Capitolo 41

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«Porca puttana, ecco dov'era!» la luce che si accende e la voce di Jonath che si affaccia alla porta mi svegliano di soprassalto. Per qualche motivo so già, prima di abbassare gli occhi sull'orologio, che non mi hanno lasciato dormire neanche per due ore di fila.

Sento la schiena di Dimash che si stacca da me quando lui scatta in piedi balbettando: «C-capitano! Posso spiegart-»

Jonath lo squadra dalla testa ai piedi, soffermandosi sulla patta aperta dei pantaloni. Storce il naso. «Venite in cucina subito. Riunione d'emergenza.» dice senza intonazione e se ne va.

Siccome non riesco ad afferrarlo per la cintola artigliando l'aria sono costretto a mettermi seduto sul letto. Mi sento attraversare da una scarica d'ansia fortissima al pensiero che mi sfugga.

«Merda!» lo sento imprecare mentre mi strofino gli occhi con le mani. Sta trafficando con il bottone dei pantaloni e si china a cercare la cintura che gli sarà sfuggita quando l'ho slegato. Dormivo così bene, dannazione.

«Dima, fermati.» finalmente riesco ad afferrarlo per la cintola e toccargli la schiena sotto la maglietta. Per un breve istante mi godo il senso di calma che contrasta l'ansia. Lui si inginocchia sotto il letto e si lascia passare le mani dietro il collo. La sua faccia è annerita da rivoli di kajal che hanno sbavato sulle guance, come se avesse pianto. Chissà la mia in che condizioni è.

«Dobbiamo andare, Axer. Hai visto l'espressione del Capitano? Voleva tagliarmi le palle.»

«Sì, anche a me.» rispondo carezzandolo dietro le orecchie con i pollici e sorrido. «Chi se ne frega.»

Lui abbassa lo sguardo e scuote la testa. Si alza in piedi e mi porge la mano.

«Dai vieni.»

Pervaso da quel senso di calma che non mi abbandona da quando sono con lui, mi faccio condurre in bagno da Dimash, che si lava la faccia vigorosamente, fino a lasciare solo un'ombra del collirio nero che resterà tutto il giorno ed è parte integrante del suo fascino. Mi invita a fare lo stesso e adesso, per la prima volta mi vedo allo specchio.

E sono io. Wow. Chissà perché pensavo di non riconoscermi.

Il senso di sollievo che mi scoppia dentro è così intenso che mi salgono le lacrime agli occhi. Dimash se ne accorge. Inaspettatamente, mi attira contro di sé e mi abbraccia forte.

«Va tutto bene. Sei tornato normale, vero?»

Annuisco nell'incavo della sua spalla. Credo di sì. Non sto toccando la sua pelle nuda eppure mi sembra che le grida che sentivo ieri nella testa si siano acquietate. Però quella dello sciamano la sento ancora, è un rimbombo sinistro.

"Non mollare la tua fonte di pace."

Sospirando, mi stacco da lui e mi asciugo le lacrime.

«Scusami per quello che ho fatto. Ero spaventato e stanco e...»

Lui sorride.

«Sarei stato un idiota a farmi ammazzare pur di non fare sesso con te.»

«No!» aggrotto la fronte «Io li ho solo tramortiti, te l'ho detto.»

«Lo so. E lo sa anche il capitano, altrimenti ti avrebbe sparato in testa, invece di svegliarti.»

Dimash torna in camera e raccoglie la maschera antigas dal pavimento, se la sistema davanti alla faccia.

«Perché?»

«Ci sono abituato. Mi sento nudo senza questa.»

«Allora sei stato nudo per tutta la notte.» sogghigno, sperando che la battuta cretina basti ad alleggerire la tensione.

Alcherian Boys --(Distopico, Sci-fi, Gay, R-17)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora