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«Andrai a New York Davina, non voglio storie.» sbarrai gli occhi.
«Te sei fuori di testa Eric, non vado da nessuna parte.» sbottai.
«E invece sto tanto bene. Non ti puoi permettere di avere una condotta del genere quest'anno, mi ha convocato la preside e mi ha riferito che i tuoi voti sono pessimi. Per non parlare del fatto che sei andata da lei almeno una decina di volte in un solo anno. Cosa che non era nemmeno mai successa, non capisco cosa succede e visto che tu non vuoi dirmi nulla sono costretto a fare così.»

«E cosa dovrei andare a fare a New York e soprattutto dove?»
«La sorella di mio cognato è morta e ho deciso che sarai tu a tirare su il morale della figlia, una settimana lì senza vedere i tuoi amici né sentirli. Avrai tutto il tempo per riflettere sui tuoi sbagli così.» scossi la testa e mi alzai di botto dal tavolo. «Parti domani mattina presto e mi lasci il tuo telefono qua, per chiamarmi potrai sempre utilizzare il telefono fisso di casa e ti controllo Davina perciò chiami solo ed esclusivamente me.»

«È ufficiale che non stai bene, come puoi mandarmi a New York senza telefono?» scrollò le spalle.
«Sono sicuro che te la caverai benissimo e poi non andrai in giro da sola, dovrai fare compagnia ad Amber. Considerala come una vera e propria vacanza.» sbuffai.
«Di vacanza non ha proprio un cazzo questa e poi non la conosco nemmeno questa Amber, cosa le dovrei dire? Mi dispiace per la morte di tua madre? Sai, io li ho persi entrambi i genitori e non mi sembra di aver avuto al mio fianco qualcuno che mi tirasse su il morale. Guarda un po', sono stata chiusa dentro un orfanotrofio!» Eric scrollò le spalle.

«Non usare questo discorso contro di me Davina, partirai per New York e lo farai senza fare storie. Inventati qualcosa per tirare su il morale a quella ragazza, potrebbe uscirti almeno un po' di gentilezza in una settimana.» uscii dalla cucina.
«Ma perché non ci vai tu a tirare su il morale di questa Amber? Io non so nemmeno tirare su il mio di morale.» mi buttai sul divano, prendendo il telecomando della televisione. «E come faccio con la scuola? Se vado così male non posso saltare una settimana.» era l'unica cosa a cui potevo aggrapparmi per rimanere a Solvang.

«Semplice: studierai tutta la settimana e quando tornerai dovrai dare dei test di recupero per i pessimi voti presi fino ad ora.» scossi la testa.
«E se non li supero cosa succede? Mi mandi in Corea?» spensi la televisione nervosa, dopo non aver trovato nulla di interessante.
«Se non li superi ci penserò poi, tu intanto pensa a studiare.»

«Non riuscirò a studiare dieci materie in una settimana Eric, non sono un robot che impara tutto nel giro di poco tempo.» ero arrabbiata con lui, ma sapevo che quella strana vacanza studio mi avrebbe fatto bene per farmi allontanare un po' dalla quotidianità che si era ribaltata e dai problemi che stavo avendo con alcune persone.

«Avresti potuto studiarle quando eri a casa tua in tutti i mesi di scuola, ma ovviamente ogni cosa era più bella di mettere la faccia sui libri.» alzai gli occhi al cielo. «Ah. E la mattina a New York dovrai anche andare a lavorare, ti ho trovato un lavoro da barista in un locale strepitoso. Pagherai tutte le spese tranne il vitto e l'alloggio e dovrai ascoltare e rispettare sia John che Amber, non oso immaginare cosa potrebbe succedere se per qualche strano caso disobbedissi.» mi alzai di colpo.
«Hai fumato qualche canna sicuro, non puoi essere schietto.»

«Avanti, vai a preparare la valigia che domani mattina l'aereo parte presto.» iniziai a salire le scale, ma a metà mi bloccai perché mi venne in mente un'idea.
«Catlin è d'accordo con questa assurdità che ti è venuta in mente?»
«Sarà d'accordo altrimenti mando anche lei a New York.»

Eric così incazzato non l'avevo mai visto sinceramente e per questo non avrei ribattuto oltre, aveva scelto una punizione così fiscale perché veramente la mia situazione scolastica stava naufragando. Avrei accolto questa sua punizione senza troppe storie, infondo sarei andata a New York e mi sarei allontanata soprattutto da Jaden.

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