Sbuffavo, mi lamentavo ma continuavo pur sempre a fare quello che mi era stato imposto con delusione. Mi asciugai le mani nella felpa che indossavo, mi sistemai i capelli in una coda alta piuttosto disordinata e poi appoggiai le mani sui fianchi cercando di allungarmi verso l'alto per sentire meno dolore possibile alla schiena.
Ero inginocchiata da ore a strofinare e lucidare il battiscopa della palestra e ancora mi aspettavano da pulire gli stanzini. Mai mi sarei aspettata di finire in quelle condizioni alle quattro di pomeriggio mentre i giocatori di basket si allenavano nella stessa stanza.
«Si sieda signorina Foster.» presi posto con lentezza e tranquillità, unii le mani davanti alla pancia appoggiando i gomiti sui braccioli della comoda sedia dell'ufficio della preside. «Un'altra volta qui.» annuii sfuggitamente. «E questa volta come mai?» scrollai le spalle.
«Semplici battibecchi tra giovani.»Sbagliato, non era un semplice battibecco ma più che altro una dichiarazione di guerra. E non riguardava me, ma bensì Aura Davis: la mia unica amica, la mia salvezza e la ragazza per cui sarei finita anche in punizione aveva avuto bisogno di me e io non avevo aspettato un secondo per proteggerla e aiutarla.
«Posso sapere la sua versione della storia?» alzai gli occhi al cielo, voltandomi verso la grande libreria alla mia sinistra.
«La signorina Cornell mi ha riferito un suo pensiero e io ho risposto.» esposi l'avvenimento come se l'avessi fatto io.
«E come mai due ragazze così mature sono venute alle mani?» scrollai le spalle.«Continuava ad insultarmi, ho semplicemente messo da parte i pensieri e usato l'istinto.» dichiarai.
«Non crede che se l'istinto le suggerisce di tirare i capelli ad una persona, allora c'è qualcosa che non va.» scossi la testa e mi schiarii la voce.
«Non sono un animale, ma quando si arrivano a dire delle cose a dir poco inverosimili e oltretutto offensive allora prevale l'istinto.»«Certo, ne sono consapevole. La signorina Cornell ha sicuramente sbagliato, ma venire alle mani non è mai la soluzione giusta.» deglutii.
«Stiamo parlando di bullismo quello che mi ha coinvolto, mi sono trattenuta per una decina di minuti ma quando è troppo è troppo.» la preside mi guardò allibita. «È andata bene che quelle parole sono state rivolte a me, una ragazza più piccola e più indifesa che non ne è abituata potrebbe starci male.»«Sono sempre stata una ragazza tranquilla, mi sono sempre comportata in maniera impeccabile e faccio tutto quello che voglio ma nei giusti limiti del possibile. La signorina Cornell questa volta ha esagerato, ripeto. Offendere qualcuno, rifilarle nomignoli osceni e andare a colpire l'autostima di una ragazza non sono comportamenti da tenere in una scuola. È bullismo, perciò qualsiasi punizione lei mi assegnerà, io non rifiuterò. Il mio punto di vista ormai lo sa.»
Stavo raccontando ciò che sentivo e pensavo veramente seppur le parole di Anitha Cornell non fossero riferite a me, ma ad Aura. I comportamenti di quella ragazza lasciavano a desiderare dall'inizio della scuola e il suo continuo vantarsi con tutti per essere andata a letto con Ethan e il fatto che continuasse a chiamare Aura 'puttana' aveva raggiunto il limite.
Aura non poteva finire nell'ufficio della preside dopo aver rischiato già molte altre volte dall'inizio della scuola di essere bocciata perciò avevo preso il suo posto e la cosa non mi dispiaceva per nulla: volevo far sentire le mie parole, volevo aprire gli occhi alla preside e spiattellarle davanti alla faccia ciò che quella ragazzina immatura era capace di fare. Volevo che fosse punita, proprio come lo sarei stata anche io qualche minuto dopo.
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UNhappy
Teen FictionUn passato da dimenticare, un senso di mistero che si cela dietro quegli occhi sempre truccati e una lingua biforcuta hanno sempre caratterizzato Davina Foster. Tutti la conoscono, ma nessuno lo fa veramente. Un animo tormentato e oscuro, una ragazz...