18.

95 5 0
                                    

Io e Aura eravamo tornate a casa sua, era praticamente ubriaca dalla punta dei suoi capelli fino ai piedi e questo non aiutava con il fatto che avrei dovuto trascinarla per tutta la palazzina. «Aura cazzo.» urlai quando mi vomitò sulla felpa.
«S-scusa.» balbettò lei mentre la appoggiavo delicatamente sopra il letto, cercando di non sporcare nulla.

Mi avviai in bagno e, con un panno bagnato, provai a mandare via i residui di cibo spazzatura che avevamo mangiato durante il viaggio verso Santa Barbara e la macchia dalla mia felpa.
«'Fanculo.» afferrai la canottiera elegante che avevo portato per la festa dopo partita e la indossai rapidamente, mettendo a lavare la mia maglia e i vestiti di Aura.

Mi sedetti sul divano della sala quando, dopo mezz'ora, Aura era finalmente riuscita ad addormentarsi. «Ma è possibile che non ci sia mai nulla?» sbuffai innervosita, spensi la televisione e mi avviai verso la piccola cucina. «Oh andiamo, ma ci vive qualcuno in questo appartamento?» osservai le sottilette, un pacco di insalata confezionata e tante bottiglie di birra.

Ne presi una e uscii nel balcone, appoggiando i gomiti sopra la ringhiera arrugginita.
«Davina.» mi girai confusa.
«Curtis.» alzai la bottiglia in mano quando vidi che stava bevendo la stessa cosa e feci una smorfia. «Sono le otto e mezza, non dovresti essere alla partita?» domandai.
«Io non gioco a basket, Jaden e Nate però sì. Tra poco li raggiungo, vuoi venire con me?»

Scossi la testa indifferente.
«Aura sta dormendo, credo che faremo un salto alla festa solo se sarà nelle condizioni di farlo.» dichiarai.
«Mi dispiace.» aggrottai la fronte.
«Per cosa di preciso?» portai alla bocca la bottiglia e rabbrividii, anche se eravamo in California era sera e il leggero venticello fresco non aiutava.
«Per Santa Barbara, mi scuso più da parte di quei due che da parte mia.»

Scossi la testa.
«Non dovresti scusarti, non avete fatto nulla di male questa volta.» sapevo ammettere quando la colpa non era degli altri, non ero poi così stronza e orgogliosa.
«Bhe, per quello che ti ho detto. Che vai a letto con quelli più grandi, mi dispiace. Non sono affari miei con chi tu vada a letto, sinceramente.»

Gli feci un cenno del capo e prima di ritornarmene in salotto, mi presi del tempo per osservarlo: indossava una camicia bianca con le maniche arrotolate sui gomiti e un jeans nero lungo strappato all'altezza delle ginocchia. Aveva una bottiglia di birra in mano mentre con l'altra si sistemava i capelli biondi che gli ricadevano sulla fronte in modo disordinato.

«Johansson... Non mi piacciono quelli più grandi. Io e il prof non andiamo a letto insieme e il barista mi ha aiutato a nascondermi da voi, mi piacciono i ragazzi della mia età in realtà.» lui sorrise, mi fece un cenno del capo e poi inclinò la testa.
«Non ho voce in capitolo per giudicarti semmai dovesse succedere il contrario.» annuii e lo lasciai fuori mentre io entravo nel piccolo appartamento.

Mi avvicinai al letto della mia amica e provai a vedere come stesse.
«Dav, portami un'aspirina.» mi accovacciai alla sua altezza e le tirai su le coperte.
«Dove sono?» domandai.
«Devi andarle a comprare.» mi maledii mentalmente e poi riflettei: a casa mia non credevo di averle mai viste e le farmacie a quell'ora credevo fossero chiuse.

Uscii dall'appartamento con le chiavi in mano, sospirai e feci qualche passo per arrivare davanti ai vicini di casa. Bussai alla porta e, nell'attesa piuttosto lunga, mi appoggiai al muro.
«Ma si può sapere chi è che disturba a quest'ora?» Curtis spalancò la porta con il torso nudo e un pantalone della tuta addosso, mi guardò confuso e poi sorrise.

«Non riesci a starmi alla larga amore.» alzai gli occhi al cielo, mi allontanai di qualche passo da lui e incrociai le braccia al petto.
«Non chiamarmi amore, ho bisogno di alcune aspirine.» si spostò leggermente dalla porta e mi fece cenno di entrare così varcai la soglia. «C'è Jaden in casa?» chiesi curiosa.
«Sì, è in camera sua.»

UNhappyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora