Capitolo 33

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«Quello che intende dire il tuo superiore,» si intromette la donna. «è che in questa città hai degli amici che non sapevi di avere, Axer Dobran.»

Aggrotto la fronte, sinceramente confuso.

«Io conoscevo tua madre. Irina Dobran.» sono certo che in questo momento un po' si stia godendo la mia espressione sbigottita. «Era mia amica. Una delle mie più care amiche.»

«Ma cosa... come?»

Merda. Perché non riesco a parlare senza balbettare come un idiota?

Tamaar sorride. Lo zuccone oscilla a ogni suo movimento, mentre con una mano fruga nel vano sotto il tavolino ed estrae una pipa dalla canna sottile e lunga quanto un mio braccio, il tabacco, e si mette a prepararla con calma.

Nella stanza cala un silenzio profondo, rotto solo dal rumore dei pezzi che battono sulla scacchiera, ma io non riesco a guardare in quella direzione. Sono rapito dalle movenze eleganti di questa donna strana. Il silenzio mi rende più consapevole del profumo dei gelsomini che entra dalla finestra aperta. Tamaar tira fuori un accendino dalle pieghe della gonna e comincia a fumare. Dopo tre boccate alza di nuovo lo sguardo su di me. Istintivamente mi viene da deglutire. Lei sorride. Mi chiede: «Hai mai provato il kiseru? Vuoi fare un tiro?»

«No, ma mi andrebbe una sigaretta.» non ho neanche finito di dirlo, che trasalgo quando mi atterra davanti un pacchetto di sigarette. Yashal mi sorride di striscio e torna al gioco. Tamaar socchiude le palpebre e mi passa l'accendino.

«Stavo dicendo,» riprende. «che sentire il tuo nome mi ha sorpresa.»

Fa una pausa, forse per raccogliere i pensieri. Io esalo il fumo dalle narici, in attesa.

«L'agente speciale, qui, non voleva dirmelo, neanche fosse un segreto di Stato.» sorride. «Così ho incaricato mio figlio di scoprirlo. È stato facile. Quando ti ho visto entrare, ho intuito subito i tuoi gusti.»

«Era tutto una recita?» domando incredulo e sul suo volto cala l'autunno.

«È che somigliavi terribilmente a una persona e dovevo capire.»

Prende una boccata di pipa, cercando i miei occhi.

«Irina aveva un negozio di fiori qui nel quarto distretto ed io mi rifornivo sempre da lei. Eravamo spiriti affini noi due, abbiamo fatto subito amicizia.»

Solleva le spalle e le fa ricadere in un gesto elegante.

«Quando tuo padre se ne andò, Irina si ritrovò sommersa da una montagna di debiti che non sapeva nemmeno di avere contratto. Gli strozzini bruciarono il negozio e l'appartamento là sopra dove viveva con te.»

Tamar guarda fisso davanti a sé mentre ricorda e c'è una punta di malinconia nella sua voce. Forse è per questo che non dubito neanche un secondo delle sue parole. Era amica di mia madre, lo so. Sento che è vero. Effettivamente sta fissando la testa di Jonath, ma io credo che stia vedendo oltre lui, nel passato.

«Le proposi di stare qui. Avete vissuto con noi per due settimane, all'epoca.»

Chissà perché, Yashal alza la testa dal gioco e guarda sua madre per un istante.

«Poi però, Irina mi disse che aveva trovato lavoro in una fabbrica di catene nel terzo distretto e che si trasferiva lì. Disse che voleva crescere suo figlio in un ambiente pulito e onesto. Disprezzava il mio mestiere, pur non disprezzando me. È difficile da spiegare, in realtà. Tuttavia, ne ero ben consapevole e non mi offesi con lei. Non potevo avercela con lei, perché era così bella. E ora che suo figlio è qui, nella mia casa, dopo tutti questi anni, ammetto che sto provando un'emozione bizzarra.» si lecca le labbra secche. «Quando scoppiò la guerra persi le sue tracce.»

Alcherian Boys --(Distopico, Sci-fi, Gay, R-17)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora