Scesi in cucina dopo che la mia sveglia mi fracassò i timpani. Ma dico io, questi aggeggi infernali non li potevano fare un po' più sopportabili? No, sul serio. Non riuscivo a svegliarmi con il buon umore il sabato e la domenica che non l'azionavo, pensa i giorni in cui me la ritrovavo puntata in un orecchio. Snervante!
Mi sedetti al tavolo, trovando stranamente Catlin ai fornelli mentre mi preparava degli ottimi pancakes e cose varie. Mi versai in una tazza del caffè diluito con il latte e presi il giornale dei programmi, lessi i vari film in programmazione finché la bionda non si sedette di fronte a me.
Era una settimana più o meno che il padre della mia amica era stato scarcerato e aveva ripreso a vivere con sua figlia e di questo in casa mia non si era mai accennato nulla, entrambi mi chiedevano solo come stesse Aura e se volesse venire da noi qualche giorno per passare il tempo con me.
«Abbiamo pensato, sempre che entrambe siate d'accordo, di liberare lo studio al piano di sopra e trasformarlo in una camera per Aura.» passai il mio sguardo tra i due un paio di volte prima di schiarirmi la voce per farlo ripetere.
«Mi state dicendo che vorreste far vivere Aura qui?» chiesi quindi.
«Non sappiamo con esattezza se ciò è possibile data la libertà ormai del padre, ma sì. Ci piacerebbe farla venire a vivere qui da noi, tu saresti contenta?»Eric appoggiò il giornale sportivo sul tavolo, prese alcuni pancakes e mi osservò per qualche secondo con un sopracciglio inarcato verso l'alto.
«Mettiamo in chiaro una cosa. Se viene a vivere in questa casa deve ascoltarmi, deve dirmi dove va e cosa fa.» alzai gli occhi al cielo.
«Smettila tesoro.» sorrisi.
«Io nella maggior parte dei casi non le rispetto e sono la figlia migliore del mondo, non credi?»«Non proprio, ma ti lascio con la convinzione.» sbuffai. «Comunque, voglio un rapporto dettagliato dei ragazzi che frequentate e dei posti in cui andate. Non mi guardare così, è per la vostra sicurezza.» scossi la testa, sorseggiai la mia colazione mentre facevo piazza pulita di tutti i pancake presenti sul tavolo.
«Saresti felice Dav? Sii sincera, non vorremmo che tu ti sentissi in qualche modo inferiore.»«Mi stai chiedendo veramente se sarei felice di avere tra i piedi ogni singolo minuto di questa vita Aura Davis?» Cat annuì mentre Eric, alzandosi dalla sedia, scosse la testa con un'espressione memorabile in volto.
«Allora?» sorrisi.
«Allora sì Cat, sarei contenta di dividere casa mia con lei.»Eric, dietro di me, sbuffò e fece cadere qualche pentola.
«Tesoro, ma mettere il coso che spreme le arance un po' più in basso non sarebbe meglio?» chiese sarcasticamente dopo aver lasciato il tempo alla pentola di provocare un frastuono in tutta la cucina. «Cioè, voglio dire. Già sono basso di mio, tu non godi di sicuro di un'altezza chissà quanto elevata perciò mi viene da chiederti. Che cazzo l'hai messo lassù a fare se ogni tre per due lo devi tirare giù?»Scoppiai a ridere dopo aver notato come, con quella padella in mano, gesticolava a destra e a sinistra nel pieno di un'osservazione piuttosto acuta ma non molto interessante.
«Ma da quando noi due usiamo lo spremiagrumi ogni giorno? Ti sei fumato qualcosa questa mattina?» sghignazzai. «Non mi sembra di aver messo niente nei pancake, Dav vieni qui un secondo.»Mi avvicinai a lei e le permisi di palparmi la fronte in ogni posizione immaginabile, era incredibile! Sembrava che mi stesse facendo la radiografia con una mano.
«Se hai finito di analizzarmi, vado a cambiarmi.» lei annuì, mi lasciò andare mentre Eric, quando gli passai vicino, mi tirò un leggero coppino in testa guadagnandosi una padellata sul braccio che lo fece mugolare dal dolore.Salii al piano superiore, feci una veloce doccia e poi sistemai i capelli per dargli un aspetto il più presentabile possibile. Una volta davanti all'armadio poi scelsi le prime cose a portata di mano: un top bianco e un pantalone della tuta nero abbastanza grande, nella vita precedente in possesso di un Eric più giovane.
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UNhappy
Teen FictionUn passato da dimenticare, un senso di mistero che si cela dietro quegli occhi sempre truccati e una lingua biforcuta hanno sempre caratterizzato Davina Foster. Tutti la conoscono, ma nessuno lo fa veramente. Un animo tormentato e oscuro, una ragazz...