita. Devi fingere, anche se non ti viene, capito? Non esagerare, però. Se un cliente viene qui a lamentarsi di te lo sai cosa ti aspetta."

Darius fece scorrere la mano sulla cinghia dei pantaloni in un gesto molto eloquente, che mi fece rabbrividire. Così ho ingoiato il mio orgoglio e quando è arrivato il mio primo cliente, un trafficante d'armi cinquantenne amico di Darius per scoparmi nello stanzino dietro l'ufficio, ho pianto, ho urlato e non ho avuto bisogno di fingere.

In questi mesi non mi sono mai più ribellato apertamente a lui, ho mantenuto un basso profilo, ho cercato di tenerlo soddisfatto, che se era contento di me non poteva menarmi. Non è sbagliato cercare di evitare la violenza. Se ora sono venuto a sfidarlo, l'ho fatto per Soru. Sono venuto io perché non voglio che venga lui, non voglio che Darius picchi lui. Ora si dondola con la schiena, sembra che stia riflettendo su qualcosa, guardando un punto lontano dietro la porta, fa scorrere la lingua sul labbro e si passa una mano tra i pochi capelli che ancora resistono alla calvizie della sua testa sudata.

"E chi cazzo credi che sia il boss Nandita? Tuo zio? Se ti lascio andare quello si cucina le mie palle!"

Darius fischia ed entrano le due sentinelle col fucile, che erano appostate fuori dalla porta.

"Levatemelo da davanti, se no oggi rischio che lo ammazzo!"

"Sì, capo!" subito i due ragazzi mi sollevano da sotto le spalle e mi trascinano fuori dalla stanza. Mentre usciamo sento Darius borbottare: "Proprio oggi, proprio oggi, cazzo. Non poteva venire un qualsiasi altro giorno..."

Uno dei due mi spintona giù dalle scale. Se non mi faccio tutta la rampa rotolando è solo perché ho la prontezza di riflessi di aggrapparmi al corrimano. "Scendo da solo."

Mentre cammino lentamente quanto lo permettono i dolori intermittenti allo stomaco, Adidi, una delle sentinelle, che sta seduto a giocare a carte mi chiama. Mi guarda di sbieco, con gli occhi semichiusi per non farsi entrare il fumo della sigaretta negli occhi.

"Brutta giornata?"

Anch'io non mi giro per guardarlo. Punto con la coda dell'occhio nella sua direzione, ma resto girato verso la porta. Non vedo l'ora di uscire e andare a casa.

"No. Va tutto bene. Addi, tu...hai mai pensato di smettere con questa vita?"

Lui butta giù le carte e la ragazza seduta di fronte a lui sorride, accaparrandosi i soldi sul piatto.

"Per fare cosa? Mi piace fare la sentinella. Tu, piuttosto. Stà più attento. Oggi Darius è di pessimo umore per qualcosa che gli ha detto il Boss. È così incazzato che non ha voluto dirmi di che si tratta. Magari se provi a parlargli domani ti va meglio."

"Penso che seguirò il tuo consiglio" rispondo, senza emozione.

"Axer, stasera passa da me. Kayla è di turno ai rifornimenti e mi sento solo."

"Okay."

Tra i tanti clienti possibili, non mi dispiace scopare con lui. Adidi ha circa la mia età. Vive con la sua ragazza Kayla, ma quando lei non c'è gli piace concedersi qualche scappatella. Anche se il suo corpo è già sviluppato come quello di un adulto e la sua voce è profonda, non ha un cazzo enorme e soprattutto si fa il bagno al pozzo ogni tanto. Lo dico sempre, che la convivenza è un'ottima cosa. Ci mettiamo d'accordo per stasera.

Alcherian Boys --(Distopico, Sci-fi, Gay, R-17)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora