Capitolo 53

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Jonath mi spinge dentro una stanzetta e preme l'interruttore della luce.

"Yumireu mi ha dato la chiave. Con un po' di fortuna e con Jacob che fa casino là fuori non verrà nessuno a controllare."

Mi guardo intorno nel ripostiglio. Ci sono borse, scarpe e vestiti contrassegnati dai cartellini col numero.

"Cerchiamo la tua roba." dice, accosciandosi in un angolo e cominciando a rovistare tra gli abiti sparsi alla rinfusa.

"Perché siete venuti? Avresti dovuto dirmelo, che pensavi di fare una cosa del genere."

"E perdermi l'espressione scioccata sulla tua faccia?" butta all'aria un paio di pantaloni e due magliette spiegazzate, sghignazzando "impagabile."

Roteo gli occhi mettendomi a frugare tra la roba a mia volta, ma non riesco a nascondere l'irritazione.

"Continui a tenermi fuori dai tuoi piani. Ancora non ti ho dimostrato che puoi fidarti?"

Lui smette di trafficare per un attimo e si gira a guardarmi negli occhi.

"Intendo prendermi tutte le emozioni che posso, finché siamo insieme. Adesso basta frignare e aiutarmi a trovare le tue cose."

"Sono là." Indico con il mento un mucchietto di vestiti. Lui si alza e li raccoglie. Me li porge, sorridendo divertito. Scuotendo la testa, sbatto i calzoni e li sto girando dal verso giusto quando mi sento afferrare per il polso.

"Aspetta."

Jonath mi avvolge con le braccia. Mi fa scorrere le mani lungo la schena, fino a palparmi il sedere. Sento tirare il plug, che scivola fuori con uno schiocco umido e mi acciglio, guardandolo sventolare la coda bianca come un trofeo.

"Sei un idiota." Gli dico, mentre slaccio i polsini abbinati e mi tolgo il cerchietto con le orecchie da gattino. Jonath scoppia a ridere. "Se mi scopavi ieri sera, mi avrebbero dato la coda rossa e non avrei avuto problemi ad attraversare quella porta."

"Già," ne conviene lui. "saresti corso qui dentro."

Apre il pugno per mostrarmi un piccolo oggetto metallico.

"E non avrei fatto in tempo a darti questo."

"Che cos'è?" chiedo, curioso mio malgrado, mentre mi tolgo gli anfibi per mettermi i pantaloni.

"Un trasmettitore."

Jonath aspetta che la mia testa riemerga dal collo della maglietta, prima di attirarmi a sé con uno strattone. Mi preme le mani sulle guance, intento a sistemarmi quel bottoncino nell'orecchio. Quando ha finito, infila una mano sotto la maglietta, e mi appiccica sul petto un tondino adesivo. Si stacca da me, sorridendo soddisfatto. Prima che possa aprire bocca di nuovo solleva l'indice e si avvicina a un altro mucchietto di vestiti. Fruga in una borsa ed estrae il suo tablet, poi torna da me. Mi mostra lo schermo dove lampeggiano tre puntini rossi. Uno di essi è poco distante dagli altri due e si muove lentamente. Gli altri sono vicinissimi e immobili.

"Seguirò le tue mosse. Se parli," dice indicando l'adesivo che mi ha attaccato alla pelle. "io ti sento. È una misura di sicurezza. Sarò in questa stanza e ti guiderò con la mappa del palazzo. Così faremo prima."

"Hai pensato proprio a tutto, eh?" sospiro.

"Devo proteggerti." Scrolla le possenti spalle. "Sei troppo importante per la missione."

Si china a rovistare nella sua borsa e mi porge una pistola.

"Usala soltanto e ripeto soltanto se è strettamente necessario. Le celle sono al piano sotterraneo, per arrivarci devi attraversare il corridoio, svoltare a destra e scendere le scale."

Alcherian Boys --(Distopico, Sci-fi, Gay, R-17)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora