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Era passato solo qualche giorno e Aura non ne voleva sapere di dire addio al padre e di vederlo un'ultima volta, non ne parlava mai e aveva iniziato a non mangiare. Mi ero accorta di qualche cambiamento già quando lui era stato scarcerato, ma solo in quel momento ne ero convinta.

Non passava più la pausa pranzo con me, si nascondeva da qualche parte a scuola e probabilmente fumava. Fumava più del previsto da giorni e non solo sigarette, aveva ripreso veramente a drogarsi e mi stava spaventando sempre di più. Non parlava, se ne stava rinchiusa dentro casa a fare non so bene cosa e le uniche volte che potevo starle vicino era quando lavorava.

Aveva deciso di andare a scuola a piedi nonostante il venticello della mattina o le piogge del periodo invernale, non mi cercava più nemmeno durante gli intervalli e a pranzo. Non usciva più per fare le solite cose adolescenziali e se mi presentavo alla sua porta per passare anche solo un pomeriggio in sua compagnia faceva finta di non essere a casa.

Curtis mi teneva informata sulle sue abitudini quotidiane, ma anche lui in quel periodo sembrava essere distaccato. L'unica persona che continuava a girarmi intorno era Nate: in mensa cercava di sedersi con me e provava a far partire delle conversazioni inutili mentre a volte mi chiedeva anche di uscire per prendere qualcosa, in amicizia ovviamente.

Jaden al contrario non lo vedevo da quella notte, era letteralmente scomparso. Nei corridoi non si sentiva nemmeno la sua presenza, il suo profumo così invitante e alle lezioni che avevamo in comune non l'avevo nemmeno più visto. Mi ero fermata anche una volta agli allenamenti della squadra fingendo di voler vedere Nate, ma rimasi sorpresa quando non lo vidi nemmeno in quella occasione. Mi avevano detto che li faceva sempre, controvoglia ma almeno si presentava!

Sembrava che tutti ce l'avessero con me, sembrava quasi che di punto in bianco avessi commesso un reato e che anche solo guardarmi fosse pericoloso per tutti.

La scuola iniziò a notarlo, mi citavano spesso nei discorsi e una ragazza aveva anche provato ad insultarmi in bagno. Dico solo che le feci vedere che non avevo certo paura di qualcuno in quella scuola, ero sempre più stanca ogni giorno perché passavo le notti a contorcermi nel letto.

Erano più i lenzuoli madidi di sudore che quelli che fortunatamente rimanevano asciutti, perciò anche Cat e Eric si insospettirono abbastanza: provarono a portarmi a fare shopping, tentarono anche di ravvivare ciò che era rimasto di me con una giornata al mare ma nulla funzionava.

Mi stavo imbottendo di pasticche contro lo stress e altre cose simili finché una sera, in preda ad un attacco di shock, pensai anche di afferrare la limetta da barba del mio tutore ma ci ripensai. Non volevo cadere nuovamente in quel vortice di dolore e pessime conseguenze, non volevo che mi mandassero per la seconda dallo strizza cervelli senza nemmeno avere delle conseguenze positive.

«Un frappuccino.» mi appoggiai al bancone. Ormai avevo anche rinunciato a sedermi sugli sgabelli quando mi resi conto che nessuno dei due ragazzi voleva parlarmi.
«Curtis.» un venticinquenne, più o meno, si avvicinò e salutò il biondo che, alla sua vista, sorrise. «Mi sei mancato, come vanno le cose?»

In pochi secondi lo riconobbi e sorrisi al ricordo della nostra prima e unica conversazione.
«Mi annoio, ma vanno piuttosto bene.» nonostante fossi presa a guardare il moro, sentii il tono che trasudava menzogne di Curtis.
«Ti ricordi di me?» chiesi quando lui finì di parlare con il biondo.
«Vediamo. Carnagione scura, capelli castani e occhi marroni. Certo che mi ricordo di te, non l'abbiamo preso però quel drink insieme.»

Sorrisi e afferrai la mia merenda quando la bionda me l'appoggiò davanti alla faccia.
«Voi due vi conoscete?» annuii.
«Ci siamo incontrati alla festa di Dave.» mi sedetti su uno sgabello.
«Eri lì? Non ti ho visto, potevi venire a salutarmi.» si offese Curtis.
«Dai Johansson, sai che Jaden non mi può neanche vedere.» entrambi sorrisero a questa dichiarazione.

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