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Jaden Reyes's pov

La vidi così piccola sotto le braccia forzute del prof, corrugai la fronte quando osservai meglio la sua espressione. Non voleva, non voleva le mani di quel bastardo sul corpo ma le mie sì. Sorrisi solo qualche secondo per poi tornare a guardare la scena con un'espressione corrucciata.

«Cosa stai facendo?» Nate venne verso la mia direzione.
«Volevo andare a fumare sul tetto, ma quei due hanno ostacolato il mio fantastico piano.» sbuffai mentre il moro guardava la scena confuso.
«Cosa stanno facendo?» scrollai le spalle e mi girai verso di loro.
«Non me ne può fregare un cazzo Williams.»

«Andiamo, non ha baciato Joseph. Non lo farebbe, non lei.» inarcai un sopracciglio.
«Se non sbaglio anche tu hai creduto a lui.» annuì rapidamente.
«Senti, so che l'hai baciata qualche volta e anche a casa mia perciò non fare il testa di cazzo con me Jaden.» dentro l'accademia militare mi ero accorto quanto in realtà eravamo simili io e quel bastardo, quanto in realtà lui riusciva a capirmi senza conoscermi da una vita.

«Non faccio il testa di cazzo.» mi giustificai, infilando il telefono dentro le tasche dei miei pantaloni.
«E non mi vuoi dire che eri geloso la sera della festa? Andiamo Jaden, ti conosco meglio di quanto credi.» scossi la testa e mi staccai dal muro, porgendo la mia attenzione per qualche secondo verso i due che si trovavano ad una ventina di metri di distanza da noi. «Non l'avresti guardata in quel modo se fosse stata una delle tante. Eri deluso, anzi peggio. Eri incazzato perché qualcun altro le aveva messo le mani addosso e tu non eri lì per impedirlo.»

«Ha bisogno di te bastardo.» indicai il prof e lui capì al volo perché si girò preoccupato verso di loro e iniziò a correre come una furia verso la sua migliore amica e il professore di ginnastica.

°°°

«Senti Reyes, ho una cosa da dirti.» mi sedetti sul sedile della mia jeep e corrugai la fronte mentre chiudevo la portiera dell'auto. «Sono a Oxnard per degli affari, c'è un problema.» mi guardai intorno e intravidi velocemente la bambolina camminare con degli occhiali da vista addosso.

Le stavano dannatamente bene ed io ero stato quasi tentato di sbatterla contro la porta del tetto quel giorno per sentire nuovamente il suo sapore, che francamente aveva qualcosa che la differenziava dalle altre. Era buono, quasi dolciastro, ma non assumeva nessun particolare rimando a frutti o cose simili come invece facevano tutti gli altri. E poi Dio, le sue labbra erano una fottuta droga!

La guardai mentre usciva da scuola con quell'andatura sicura, ma nemmeno troppo, e quello stile che spaccava un bel po'. Indossava un mon jeans nero strappato sulla coscia con una maglietta dello stesso colore infilata dentro i pantaloni, i capelli erano portati disordinatamente in una cipolla e il trucco non era nemmeno molto marcato.

«Dio Reyes, ascoltami quando ti parlo.» alzai gli occhi al cielo e tornai a prestare attenzione al mio cellulare.
«Che cazzo vuoi Williams?»
«Lo sai che solitamente tuo fratello mi aiuta quando sono qui.» era decisamente troppo lento quando parlava e ci metteva troppo per arrivare all'osso della questione. «Quando solitamente finisco gli accordi, vado in questa casetta di montagna che mi lascia tuo fratello.»

«Non mi frega un cazzo Nate, non rompermi i coglioni con questa storia.» buttai lì nervoso.
«E invece ti dovrebbe importate perché tuo fratello non si è visto oggi, non ha lasciato né chiavi né avvisi come fa di solito se tarda.» mi avvertì.
«È sangue del mio sangue, sa cavarsela e tornerà. Tu piuttosto, com'è andato?»

«Bene. Domenica mattina presto ti aspetta all'entrata di Oxnard. Non tardare Jaden altrimenti tutti i piani saltano.» sorrisi.
«Puntuale come un orologio svizzero.» la buttai sul ridere, ma Nate non apprezzò perché mi chiuse la chiamata in faccia senza nemmeno ribattere.

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