«Voglio solo dire, signor giudice, che mi pento per ciò che ho commesso. Mi pento di aver venduto sostanze stupefacenti ai giovani di questa cittadina, mi pento di aver aggredito quel ragazzo e mi pento di una quantità spropositata di cose. Ma non voglio che le persone a cui tengo, le persone che sanno veramente chi sono mi vedano per il resto della mia vita in prigione.»
Aura si girò verso di me, chiuse gli occhi e strinse i pugni appoggiati delicatamente sul vestito che indossava. Avrebbe voluto dire qualcosa, avrebbe voluto negare ciò che suo padre stava dicendo ma non ci riuscì perché lo sguardo di lui trasudava malvagità.
Il signore si sedette vicino al suo avvocato con un sorrisetto nascosto a tutti, abbassò la testa verso il tavolo e poi spostò lo sguardo alla mia destra dove sedeva Aura in tutta la sua bellezza.
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«Tutti in piedi.» i presenti in tribunale si alzarono, compresa me. «Presiede il giudice Martin Beckham.» il signore ultrasessantenne fece un cenno nei nostri confronti e si sedette sulla sua maestosa sedia.
«Seduti.» lanciai uno sguardo a Eric che sostava a qualche posizione più indietro rispetto a me. «Ufficiale giudiziario faccia entrare la giuria.» feci un respiro profondo, presi la mano della bionda al mio fianco e la strinsi.La giuria si posizionò al proprio posto e solo dopo qualche minuto di silenzio il giudice riprese a parlare. «Primo giurato, avete raggiunto un verdetto?» mi guardai intorno, mi tremarono le gambe quando lo sguardo di quel viscido uomo si puntò su di me.
«Si, Vostro Onore.» provai a calmarmi, Aura al contrario sembrava aver raggiunto il livello di calma necessaria per affrontare la situazione al meglio e non pensavo che potesse realmente riuscirci.«Qual è il verdetto?» tutti si guardarono preoccupati e la mia attenzione venne focalizzata dai due ragazzi in piedi, vicino all'uscita: Nate e Curtis stavano aspettando come tutti una risposta e quest'ultimo guardava Aura con un'espressione sofferente mentre il mio ex migliore amico sembrava essere piuttosto in ansia. Quell'ansia che ti uccide, che ti provoca dolore, quell'ansia che ti fa soffrire e per la quale non vorresti più continuare a sentire nulla.
Nate conosceva il padre di Aura, frequentava spesso la casa della ragazza quando ancora aveva due genitori e quando ancora i due erano fidanzati anni prima. Non raccontava però poi molto, anche perché noi due avevamo iniziato ad allontanarci dopo qualche mese iniziato il liceo, ma sapevo che non aveva una buona opinione su quell'uomo. Ogni volta che lo nominavo la sua espressione mutava e grazie alla sua mimica straordinaria, percepii veramente i suoi pensieri.
«Noi della giuria, nel caso di Daniel Davis, riteniamo l'imputato non più colpevole a seguito di una testimonianza in forma anonima.» nella stanza si elevò un boato, chiusi gli occhi per rielaborare l'informazione e sentii la mano di Aura stringere la mia con più forza.
«Per favore, ordine in sala.» il giudice ci richiamò, sbattendo il piccolo martelletto più volte. «Ringrazio l'avvocato e ringrazio la giuria per la pazienza, l'attenzione e il sostegno durante questi due processi. Ritengo ormai il caso di Daniel Davis aggiornato.»Mi girai verso Aura che scoppiò, silenziosamente, a piangere. Il suo volto venne infatti rigato da alcune lacrime che le rovinarono il trucco, i suoi occhi rossi permisero alle persone di vedere la sua fragilità, anche solo per qualche secondo, anche solo per poco tempo.
Si alzò, cercò di raggiungere la porta per fuggire da quella stanza per prendere una boccata d'aria ma venne fermata da Eric che circondò il suo busto e le permise di appoggiare la testa sul suo petto avvolto da una camicia azzurra prima che lei potesse fare la sua uscita.
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UNhappy
Fiksi RemajaUn passato da dimenticare, un senso di mistero che si cela dietro quegli occhi sempre truccati e una lingua biforcuta hanno sempre caratterizzato Davina Foster. Tutti la conoscono, ma nessuno lo fa veramente. Un animo tormentato e oscuro, una ragazz...