Il mattino dopo mi sveglio che il sole è già alto ed esco sul portico. Nel viale di casa mia non passa nessuno. Il silenzio che lo avvolge è innaturale, tanto che da un momento all'altro mi aspetto di sentire la risata allegra di Shereen, anche se razionalmente so che non è possibile. Sul tavolo c'è ancora la bottiglia vuota del liquore e i due bicchieri vuoti e allora realizzo che lui non c'è. Se Soru fosse qui mi avrebbe già svegliato per chiedermi conto e ragione dei bagordi della sera prima. Si sarebbe arrabbiato perché non avevo lavato i bicchieri. 'Le formiche, le formiche! Se non ci fossi io vivresti come un animale!' Sorrido ricordando quella volta che avevo lasciato un pacco di biscotti aperto sul tavolo e una scia di formiche era salita a banchettare. Lui, furente, si era messo a pulire con frenesia, borbottando insulti verso di me, che lo guardavo appoggiato contro lo stipite della camera. 'Davvero', gli avevo detto ridacchiando, 'non c'è bisogno di fare tutta questa scena'. 'Sì, Axer,' aveva risposto 'Mi preoccupo per te, non vedi?'. Dopo aver gettato il mucchietto di briciole e formiche morte nella spazzatura si era avvicinato a me e io l'avevo sorpreso abbracciandolo e strofinandogli una mano sui capelli. 'Sono felice che ti preoccupi. Hai ragione, non so che farei senza di te.'
Adesso lui non c'è. Chissà dove si è svegliato, se qualcuno ha cucinato per lui le uova che gli piacciono tanto, o alla peggio, gli hanno dato almeno un pezzo di pane. Al pensiero, la mia pancia comincia a gorgogliare. Apro la dispensa e mi metto a sgranocchiare dei biscotti, incurante se si spargono le briciole. "Formiche, io non vi temo." Dico a voce alta, con un groppo in gola. Neanche Puri è venuta a salutarmi, o a scroccare la colazione. Non la vedrò mai più, perché è morta. Non ho nessuno con cui parlare adesso. Mi sento solo, troppo solo, non ho più nessuno. Le lacrime si riaffacciano agli occhi e all'improvviso avverto un senso di nausea. Non riesco più a mandare giù un altro boccone. Vado a vestirmi, prendo la busta con i soldi e mi dirigo all'ufficio postale.
Devo essere forte, a questo penso, inoltrandomi nel territorio del boss Ilich. Nel terzo distretto c'è un solo ufficio postale operante. Nandita non è riuscito ad accaparrarselo e per questo, dopo una sanguinosa guerra tra bande che ha decretato la vittoria di Ilich, la sua gente preferisce spedire e ricevere corrispondenza attraverso il suo spaccio, consegnando e ricevendo la posta direttamente dalle mani di Apsalara. Per le comunicazioni con il governo, però, non c'è nulla da fare, bisogna passare per forza per l'ufficio postale governativo.
Nella piazza dell'ufficio alcune sentinelle, due ragazzi e una ragazza, stanno sedute a chiacchierare all'ombra del grande albero, unica fonte di refrigerio nel raggio di cento metri. Uno di loro ha appoggiato il fucile a terra contro il tronco. La calura del mezzogiorno è asfissiante. Vedendomi arrivare alzano la testa, mi rivolgono un cenno svogliato e mi lasciano passare.
Entro e subito l'aria fresca sospinta in basso dal ventilatore al soffitto mi solletica la testa. Al bancone c'è la coda. Ci sono tre persone prima di me. Una signora piuttosto in carne con un vestito nero a fiori, che parlando animatamente con l'impiegato si infervora e strattona la mano della sua bambina, che sta stringendo. La bambina non se ne dà alcun pensiero, forse è abituata ad essere sballottata. A un certo punto la signora, tirandosi dietro la bambina mi passa accanto ed esce dall'ufficio tutta impettita, sbattendo la porta. L'uomo magro in coda davanti a me mi rivolge un debole sorriso d'intesa, come a dire, poveri noi, in che mondo viviamo. Gli sorrido a mia volta. La fila avanza.
Dopo dieci minuti che mi stavo godendo la brezza fresca del ventilatore, mi trovo davanti all'impiegato seduto dietro al bancone, dietro un vetro antiproiettile spesso almeno cinque centimetri a cui prima non avevo fatto caso. È un uomo di mezz'età con l'espressione annoiata e un principio di calvizie. Mi guarda da sopra le lenti degli occhiali che tiene abbassati sul naso.
"Vorrei fare il passaporto per il quarto distretto."
"Ragazzino," risponde con una smorfia. "Che tipo di passaporto ti serve?"
"Io..."
"Perché ce n'è di diversi tipi, credi. Il passaporto che ti dà accesso ai distretti limitrofi, con limitazioni di permanenza, fino a tre mesi, è il pacchetto base. Ti impianteranno nel polso un microchip che ti darà accesso al secondo e al quarto distretto. Potrai fermarti negli hotel e nelle residenze, con limitazioni alle tre stelle; è il massimo consentito, e si disattiverà esattamente dopo tre mesi. D'altro lato c'è il pacchetto 'lusso', che consente l'accesso illimitato e senza restrizioni in tutta Alchera, dura dieci anni, è valido anche per i viaggi all'estero e può essere rinnovato gratis, anche se," storce il naso squadrandomi dall'alto in basso e si aggiusta gli occhiali sul naso, "non credo che puoi permetterti quello. Ovviamente, ci sono alcuni pacchetti intermedi, i cui microchip ti consentiranno l'accesso ai vari distretti, a scelta e con le dovute limitazioni, s'intende, e si disattiveranno dopo determinati periodi di tempo. Allora, cosa ti serve?"
Non mi aspettavo la valanga di informazioni, ma sono determinato a non lasciarmi sopraffare. Mi serve un passaporto per andare a cercare Soru, dovunque lui sia. Voglio potermi muovere per gli altri distretti senza paura di finire in prigione, così mi azzardo a chiederlo:
"Quanto costa il pacchetto di lusso?"
"Diecimila denari e cinquecento monete. Più di quanto ti puoi permettere, temo."
L'impiegato sorride, stirando le labbra, io non mi scoraggio.
"E quello di base?"
Rotea gli occhi; ho l'impressione che parlare con me lo infastidisca terribilmente.
"Duemilacinquecento."
Ecco, era quello che ricordavo. È stato difficile mettere da parte tutti i soldi. Senza la mia attività poco ortodossa, ci avrei messo anni a racimolarli. Il passaporto costa uno sproposito per un comune cittadino ed è solo il pacchetto base.
"Prendo quello."
"Va bene," L'impiegato estrae un foglio scritto fitto dal cassetto e me lo passa dalla fessura sotto il vetro.
"Devi compilare questo modulo in ogni sua parte, dopodiché vieni da me, paghi, facciamo la fotocopia dei tuoi documenti, e facciamo partire la richiesta all'ufficio governativo. Tra qualche mese potrai tornare a ritirare il tuo passaporto."
"Qualche mese?"
Lui si stringe nelle spalle, guarda in aria, come se volesse riflettere e infine dice: "Sì, potrebbero volerci dai sei agli otto mesi. Per questo tipo di pratiche è così. Ci vuole pazienza, ragazzo."
"Ma io non ho tutto questo tempo. Devo partire subito."
"Dovevi pensarci prima, zuccherino. È così per tutti. Le pratiche sono così. Allora, lo vuoi fare questo passaporto o no?"
Adesso io vorrei avere del tempo per riflettere. Abbasso lo sguardo sul modulo, che è pieno di frasi incomprensibili. Pensavo che sarebbe stato facile, pensavo di uscire di qui con il passaporto in mano, anche se in realtà, non mi sono mai chiesto cosa fosse veramente un passaporto. Guidato dall'entusiasmo del sogno infantile che condivido con Soru, ho preso un'informazione per sentito dire, che il fatidico passaporto costava duemilacinquecento denari, e l'ho trasformato in un'illusione. Lo scontro con la realtà dei fatti è peggio dei calci nello stomaco che mi ha dato Darius ieri. Volevo andare al quarto distretto già oggi e cominciare a cercare Soru, ma capisco che non succederà. Poso lentamente il foglio sul bancone, l'impiegato solleva le sopracciglia in segno di domanda e l'uomo in coda dietro di me si schiarisce la voce.
"Lasciamo perdere." Sussurro ed esco dalla fila a occhi bassi. C'è un ragazzo davanti alla porta, una sentinella, immagino vedendo il fucile che porta a tracolla. Qualcuno gli fa un cenno da dietro di me e lui, solerte mi lascia passare, mi apre anche la porta, squadrandomi dalla testa ai piedi.
STAI LEGGENDO
Alcherian Boys --(Distopico, Sci-fi, Gay, R-17)
AventuraAxer, appena diciottenne, vive con Sorush, il suo migliore amico, per cui ha una cotta segreta. Si prostituisce per mantenere entrambi e deve guadagnare abbastanza soldi per il passaporto che gli permetterà di entrare nei distretti alti e cominciar...