Corsi in salotto perché ero dannatamente in ritardo, mi guardai intorno cercando di non andare addosso a niente ma fu troppo tardi perché il mignolo del piede destro si scontrò con un mobile in fondo alle scale.
Dannata Cat e i suoi cambi di arredamento improvvisi!
Mi abbassai per cercare di soffocare il dolore al dito e intravidi, sotto il divano del salotto, un libretto. Corrugai la fronte, mi avvicinai e lo presi al volo. Non ci potevo credere! Il mio diario e due giornalini: uno sportivo e uno di moda.
Cercai con lo sguardo i miei tutori, ma fu un impulso perché entrambi si erano alzati presto quella mattina ed erano usciti insieme per andare a lavoro. Appoggiai lo zaino sopra il divano per nasconderci il diario, poi riposi i due giornalini sotto il grande sofà per far finta di nulla. Stavo fumando dalla rabbia, anzi stavo per esplodere letteralmente.
Uscii di casa con le orecchie che mi fumavano e andai rapidamente a prendere Aura a casa sua: quel giorno indossava una gonna bianca che le arrivava a metà coscia e una camicia bianca che invece era appoggiata delicatamente sulle balze marcate.
Lei capì al volo che ci fosse qualcosa che mi aveva dato alquanto fastidio ma non aprì bocca finché non arrivammo a scuola e io sbattei così forte la portiera della mia stessa macchina che anche lei si spaventò, insieme ad alcuni studenti nel parcheggio. I miei denti spingevano sempre più a fondo, facendo scattare più volte la mia mascella.
«Dav, di chi sono quei jeans?» inarcai un sopracciglio ed entrai dentro il grande edificio che brulicava già di gente. Sentii un mix di profumi calzanti maschili e femminili che mi diedero il voltastomaco, appoggiai le mie mani sui corpi degli studenti per farmi raggiungere le macchinette.
Senza aspettare Aura, presi un caffè e lo bevvi in un solo sorso senza dare troppo peso alla lingua che mi stava chiedendo pietà per il calore troppo eccessivo della bevanda. «Non ti vesti così da anni.» notò la bionda al mio fianco mentre raggiungevo il mio armadietto.
«E non tornerò a farlo, ho preso la prima cosa che ho visto perché ero in ritardo.»La cannottiera aderente che indossavo metteva in mostra il mio discreto seno mentre i jeans sicuramente esaltavano l'unica mia forma più prospera: il fondo schiena. Chiusi di botto l'anta dell'armadietto facendo alzare gli occhi al cielo ad Aura che mi lasciò perdere mentre varcavo il grande corridoio, conquistando sguardi eloquaci dai maschi e sgradevoli dalle mie 'amate' compagne di scuola.
Mandai tutti a quel paese, alzando il medio in tutte le direzioni possibili, soprattutto quelle dove i maschi facevano commenti a dir poco orrendi nei miei confronti. Entrai in bagno e mi appoggiai al lavabo, mi sporsi leggermente verso lo specchio per sfumare meglio l'ombretto grigio che avevo messo quella mattina in fretta e furia e, quando finii, la mia attenzione fu catturata dal libro nero e azzurro riposto in bella vista dentro il mio zaino.
Lo presi, iniziai a girare le pagine sentendo sempre più un magone all'altezza della gola e il respiro mancarmi. I miei occhi si coprirono di una patina invisibile di lacrime che solcò presto le mie guance illuminate dal trucco, cercai di asciugare alla bella e buona le lacrime senza buttare nel cesso una quindicina di minuti inutili passati in camera mia con i pennelli.
Non scegli di essere forte, lo diventi perché non hai altra scelta
E più giravo le pagine più vedevo una stupida ragazzina che aveva compilato uno stupido diario nel tentativo di soffocare le proprie paure e le proprie ansie. Peccato però che le mie paure e le mie ansie vivevano sempre con me, perennemente. Mi sarebbe servito un bravo strizza cervelli per rimettere i pensieri a posto, ma anche quella sembrava una delle più stupide idee di una stupida e inutile ragazza.

STAI LEGGENDO
UNhappy
Novela JuvenilUn passato da dimenticare, un senso di mistero che si cela dietro quegli occhi sempre truccati e una lingua biforcuta hanno sempre caratterizzato Davina Foster. Tutti la conoscono, ma nessuno lo fa veramente. Un animo tormentato e oscuro, una ragazz...