Sorrisi lievemente ad una battuta di Justin che era seduto al bancone del locale di Julie e stava gustando la sua merenda dopo un pomeriggio passato a fare foto a destra e a sinistra per l'annuale scolastico e un progetto di fotografia.
«Hai già consegnato quell'avviso?» mi girai verso di lui confusa.
«Di che avviso parli?» chiesi.
«Quello per la gita.» annuii e tornai a mettere le mani sulla macchinetta del caffè. «Hai visto dove andiamo? Ancora io non riesco a crederci.» corrugai la fronte.
«Dov'è che andiamo?»«Ma dove vivi? Su Marte?» scrollai le spalle e sentii il flash della sua macchinetta su di me.
«Smettila di farmi foto a caso.»
«Ma se sei fantastica.» alzai gli occhi al cielo e appoggiai sopra un vassoio i vari ordini da portare ai tavoli. «E comunque perché non sai dove andiamo se hai già firmato l'avviso?»«Perché Eric è il professore di storia e ha fatto tutto lui senza dirmi nulla, ha semplicemente visto che ho passato tutti i test.» confessai.
«Ancora non gli parli?» scossi la testa.
«Si è comportato male, non mi meritavo di andare a New York solo per un paio di brutti voti.» pulii la macchinetta e poi portai le ordinazioni a due fidanzati trentenni.«Certo, ma infondo non ti ha nemmeno chiusa agli arresti domiciliari. Sei andata a New York Dav, non eri in camera tua.» appoggiai il vassoio sul bancone, facendolo scivolare più a sinistra e poi afferrai un panno per pulire alcuni tavoli sporchi.
«Avrei preferito rimanere in camera mia.» e d'improvviso ripensai a quella sera, la sera in cui credevo di aver subito un trauma. I ricordi stavano mano a mano diventando sempre più chiari nella mia mente, facendomi solo sentire più in colpa del dovuto.
«Nooo.» presi una sedia e, barcollando, salii sul tavolo in soggiorno sotto gli occhi di tutti.
«Ma chi è questa bambola?» afferrai il colletto di un ragazzo e lo avvicinai a me, facendolo salire sul tavolo vicino a me.«Cristo, mi sto eccitando amico. Meglio se vado a fare un giro.» circondai il collo del ragazzo al mio fianco mentre il suo migliore amico era intento a parlargli dal basso.
«Ma che dici? Vai a farti un giro con questo ben di Dio intorno?» sorrisi soddisfatta.
«Lincoln, giù le mani.» borbottai qualche parola di rimprovero nei confronti del ragazzo che si era intromesso.Alexander aveva le braccia incrociate al petto, i muscoli rigidi e la maglietta che stringeva i suoi pettorali. Un dio greco a tutti gli effetti!
«Alexander non dirmi che te la sei presa te.» scrollai le spalle e mi lanciai a peso morto dal tavolo tra le braccia del moro che mi prese per fortuna.
«Ma Cristo, cosa ti sei fumata?» scoppiai a ridere e avvicinai il mio viso a quello di Alex per appoggiare le mie labbra sulle sue.«Non è giusto, dovresti lasciarci qualche ragazza.» protestò il ragazzo sul tavolo mentre continuava ad oscillare da una parte all'altra.
«Ce ne sono un centinaio a questa festa e sono tutte tue.» passai la mano tra i capelli di Alex e appoggiai la testa sul suo petto.«E vuoi paragonarle a lei? Ma le hai viste? Lei da dove viene? È per caso scesa dall'Olimpo?» sorrisi a quelle parole: mi faceva dannatamente piacere sentirmi venerata da quel ragazzo. Era bello, terribilmente bello!
«Sì peccato però che è la mia ragazza.»«Non ci credo che sia stato così pessimo.» gli lanciai il panno mentre mi dirigevo ai cestini per buttare le cartacce sporche.
«Fidati di me, andare dall'altra parte degli Stati Uniti senza telefono né un altro mezzo di comunicazione non è sicuramente un'esperienza da aggiungere nel libro delle cose da fare entro l'estate.»
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UNhappy
Fiksi RemajaUn passato da dimenticare, un senso di mistero che si cela dietro quegli occhi sempre truccati e una lingua biforcuta hanno sempre caratterizzato Davina Foster. Tutti la conoscono, ma nessuno lo fa veramente. Un animo tormentato e oscuro, una ragazz...