2.

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-un mese dopo-

Eleanor's POV
Scendo dal taxi, pagando l'autista, per poi afferrare la mia valigia e posarla accanto a me sul marciapiede.
Alzo poi gli occhi al cielo, quando sento la suoneria del mio telefono squillare per l'ennesima volta.
Infine rispondo senza neanche guardare il contatto, so di chi si tratta.

«Mamma sono esattamente fuori casa, vuoi finirla di chiamarmi?!» dico, sbuffando leggermente.

Sarà almeno la ventesima chiamata che mi ha fatto dall'aeroporto a qui, per non parlare di tutte le volte che mi chiamava al giorno per il mese in cui sono stata a Londra.
Ero partita per una vacanza studio, ma non mi sarei mai aspettata che mia madre stesse in ansia in questo modo.
Afferro il manico della valigia avviandomi verso la porta, quando vedo quest'ultima spalancarsi e mia madre correre verso di me a braccia aperte.
Mi stringe a se sul portico di casa, mentre io ricambio osservando lo sguardo intenerito di mio padre alle sue spalle.
Okay, in realtà non sono i miei genitori dato che mi hanno adottata, ma grazie a loro, da quando avevo cinque anni, posso dire di aver avuto una vera famiglia. Mi hanno educata secondo le regole orientali e potrei tranquillamente passare per una ragazza nata in Corea, se non fosse per i miei lineamenti occidentali.
Mio padre afferra la mia valigia portandola dentro casa, mentre mamma mi guida all'interno di essa come se la vedessi per la prima volta.
Diavolo sono stata via solo un mese non tre anni e mezzo.

«Sto preparando il tuo piatto preferito; Kimchi piccante» mi informa chiudendo la porta.
«Yoongi è tornata tua sorella, potresti almeno salutarla, non credi?!» continua rivolta al mio fratellastro stravaccato sul divano, intanto che lei torna in cucina.

«Non è mia sorella» sussurra.

«Yoongi...» lo rimprovera suo padre, ma io lo fermo scuotendo leggermente la testa.

Yoongi mi odia, ne sono pienamente consapevole, ma non mi dispero affatto dato che il sentimento è reciproco.

«Ciao Eleanor» dice scocciato, continuando a guardare la tv.

«Yoongi» ricambio con lo stesso tono.

Non so sinceramente quando sia nato tutto quest'odio tra di noi, mi ricordo però che un tempo ci volevamo bene, o almeno così sembrava.
A meno che non mi sia sognata tutto una notte in cui avevo la febbre a trentanove, il che è molto probabile. Eppure ho questo ricordo di noi seduti uno accanto all'altra sulla riva di un lago a mangiare marshmallow. Non mi ricordo che lago fosse, né tantomeno il posto. Ero piccola e, come già detto, non sono neanche sicura sia successo davvero, perciò da quanto ne so, io e Yoongi ci siamo sempre odiati.
L'unico momento di pace che mi ha regalato, è stato quando è dovuto partire per i due anni di militare, che credo siano obbligatori qui in Corea.
Avevo mamma e papà solo per me, senza dovermi preoccupare di litigare per ogni cosa.
Poi però è tornato e i nervi a fior di pelle con lui.

«Vado a sfare la valigia, chiamami quando è pronto» dico riferita a mia madre, poi salgo al piano superiore entrando in camera mia, la quale si trova di fronte a quella di Yoongi.

Subito condividevamo la stessa stanza, ma una volta approvato che non riuscivamo a sopportarci, mamma e papà hanno deciso di dividerci, cedendo a Yoongi la loro camera e trasferendosi nella stanza degli ospiti al piano inferiore.
Entro dentro, posando la mia valigia sul letto e aprendola, per poi riporre i vestiti negli appositi cassetti intanto che mi guardo intorno.
Non è gigantesca come camera, ma c'è tutto quello di cui ho bisogno e che, per i due mesi che sono stata via, mi è mancato tantissimo.
Partendo con il mio letto, sul quale, dopo aver levato la valigia, mi butto sprofondando nel soffice piumone.
Il resto della serata passa abbastanza in fretta.
Mia madre mi chiama per mangiare e quando arrivo a tavola mi siedo al mio posto, ovvero di fronte a mamma. Yoongi è alla mia sinistra, mentre papà dall'altro lato.
La cena passa abbastanza tranquillamente, intanto che racconto ai miei genitori le meraviglie dell'Inghilterra, interrotta qualche volta da alcuni "chissene frega" di mio fratello.
Finita la cena mi offro di aiutare mamma a ripulire i piatti, ma lei mi congeda dicendo che ho bisogno di riposare dato che domani dovrò tornare a scuola.
Già, la scuola...
A dirla tutta preferivo di gran lunga i college inglesi, almeno lì nessuno mi guardava come se fossi il personaggio strambo di qualche anime.
È difficile essere l'unica occidentale in una scuola di asiatici e non è affatto bello come la gente crede in realtà. I ragazzi pensano che le straniere siano solo un passatempo, che non riescano a prendere una relazione sul serio.
E le uniche tre storie che ho avuto ne sono la prova.
Ti usano come distrazione temporanea e, quando finalmente decidono di impegnarsi seriamente, ti piantano per mettersi con una coreana.
Sospiro, rigirandomi tra le coperte.
Per fortuna però ho Sunmi.
È la mia migliore amica e lo conferma il fatto che, quando sono con lei, non penso a tutti i problemi che ho con mio fratello, e neanche che a quanto pare questo paese mi considera una poco di buono, l'unica cosa di cui devo preoccuparmi è cercare di non farmi venire i dolori alla pancia per le troppe risate che ci facciamo, nulla di più.

𝐒𝐔𝐏𝐄𝐑𝐍𝐀𝐓𝐔𝐑𝐀𝐋 | 𝐤𝐧𝐣Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora