Capitolo 79

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Continuo a ripensare alla conversazione che ho avuto con Kyros a casa mia, e per questo non riesco a concentrarmi sul sorridere per complimentare Alinai di come mi sta truccando da donna. Sì, ha del talento, e l'etichetta vorrebbe che facessi qualche "Oooh!" o "Wow!" di circostanza, mentre mi passa il pennello sulle guance, che almeno le dicessi quanto è brava ma proprio non ci riesco. Fisso allo specchio la mia immagine che si sta trasformando sotto le sue mani abili, tra pennelli e polveri ma guardo oltre. Ho la testa altrove. E così Kyros ha assistito a una conversazione che ho avuto con Soru pochi giorni fa. Un incontro di cui non mi ricordo niente. Ci ha sentito parlare di mio padre. La persona che ho incontrato al cimitero. Il generale Raphael del regime. È mio padre.

Assurdo.

Senza farlo apposta, strizzo gli occhi e sento Alinai irrigidirsi al mio fianco ed esalare un sospiro.

"Axer, devi stare fermo." Mi ricorda. "Altrimenti non finirò mai."

"Certo, scusami." Mi affretto a ribattere, anche se non serve a scuotere via il torpore.

Kyros. A quanto pare quel piccoletto è rimasto rintanato nel vicolo dietro casa nostra per ore. Menomale che non c'è acqua corrente e la cloaca che sta là dietro è fuori uso da sempre.

Se non fosse stato per lui, sarei ancora all'oscuro di tutto. Capisco che Jonath volesse essere certo che non abbandonassi la missione ma se, come sostiene, ha studiato bene la mia vita prima di arruolarmi, dovrebbe sapere che con Morad non ho mai avuto rapporti familiari. Non l'ho nemmeno riconosciuto, quando l'ho visto al cimitero. D'altronde, come avrei potuto? È passato davvero troppo tempo. Ero piccolo quando ci ha abbandonati; un estraneo che continuava a esistere soltanto nei racconti di mia madre, di per sé poco lusinghieri. Se è un membro del governo che maltratta la popolazione, perché non dovrei volerlo morto?

Faccio caso al fatto che mi sto sfiorando le labbra, indugiando sulla pelle morbida dove dovrebbero crescere i baffi, soltanto perché Alinai sbuffa. Con un gesto irritato mi sposta la mano. Quasi mi fa trasalire, quando un attimo dopo si inginocchia sotto la sedia e mi guarda negli occhi.

"Sei sovrappensiero?" chiede in tono gentile. "Guarda che se fai così sbaverai l'ombra del rossetto. Aspetta almeno che asciughi."

Osservo la mia immagine trasfigurata nello specchio, stavolta sul serio e mi sfugge un gemito.

"Ricordami ancora una volta perché devo travestirmi da donna."

La sua risatina allegra rimbomba nel salottino al piano superiore del Bar Serif ma è Jonath a rispondere al suo posto. Fa scricchiolare la pelle del bracciolo della poltrona, facendo leva per alzarsi in piedi.

"Oggi le sacerdotesse minori sono le uniche che possono girare indisturbate all'interno del tempio. Se Dio ci assiste e con un pizzico di fortuna, vi infiltrerete senza destare sospetti."

"Nella baraonda sarà difficile che vi notino. Comunque," aggiunge Yumireu, facendo cadere la mano sulla spalla della sua protetta. "allo scoccare delle cinque si apriranno le porte del tempio e resteranno aperte solo per pochi secondi."

"Ci infiliamo dentro, come quei pesci che nuotano controcorrente." afferma Alinai, nel suo solito tono allegro e squillante. "Lascia fare a me, capo."

Mireu annuisce la sua approvazione. Le spinge in mano un bicchiere di liquido ambrato facendo tintinnare i cubetti di ghiaccio che ci galleggiano dentro. Lei posa il pennello per bere un sorso e gli sorride. Gli occhi straordinariamente chiari dell'orientale si soffermano sul volto della ragazza per un lungo istante. Da quando siamo arrivati, l'atmosfera è pesante, pervasa da una cortesia innaturale che cammina su un filo sottile e teso come le corde di un rubab che stanno per spezzarsi. Mi sembra di poter udire pizzicare le note ogni volta che cala il silenzio.

Alcherian Boys --(Distopico, Sci-fi, Gay, R-17)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora