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Jungkook's POV
Osservo l'uomo davanti a me passarsi le mani tra i capelli, intanto che cammina avanti e indietro per il salotto, mentre io, seduto sul primo gradino delle scale, non posso fare altro che fissarlo non avendo la minima idea di che cosa dire.
Quando ha lasciato la stanza dell'ospedale, non ho perso tempo e l'ho seguito, trovandolo nel parcheggio, appoggiato alla sua auto con stampata sopra la scritta "sceriffo" su un fianco.
Aveva la testa posata sugli avambracci e, solo quando ho visto la sua schiena sobbalzare leggermente ho capito che stava piangendo.
Non mi ricordo neanche quando è stata l'ultima volta che ho visto mio padre piangere.
Mi sono sentito orribile, sopratutto quando è salito in macchina ed è partito per non so dove.
Probabilmente non mi ha neanche visto, o forse sì...
In ogni caso, sono salito sulla mia jeep e ho guidato fino a casa, nella speranza di trovarlo lì e di poter parlare, anche se non avevo idea di cosa dirgli, ma non c'era.
Ho immaginato che fosse andato in centrale e, quando è tornato a casa con praticamente una risma di fogli tra le mani, i quali riguardavano i suoi ultimi casi, ho ipotizzato volesse buttarsi a capofitto nel lavoro per non pensare a ciò che è appena successo.
Ma credo non si aspettasse di trovarmi lì, ad attendere il suo ritorno, sul primo scalino della scala.
Ho visto i suoi occhi spalancarsi leggermente quando si sono posati su di me e, nonostante sembri essersi ripreso velocemente, le pulsazioni del suo cuore non mentono.
Una morsa di dolore si è impossessata di tutto il mio petto quando ho realizzato che ha paura di me, e non è ancora passata.

<< Puoi...puoi spiegarmi, per favore?>> mi chiede con un tono stranamente calmo, che non si addice per niente alla situazione in cui ci troviamo.

Capisco che vuole una spiegazione su come io sia diventato un lupo, perciò, scavando nei miei ricordi, cerco quello di quel giorno.
Non ci metto molto a trovarlo sinceramente, sono rimasto letteralmente traumatizzato, quindi è uno dei ricordi più vividi che ho.

<< Stavo tornando a casa dopo aver passato tutta la giornata in biblioteca a prepararmi per un compito...>> inizio, mentre lui si ferma sedendosi sulla poltrona accanto al divano, distante da me il più possibile.
<< Si stava facendo sera e io ero perso tra i miei pensieri, e non mi sono accorto di questo strano ragazzo che stava venendo nella mia direzione.
Successivamente mi sono ritrovato contro il muro, con davanti i suoi occhi rossi...>> gli spiego, credo facendo riaffiorare il ricordo di essi dentro la stanza d'ospedale anche a lui.
<< Mi ha detto che sarei stato perfetto come suo Beta, a quel tempo giuro che no avevo idea di che cosa stesse parlando, poi mi ha morso un polso...>> dico, alzando il braccio destro.

<< È così che sei diventato...>> lascia la frase in sospeso.

<< Si, se il morso non ti uccide, allora ti trasforma>> ammetto.

Lui sgrana leggermente gli occhi.

<< Aspetta, fammi capire, saresti potuto morire?>> domanda preoccupato.

<< Se il mio sangue non fosse stato abbastanza forte, si>> gli spiego.

Si alza in piedi di scatto, facendomi sobbalzare dato che non mi aspettavo un'azione del genere.
Poi si gira, dirigendosi verso la porta.

<< Che...dove stai andando?>> gli chiedo, alzandomi dal mio posto per raggiungerlo.

<< A fare due chiacchiere con il tuo amico lupo>> dice, mostrandomi la pistola che successivamente si infila in tasca.

Realizzo in pochi istanti cosa intende per "chiacchiere", così lo supero, buttandomi contro la porta e impedendogli di aprirla.

<< No>> dico solo.

<< Jungkook, spostati>> mi intima.

<< No, non ti permetterò di fargli del male>> affermo, sentendo i miei occhi diventare gialli, e me lo conferma il fatto che mio padre inizia a tremare da capo a piedi, per poi cadere per terra e allontanarsi da me strisciando sulla schiena.

<< Perché non...non vuoi che io gli dia una lezione? Guarda cosa ti ha fatto!>> esclama, arrivando a toccare il muro e indicandomi con una mano, mentre sento il battito del suo cuore martellarmi le orecchie.

Sospiro, facendo tornare i miei occhi del loro colore naturale.

<< Non volevo essere un lupo all'inizio, lo ammetto, ma ora non è più tanto male.
Certo, ci si abitua a tutto, ma non è tanto per i sensi da lupo, quanto per le persone che Namjoon mi ha permesso di conoscere.>> ammetto, riferendomi al resto del branco ovviamente.
<< Sai che non avevo molti amici prima e...>>

<< E i tuoi compagni di squadra?>> mi ricorda.

Alzo gli occhi al cielo, sbuffando leggermente.

<< Non sono miei amici.
Okay, giochiamo a basket insieme wow, ma poi? Chi di loro sarebbe disposto a sacrificarsi per me?>> domando.

<< Perché invece i tuoi "amici" sarebbero disposti a farlo?>> mi chiede, rimettendosi in piedi lentamente.

Annuisco.

<< Si, loro sarebbero disposti a farlo per me e io per loro.
È questo che ci rende un branco>> gli spiego.

Lui sospira leggermente, passandosi una mano sulla fronte, mentre lo noto strizzare forte gli occhi.
Quando li riapre, infila una mano in tasca, estraendo la pistola e posandola sul mobile accanto a lui, facendomi vedere che non ha intenzione di usarla.

<< Non gli farai del male vero?>> domando.

<< Se tu non vuoi, no>> risponde e, dalle pulsazioni del suo cuore capisco che è sincero.

Annuisco.
Poi lui si porta entrambe le mani alle tempie, massaggiandole mentre richiude gli occhi.

<< Papà stai bene?>> domando, avvicinandomi leggermente, quando però lo vedo sobbalzare mi fermo.

<< Si, ho solo un po' di mal di testa>> ammette, aumentando nuovamente la distanza tra di noi.
<< Ora prendo un'aspirina e mi passa, tranquillo>> dice, indietreggiando fino alla cucina.

<< Posso fare qualcosa per te?
Ti preparo un tè o...>>

<< No, grazie figliolo, sono a posto>> afferma, per poi sorridermi leggermente.

Un sorriso finto, pieno di paura.
Annuisco e basta.

<< Puoi andare ora>> dice solo, senza però muoversi dalla sua posizione.

Sembra stia aspettando che io mi volti per poter fare lo stesso, quasi avesse paura che possa attaccarlo alle spalle.

<< Buonanotte>> borbotto, avviandomi successivamente verso le scale.

<< Notte>> dice lui, mentre inizio a salirle.

Lo osservo ancora un'ultima volta e, sebbene adesso sia entrato in cucina, non smette un secondo di fissarmi, preoccupato che possa fare qualche azione improvvisa probabilmente.
Una volta arrivato in camera, chiudo la porta alle mie spalle, posandomi contro essa e sospirando, mentre sento i miei occhi diventare lucidi e il mio petto farsi molto più pesante.

𝐒𝐔𝐏𝐄𝐑𝐍𝐀𝐓𝐔𝐑𝐀𝐋 | 𝐤𝐧𝐣Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora