Capitolo 17

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'Prima di cominciare il capitolo vorrei farvi gli auguri di un sereno Natal-'

'AH-EHM!' SIGNORA?!

'Che?'

'MARDUK NON APPROVA QUESTE SMANCERIE!'

'Ah, beh... scusa eh... allora andiamo avanti.'

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Mi alzo dal tavolo, incerto sulle gambe. Non mi capita mai di bere da solo ma oggi non c'è nessuno a farmi compagnia e mi va di bere. Chissà dov'è Soru in questo momento, se avrà mangiato, se sta bene. Chissà se sta consolando Shereen. Non riesco a credere che mi abbiano lasciato solo.

La mia mente rifiuta di accettarlo. Ricordandomi, dopo qualche secondo di confusione, cosa stessi facendo prima di distrarmi a pensare a lui, mi dirigo in camera. Apro il baule dei vestiti e mi ritrovo davanti la boccetta di kajal che mi ha dato quel tizio con la maschera antigas. Com'è che si chiamava, Danush? Non ricordo.

Mi rigiro l'ampolla nera lucida tra le mani. Ha una forma elegante. SArebbe stata un regalo di compleanno perfetto per Soru. Passo il polpastrello del pollice sulla scritta in rilievo sul fondo. VIATOR. È una parola senza senso, perlomeno in alcheriano. Forse è il nome di qualche azienda straniera. Apro la boccetta, il cui tappo si allunga all'interno in un bastoncino di plastica con cui raccogliere la polvere. Guardando il mio riflesso sulla spalliera del letto applico il collirio nero sulle rime di entrambi gli occhi. In effetti, dopo l'incendio mi bruciano e hanno lacrimato per tutto il tragitto dal palazzo in fiamme fino a casa. Il risultato è che adesso gli occhi hanno ripreso a bruciarmi da impazzire, però la polvere nera mi dà una sensazione di freschezza che è anche sollievo. E poi chi se ne frega se mi sporca la faccia; è già imbrattata di fuliggine per conto suo.

Adesso mi viene in mente cosa sono venuto a fare prima di distrarmi con la boccetta del kajal. Apro la tasca del baule, prendo le banconote, le spargo sul pavimento e mi metto a contarle. Devo ricominciare tre volte, perché continuo a distrarmi e sbagliare. Alla fine concludo che ho duemilaseicento denari. Per fare la richiesta per il passaporto ne bastano duemilacinque. Stavo guadagnando per me e Soru. Mi sarebbe servito il doppio dei soldi per due passaporti, ma adesso, se devo pensare solo a me stesso, i soldi mi bastano. Sarà l'effetto del collirio ma ora mi sembra di non riuscire più a mettere a fuoco le cose, né a tenere gli occhi aperti. Metto a posto i soldi e richiudo il baule. Domani mattina, come prima cosa andrò all'ufficio postale a richiedere il passaporto. Così finalmente potrò lasciare questo distretto dimenticato dagli dei, e cominciare a cercare Soru. Muoverò la Terra, pur di rincontrarlo, penso arrampicandomi sul letto. Muoverò la Terra, spazzerò i cieli, scenderò persino negli inferi come il grande eroe Gilgamesh. Tutto quello che... non mi ha ancora ucciso... ha perso la sua occasione di farlo.

Sono nel limbo tra il sonno e la veglia quando mi pare di sentire il rombo di una moto che si avvicina, o forse sto sognando, perché ripiombo subito nel buio. Non capisco quanto tempo sia passato, un attimo dopo, il trillo della campanella che ho appeso sul muro fuori mi sveglia di soprassalto.

"Axaras, sei in casa?"

Chi cavolo è? Mi sembra di riconoscere questa voce. Mi tiro giù dal letto controvoglia. Ho mal di testa e so solo che devo fare smettere quella campanella, a quest'ora di notte, o in pochi secondi avrò tutto il vicinato nel patio che mi urla maledizioni.

"Jonath. Che diavolo ci fai qui?"

L'uomo, vestito in abiti civili, pantaloni e maglietta color crema, si è staccato dalla mia campanella e si aggira per il cortile guardandosi intorno. Lo guardo incrociando le braccia e se il mio sguardo avesse il potere di incenerire la gente, sarebbe già ridotto a un mucchietto di cenere.

Alcherian Boys --(Distopico, Sci-fi, Gay, R-17)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora