Capitolo 72

547 42 12
                                    


"Dima..." nessuna risposta. Aspetto, respirando nel buio. Dato che non riesco a prendere sonno e mi sto annoiando, puntellandomi sul gomito, con la testa poggiata sulla mano, mi guardo intorno. I contorni della camera da letto sono delineati dai raggi di luna che filtrano attraverso le persiane. L'odore di chiuso e di sesso si è mescolato a quello acre dello smalto della collana, stesa ad asciugare sul tavolino.

Noto la maschera antigas abbandonata sul pavimento, la lama del coltello dal manico di legno con cui lui ha tagliato il melograno luccica bagnata. Vedo tutto, ora che sono un clone. Ma è diverso da prima. Mi sembra di vedere le cose più nitide; come se potessi penetrarle con lo sguardo.

C'è un mormorio di sottofondo nella mia testa; voci sconosciute che si rispondono da una parte all'altra. Il pianto di un bambino in lontananza, che soffoca i singhiozzi per non farsi sentire. Io lo sento e, per qualche motivo inspiegabile, sono sicuro che anche il cinese con gli occhi azzurri lo senta e se voglio spingermi ancora più oltre a immaginare, potrei scommettere che anche Yashal, il clone che ho conosciuto alla casa dei gelsomini, lo senta. È un lamento che attraversa l'aria notturna della savana, dove lo sciamano senza nome, accovacciato attorno al fuoco con la schiena curva, sta arrostendo degli spiedini di carne.

Però, tutti i rumori che disturbano la mia pace mentale si placano, fino a zittirsi del tutto, ogni volta che sfioro il corpo di Dimash. Più lo tocco e più mi sento bene nella mia nuova pelle. Tranquillo. Normale. A dire il vero, da qualche ora sto facendo le prove. Mi stacco da lui, le voci riprendono, si fanno più forti con il passare dei minuti, mi stringo contro di lui che dorme, con la gamba poggiata sulla sua e lentamente scompaiono. L'ho fatto cinque o sei volte e ho notato che, consumandosi, la notte dentro di me ha perso intensità. Sono quasi calmo, adesso. Credo di aver capito perché il capitano non ha voluto parlarmi subito. Dall'esperienza della volta precedente, doveva sapere che non sarei stato abbastanza lucido da seguire i discorsi. Sapeva che mi sarebbe successo: il caos nella mente, la confusione, la rabbia cieca che si calma solo al tocco del ragazzo che mi dorme accanto.

"Dima... svegliati. Devo dirti una cosa."

Gli affondo le dita nei peli del petto, che sotto la mia mano vibra con un grugnito. Lo zingaro apre gli occhi, inclina la testa indietro per incontrare i miei.

"Che c'è?

"Scusami." Gli accarezzo la guancia, dove prima c'era una voragine aperta. La sua faccia ora è così bella che sento affiorare alle labbra un ghigno stupido, nel ricordare che poco fa ero dentro di lui. "Penso di aver commesso un errore madornale con te." sospiro, tentando di assumere un tono serioso.

"Oh, Marduk..." pigola nel buio. "Adesso ti fai i p-"

"Ho sbagliato. Dovevo venirti in faccia."

I suoi occhi si spalancano per un millisecondo, prima che esali un sospiro di rassegnazione. Ridacchiando mi lascio cadere a peso morto sopra di lui, che si gira di più nella mia direzione e spinge il naso contro il mio per fissarmi da vicino.

"Quanto sei idiota."

Spingo le labbra in avanti per unirle alle sue in un bacio umido .

"Mh-hm." Mi mordo il labbro inferiore, guardando divertito il sollievo che gli scioglie il cipiglio e scuoto brevemente la testa. "No, dico davvero. Un' occasione sprecata."

Lui ride, imbarazzato, mi affonda la fronte nel petto. Adesso fa l'innocente. Ma che bravo. Sarei dovuto durare di più e dargli tutto quello che si meritava. Invece, mentre mi aspettava, comodo contro il cuscino, ed io, inginocchiato sul letto, mi sono sporto verso il vano nel muro per cercare il lubrificante, ha piegato le ginocchia e si è messo ad accarezzarmi l'uccello con i piedi. A quel punto, cazzo, non ci ho visto più. Gli ho strappato un rapporto rapido e aggressivo. Ho goduto, spingendomi a forza nel suo corpo e con poche strizzate ho fatto piangere il mostro che tiene tra le gambe. Una presenza ingombrante e gradevole che mi scavava nello stomaco a ogni affondo. Sentirlo era una bellezza. Solo al ricordo mi viene di nuovo voglia di toccarlo, di sentirlo. Gli faccio scivolare la mano lungo gli addominali, fino ad affondare le dita in altri peli scuri e poi lo trovo, a riposo. Anche da moscio è impressionante. Lo prendo in mano e mi metto ad accarezzarlo pigramente.

Alcherian Boys --(Distopico, Sci-fi, Gay, R-17)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora