Capitolo 44

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Più che ragazza, ha l'aspetto di una bambina. Avvolta in una ricca veste di seta colorata, con i capelli intrecciati in un'acconciatura elaborata e a piedi nudi, viene a sistemarsi in ginocchio sul cuscino davanti al mio. Si liscia le gonne, continuando a tenere la testa reclinata e quando finalmente si decide ad alzare lo sguardo, attraverso la luce fioca della lampada a olio, riesco a indovinarne i lineamenti.

«Shereen?»

Faccio per alzarmi ma lei mi blocca sollevando una mano con urgenza.

«No! Stai là.» mi ordina e lancia occhiate nel buio intorno a sé «Gli uomini non devono avvicinarsi a me più di così.» spiega, tornando ad abbassare gli occhi «Sono molto severi in questo. Axer, per favore.» Ricordandomi che Malia potrebbe essere qui vicino, con riluttanza torno a sedermi all'indietro sui talloni.

«Stai bene?» le domando. La vedo annuire alla luce della fiammella.

«Da quando sono arrivata mi danno da mangiare la carne e altre cose buone. Si occupano della mia educazione. Mi fanno cucire dei vestiti costosi che prima non potevo neanche sognare.» mi pare che sorrida, quando inclina la testa di lato «Il signorino Yashal mi ha persino regalato alcuni dei suoi libri. E ha promesso di farne arrivare altri presto. È grazie a lui se stanotte posso vederti. Gli ho raccontato la mia storia, tutto. Come sono stata sorpresa quando una settimana fa mi ha detto che ti aveva incontrato. Io non osavo chiederglielo, è stato lui che ha insistito tanto per farti venire.»

«Shereen.»

Lei alza lo sguardo di scatto, colpendomi dritto al cuore.

«Come sta mia sorella?»

Merda.

«Senti...»

«Quando mi hanno caricata sul camion,» mi interrompe. Pare decisa a dominare la conversazione senza farmi parlare e sentendomi un po' in colpa, penso che gliene sono grato, perché non so cosa dire «quando mi hanno messa là sopra, ho sentito degli spari. Penso di aver... c'era una confusione terribile.»

Aggrottando le sopracciglia penso che il suo modo di parlare in poche settimane si sia fatto molto più adulto e non riesco a capire se la cosa mi faccia piacere oppure no.

«Dopo che mi hanno caricata sul camion, non ho visto Puri. Tu non c'eri, ma quando sei tornato a casa. Deve essere stato uno shock anche per te, eh?»

Annuisco, con una pietra pesante sulla bocca dello stomaco.

«Axer...» ansima lei nel buio «...io sto bene qui. Vorrei che glielo dicessi, di non preoccuparsi. Perché sto bene. Le ho scritto una lettera. Potresti dargliela da parte mia?»

Sento un fruscio e abbasso lo sguardo sul foglio ripiegato che fa scivolare verso di me. Lo prendo e senza dire nulla me lo infilo in tasca.

«Allora,» continua «come sta? Sarà triste senza di me.»

Inspiro profondamente il profumo penetrante dei gelsomini. Lei aspetta.

«Sta bene.» rispondo a bassa voce, tentando di infondere alle parole un tono neutrale «Le manchi moltissimo. Non sapere dove ti avevano portata la faceva impazzire. Quando le dirò che ti ho vista qui potrà tirare un sospiro di sollievo.»

Mi pare di notare i muscoli delle sue spalle che da rigidi com'erano si sciolgono un poco. Altro che sollievo. Se Puri fosse viva e sapesse che sua sorella è finita in schiavitù in un bordello impazzirebbe di rabbia. Ma questo non posso dirlo a Shereen, che sorride.

«E Addi? Come sta?» sussurra.

Le mie sopracciglia hanno un guizzo nervoso.

«Vuoi dire la sentinella?»

«Sì, beh.» deglutisce e poi si riempie d'aria i polmoni «Il signorino Yashal dice che non bisogna fare i pettegoli ma immagino che tu lo saprai già. Lui e mia sorella... sono molto amici.»

Mi pare di vedere i suoi occhi alla luce della fiammella che si sono inumiditi.

«Lo sai,» aggiunge sorridendo «che voleva lasciare Kayla per mia sorella? Puri diceva che parlarne con te significava metterti in pericolo, è per questo che non te l'ha detto.»

«Non ce l'ho con lei. Però non sono sicuro di approvare la sua scelta in fatto di uomini. Proprio per niente.»

Una risatina sommessa e umida mi raggiunge nel buio.

«Stavamo per andarcene in Egitto tutti e tre.»

Mi pare di scorgere nella sua voce una nota tremula. Annuisco. Ho la gola improvvisamente secca.

«Sta bene anche lui.» dico e lei strizza forte le palpebre. Siccome resta in quella posizione senza riaprire gli occhi, immagino di dover continuare io. «Stanno preparando le valigie però non vogliono partire senza di te. Lui sta facendo un sacco di pressioni su Darius per farsi dare un passaporto per venirti a cercare. Ha detto che avrebbe messo a ferro e fuoco tutta Alchera per ritrovarti.»

Shereen abbozza un risolino, scuote la testa affettuosamente e una lacrima le scivola giù per la guancia. Non me n'ero neanche accorto ma anche i miei occhi si sono bagnati e spero che raddrizzare la schiena allontanandomi di poco dalla lampada lo nasconda alla sua vista.

«È proprio da Adidi. Sono due sciocchi.» ansima «Digli di non farlo. Devono partire. Anche da soli.»

«Va bene, ma sai com'è fatta tua sorella. Non lo accetterà. Mi chiederà di riportarti da lei. Anche se sei una schiava ora, possiamo pagare il riscatto. Posso portarti via stanotte stessa, se lo desideri. Ho la moto.»

Lei tira su col naso. Scuote la testa.

«Sto bene qui. Te l'ho detto.»

«Scusa.»

Ci guardiamo nel buio e capisco che non ha creduto a una parola. Le lacrime che le scorrono lungo le guance hanno formato una goccia che le stilla giù dal mento.

«Shereen, dov'è Soru? Per caso è qui con te?» chiedo tentando di mantenere la voce salda.

Scuote la testa energicamente. Io avrei bisogno di soffiarmi il naso ma non oso muovermi perché non voglio mostrarle che sto piangendo. Restiamo in silenzio per qualche istante, in cui al profumo dei gelsomini si mischia l'odore di bruciato dello stoppino che si è consumato in mezzo all'olio.

La fiamma si spegne, facendomi trasalire.

«Siamo passati davanti a un posto.» sento sussurrare nel buio totale, in tono concitato. Shereen sa che il nostro tempo è appena finito. Si alza in piedi. «Ci siamo fermati sul retro di un edificio dove hanno fatto scendere Soru e gli altri maschi più grandi. Qui nel quarto distretto. Ne sono sicura perché non abbiamo attraversato alcuna porta prima di arrivare alla casa dei gelsomini.»

«Shereen...»

«Mentre il camion era fermo, ho sbirciato e ho letto l'insegna. C'era scritto: 'Bar Serif'. Prima di scendere Soru mi ha fatto promettere di non mettermi a piangere. Se lo rivedrai, digli che ho mantenuto la promessa.»

Sento che il battito accelera all'impazzata. Un miscuglio di sentimenti forti che non riesco a definire. Orgoglio, ammirazione, e una malinconia che mi artiglia la gola come una zampa rapace. Afferro la maschera antigas con un gesto rapido e me la sistemo sul volto. Ci respiro dentro.

«È tutto ciò che so. Addio, Axer.» aggiunge lei «Non cercarmi più.»

Chiudo gli occhi per escludere tutto ciò che non sia il roboante martellare del mio cuore. Sento le lacrime calde che mi bagnano le ciglia e in un attimo Shereen non c'è più. Passa qualche secondo e percepisco di nuovo una presenza alle mie spalle. So che si tratta di Malia anche prima di voltarmi.

«Il signorino chiede che lo raggiungi nelle sue stanze.»

Alcherian Boys --(Distopico, Sci-fi, Gay, R-17)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora