«Hai rotto il cazzo.» lo fulminai di getto, ero indiavolata.
«Io cosa? Ma se sei tu che mi hai letteralmente tirato un pallone in testa coglione.» sorrise, si alzò le maniche della felpa e prese il pallone da basket.
«La prossima volta impari a giocare ragazzina.»Come eravamo passati dal bacio a stampo a casa di Nate all'urlarci contro? Semplice: mi aveva tirato una pallonata in testa durante l'ora di educazione fisica che avevamo insieme. In quel momento lo stavo uccidendo con uno sguardo mentre lui sorrideva divertito. Era così snervante!
«La prossima volta impari a prendere la mira testa di cocco.» anche il prof Ambrose stava cercando di farci calmare, senza ottenere risultati però.
«Testa di cocco a chi?» gli tirai l'ennesimo pallone, ma lui lo schivò prontamente facendomi salire sempre di più l'istinto omicida.
«A te Reyes, sei una persona insopportabile.»«Non sembravo così insopportabile ieri sera.» sapevo che avrebbe trovato il modo per tirare fuori la questione.
«Sei tu che ti avvicini sempre.» tutti i nostri compagni ci stavano guardando, ma ormai il fatto che eravamo così vicini ma allo stesso tempo così testardi entrambi era piuttosto ovvio.«Ma tu non mi allontani ragazzina.» alzai gli occhi al cielo.
«Se potessi tornare indietro lo avrei fatto ormai una trentina di volte.» urlai snervata.
«Se, se e sempre se. Solo parole buttate all'aria. Sai fare un discorso ovvio, senza probabilità?» mi avvicinai a lui.
«Cosa vuoi che ti dica? Che non mi voglio allontanare da te?»«Non dovresti dirlo a me, dovresti ammetterlo a te stessa.» una ragazza cercò di tirarmi indietro.
«Io non devo ammettere proprio nulla a nessuno perché non ti voglio stare vicina.» urlai indignata.
«Sicura?» corrugai la fronte quando avanzò verso di me.«Quindi se faccio questo...» mi afferrò il braccio trattenuto dalla ragazza.
«Non farlo.» lo avvertii con la voce rauca e sommessa.
«E se faccio così.» mi attirò al suo corpo sudato e maleodorante a causa dell'ora di educazione fisica.
«Ragazzi ora smettetela.» il prof provava a farci allontanare.«Sapresti allontanarmi?» infilò una mano sotto la mia canotta larga facendomi rabbrividire.
«Jaden.» lo richiamai, schiudendo le labbra preoccupata.
«Allontanami ora.» perfino la voce del prof al momento non mi interessò, rimanemmo solo noi due per me e attraverso i suoi occhi capii che forse era lo stesso per lui.«Vedi, è inutile evitarmi.» quando il suo respiro si scontrò sul mio orecchio, ritrovai le forza per allontanarlo e lo spinsi lontano almeno il minimo indispensabile.
«Chi è che era attratto?» sorrisi malefica. «Ti ho mostrato che non sei tu il giocatore tra i due, posso allontanarti quando più mi va e tra i due sei tu quello succube al mio fascino.»Tutti fecero una faccia sbalordita, un ragazzo trattenne una risata mentre Jaden scosse la testa esasperato.
«Mi fai ridere credendo di avere in mano le redini del gioco, sei solo una bambina Foster.» alzai gli occhi al cielo.
«Sei tu il bambino.» si avvicinò ma questa volta mi allontanai. «E hai smesso di avere i comandi del gioco da quando ti sei avvicinato in quello spogliatoio del cazzo.»Lui sorrise malizioso, si guardò intorno e poi inarcò un sopracciglio divertito.
«Perché non lo replichiamo? Potremmo far vedere a tutti come si fa veramente, no?» questa era una frecciatina ad un suo compagno di squadra, lo avevo capito perché immediatamente un biondo si rabbuiò e gli tirò il pallone in testa.«Potresti tirarglielo anche da parte mia?» feci sorridere una ragazza poco più lontana da me. «E ora prof se permette, io mi prendo l'ultima ora per rilassarmi.» uscii di corsa dalla palestra e mi avviai nello spogliatoio senza ascoltare e obbedire a nessuno.
Mi chiusi in bagno per fare la doccia e poi uscii con i capelli bagnati che gocciolavano a terra, rendendo scivoloso tutto il pavimento. Mi fermai davanti allo specchio e osservai il trucco ormai sbavato lungo le mie gote arrossate per la temperatura dell'acqua, mi lavai la faccia e dopo qualche passata finalmente tornai ad essere una persona normale e non più un mostro.
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UNhappy
Teen FictionUn passato da dimenticare, un senso di mistero che si cela dietro quegli occhi sempre truccati e una lingua biforcuta hanno sempre caratterizzato Davina Foster. Tutti la conoscono, ma nessuno lo fa veramente. Un animo tormentato e oscuro, una ragazz...