La mattina ci svegliammo molto più tardi del suono della sveglia, saltai giù dal letto e lanciai un cuscino alla bionda che borbottava frasi senza senso. Andai a fare una doccia frettolosa e poi tornai velocemente in camera. «Daiii, lasciami dormire.» guardai l'orologio sul comodino e iniziai a vestirmi: erano già le undici e mezza e non saremmo andate sicuramente a fare colazione.
«Muoviti Davis.» nel frattempo cercavo di applicare il fondotinta in modo uniforme. «Sono già le undici e mezzo e la festa inizia alle due, se usciamo e andiamo a mangiare riusciremo ad arrivare in tempo.» in realtà la festa era già iniziata, ma tutta la popolazione di Solvang si riuniva per lo più nel pomeriggio quando iniziava la parata.
«Aspetta...» borbottò lei con gli occhi ancora chiusi e la voce impastata dal sonno. «Ma io vivo da sola.» e detto questo si alzò rapidamente dal materasso gonfiabile e mi guardò a malapena, passandosi una mano tra i capelli sciolti completamente arruffati.
«Esatto genio della lampada, ora però datti una mossa che dobbiamo andare a mangiare.» mi guardò subito con un sorriso a trentadue denti.
«Da Hays??» annuii rapidamente mentre mi impegnavo a fare due righe perfette di eyeliner.«Oddio, che fatica.» continuava a ripetere mentre indossava cautamente il vestito aderente, dopo essere tornata dal bagno dove aveva fatto un veloce ma eccezionale bagno rigenerante, parole sue. «Perché mi è saltata in testa questa assurda idea? Odio le tradizioni di questa città dal primo anno del liceo.» sorrisi.
«E odi la gente.»«Anche tu, se è per questo.» scossi la testa divertita mentre passavo in bagno per andare ad asciugare i capelli ancora bagnati. «Hai prenotato?» urlai in risposta un 'si' e poi accesi il phon.
Mezz'ora dopo eravamo in macchina mentre lei leggeva la programmazione per la giornata di oggi sul sito della città: parata e scelta del carro migliore, giochi di squadra e di coppie, gara al miglior talento della città e verso le sei e mezza uno spuntino preparato per noi dal pastore e sua moglie.
Velocemente parcheggiai la mia auto davanti al ristorante e scesi dal veicolo, cercando di non ribaltarmi sui tacchi: avevo inizialmente optato per il mio bellissimo paio di Converse Platform, ma Aura e Catlin mi avevano obbligato a mettere queste torture altrimenti non avrei mangiato né a casa mia né al ristorante.
Sbuffai, annoiata, e lentamente entrai dentro il locale più popolare ed economico in quella cittadina.
«Ho prenotato un tavolo per due a nome di Foster.» il cameriere mi sorrise gentilmente e di corsa raggiunse il bancone dove prese un libretto nero.
«Certamente, seguitemi.» il ragazzo rallentò il passo quando vide che Aura si era fermata ad osservare le persone nella stanza vicina.«Grazie.» mi sedetti al tavolo, seguita dalla bionda che continuava a guardarsi intorno. «Che hai?» chiesi.
«Mi sembrava di aver visto Nate andare al bagno.» scrollai le spalle e ringraziai nuovamente il cameriere quando ci portò il menù.
«Vedi quel ragazzo da tutte le parti ormai... Forse veramente era meglio quando non c'era.» ammiccò.
«E su questo non c'erano dubbi.»La guardai male, nascondendo un sorriso, mentre continuavo a leggere il piccolo libretto. «Per me una tagliata, grazie.» chiusi il menù.
«Io invece Clam Chowder.» incrociai le braccia sopra il tavolo mentre il cameriere continuava a scrivere.
«Da bere?» guardai la bionda per cercare una conferma e poi parlai quando lei mi annuì, sapendo già cosa stessi per dire.
«Va bene della semplice Coca Cola.»Mi sorrise gentilmente.
«Perfetto, tra poco arriva la bottiglia.» annuii gentilmente mentre il ragazzo prendeva i nostri menù dal tavolo.
«Non cedere, sembra un donnaiolo.» scoppiai a ridere mentre lei sorseggiava il suo bicchiere d'acqua, portatoci insieme al menù.
«Non ho detto nulla.» protestai, sistemando il telefono dentro la borsa.
STAI LEGGENDO
UNhappy
Teen FictionUn passato da dimenticare, un senso di mistero che si cela dietro quegli occhi sempre truccati e una lingua biforcuta hanno sempre caratterizzato Davina Foster. Tutti la conoscono, ma nessuno lo fa veramente. Un animo tormentato e oscuro, una ragazz...