Camminavo per il parchetto senza una meta precisa, mi appoggiai ad un albero e scivolai lentamente a terra. Erano tutti rinchiusi dentro casa per le vacanze, ci sarei dovuta essere anche io invece di starmene su un fottuto terreno gelido a ricordare i miei pochi momenti con Curtis.
Erano bastati pochi mesi, solo tre, e lui era riuscito ad entrare nella mia bolla senza nessun problema. Lui era riuscito a dedicarmi parole che mi erano servite immensamente, lui era riuscito a capirmi, lui mi aveva fatto ridere, lui mi aveva aiutata senza chiedere nulla in cambio ed ora se ne stava andando.
Ed era doloroso, terribilmente doloroso ma forse avrei potuto superarla. Perché una morte programmata fa male, averla davanti e saper di star per vederla, soffrire perché sai benissimo cosa succederà nonostante tutti i miracoli, nonostante le bugie dei medici.
"Starà meglio e si riprenderà, sarà semplice."
Sì, per loro magari. Io sapevo cosa mi aspettava, cosa aspettava Curtis alla fine del tunnel. E saperlo faceva dannatamente male come un coltello che lentamente si conficcava nella pelle e spingeva ogni secondo sempre più a fondo. Una morte improvvisa ti lascia un segno dentro, una morte programmata il segno te lo fa vedere prima con il binocolo e poi te lo fa vivere.
E così mi ritrovai a pensare al dopo, al futuro. Ad un futuro dove Curtis non mi ronzava più intorno durante gli intervalli, un futuro dove Curtis non mi chiedeva più di parlare con Eric per qualche test andato male, un futuro dove Curtis non mi sopportava più i pomeriggi dentro quel locale. Un futuro senza Curtis era un futuro senza quei pochi minuti di serenità e tranquillità, un futuro senza Curtis io non me lo immaginavo. Perché era semplice pensare al passato, quando lui non era ancora parte della mia vita, ma era difficile e quasi impossibile pensare ad un futuro senza di lui.
Venni ridestata dai miei pensieri quando Aura si sedette, sopra una giacca, di fronte a me con un bicchiere enorme di caffèlatte e me lo porse con un lieve sorriso in volto.
«Non ho sete.» lei annuì e appoggiò il recipiente al mio fianco.
«Ti ho cercato per tutta la città, ho letto il messaggio.» tenni lo sguardo puntato sulle suole delle nostre scarpe che si appoggiavano. «Come stai?»«Dovrei chiedertelo io Aura, non sono io quella innamorata di lui.» buttai lì senza pensarci.
«Certo, ma sei te quella che si è aperta con lui e gli ha permesso di entrare nel suo piccolo mondo. Io non l'ho fatto Dav, non con lui.» deglutii e non risposi. «Oggi sono andata in ospedale da lui, mi sentivo morire dentro.» non accennai ad un segnale così la bionda continuò. «Abbiamo parlato, lui ha parlato in realtà. Mi ha chiesto di mio padre, della scuola e del futuro: cosa avrei voluto fare una volta diplomata, se volessi lasciare il lavoro dopo la scuola e altre cose.»«Abbiamo parlato come non avevamo mai fatto, continua ad essere lui anche in un letto di ospedale. Con le sue battutine ironiche e i suoi giri di parole.» sorrisi lievemente. «Mi ha anche detto che hai dormito lì stanotte.» scrollai le spalle. «Dai Dav, parlami.» alzai lo sguardo su di lei e afferrai il bicchiere per sorseggiare qualche goccio.
«Sapevo che se fossi tornata a casa non sarei riuscita comunque a dormire.»«Mi ha detto anche della promessa che ti ha fatto fare, hai intenzione di mantenerla?» annuii.
«Spero.» lei mi prese le punte dei miei piedi e iniziò a muoverle su e giù, tirandomi fuori un sorrisino dal volto.
«Sei bella quando sorridi, dovresti farlo più spesso.» abbassai lo sguardo e mi sistemai la cipolla che mi cadde sulla fronte.
«Come faccio? Non credo di riuscirci.»Lei vide a malapena i miei occhi lucidi perché io girai la testa verso l'ingresso del parchetto, ma lei si gettò velocemente al mio fianco.
«Sei forte Dav.» scossi la testa.
«Sono solo patetica, riesco a piangere per una persona che ho conosciuto solo mesi fa e non per cose più drastiche. Sono patetica Aura.» sputai con ribrezzo.
«Non sei patetica, sei dolce e carina.»
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UNhappy
Teen FictionUn passato da dimenticare, un senso di mistero che si cela dietro quegli occhi sempre truccati e una lingua biforcuta hanno sempre caratterizzato Davina Foster. Tutti la conoscono, ma nessuno lo fa veramente. Un animo tormentato e oscuro, una ragazz...