76.

76 3 0
                                    

«E dai Dav, vieni con me.» alzai gli occhi al cielo.
«Perché non ci vai con i tuoi amici Eric? A me non piace il baseball.» inzuppai i biscotti dentro il cappuccino che mi ero preparata per conto mio quella domenica mattina.
«Perché i miei amici tifano la squadra avversaria e io non voglio stare a sentirli un intero pomeriggio.»

«Allora porti qualcuno che non ci capisce nulla, chiaro.» si avvicinò a me per circondarmi le spalle con un braccio, ma mi allontanai di colpo.
«Dai Dav, che ti costa? Sempre meglio di startene a casa a non far nulla.» lo guardai in faccia per capire se fosse realmente serio oppure no. «Insomma, ti vesti e ti faccio anche guidare la mia macchina. Poi andiamo a mangiare al Mc e potrai prendere quello che vuoi alla partita, ti prego Dav.»

«Solo perché andiamo al Mc, ci vengo.» iniziò a saltellare per tutta la cucina come un bambino prima di fermarsi per guardare l'ora.
«Vatti a vestire, partiamo tra mezz'ora.» strabuzzai gli occhi, sperando di aver sentito male.
«Sei fuori di testa Eric se pensi che sarò pronta in mezz'ora.» mi alzai di colpo dalla sedia.

«Okay, tre quarti d'ora Dav. Non uno in più perciò muoviti.» mi diede una spinta così iniziai a salire le scale che portavano al piano superiore: dovevo fare la doccia, vestirmi, truccarmi e contemplare la mia bruttezza davanti allo specchio in soli quarantacinque minuti.

Impossibile! Richiedeva troppo tempo fare tutte quelle cose.

Mi infilai sotto il getto dell'acqua, quando uscii pettinai velocemente i miei lunghi capelli per poi ridestarmi dalla loro morbidezza solo quando la voce di Eric al piano inferiore risuonò in tutto l'appartamento. «Quindici minuti.» alzai gli occhi al cielo e indossai velocemente il reggiseno e le mutandine prima di scegliere l'outfit ideale.

Un pantaloncino blu aderente e una canottiera troppo larga dei Los Angeles Dodgers che Eric mi lanciò, passando nel corridoio e che mi arrivava a metà coscia.
«Un po' più larga no?» chiesi, riferendomi alla maglia, una volta che arrivai sistemata in salotto.
«Sì sì, non rompere le scatole e vai in macchina.»

«Le chiavi.» portai la mano davanti alla sua faccia e lui, controvoglia, me le porse comunque.
«Ti prego non causare un incidente, amo quella macchina più della mia famiglia.» alzai gli occhi al cielo e controllai l'ora sul cellulare.
«Dopo aver detto questa cosa stai sicuro che finisci in un burrone, e... Guarda, sono anche in anticipo.»

«Certo, perché non ti sei asciugata i capelli.» corremmo verso l'auto e presi il posto del guidatore. «Cat mi ammazzerà, perciò finché non ti si asciugano i capelli i nostri telefoni sono magicamente scomparsi.» alzai gli occhi al cielo e misi in moto per raggiungere la città dove si sarebbe dovuta tenere la partita: Oxnard.

Quando purtroppo ci fermammo, dovetti dare il cambio di guida all'uomo così ne approfittai per fermarmi nel parcheggio del Mc. Eric non avrebbe trovato scuse per non andare a mangiare proprio lì.

«E va bene, ho capito cos'hai intenzione di fare.» sorrisi e scesi dalla macchina dopo averla parcheggiata in modo perfetto.
«Bene, allora tira fuori il portafoglio Lieberman.» mi bloccò un polso.
«Io tiro fuori il portafoglio, tu tira fuori le chiavi della macchina.» sbuffai, ma non protestai anche perché sentivo un leggero languorino seppur avessi fatto colazione solo qualche ora prima.

«Vai ad ordinare va'.» trattenni una risata e poi lo vidi frugare dentro la macchina per controllare che non avessi fatto casini. Tipico di Eric, non si fidava di me!
«Testone vieni qua, ho preso questo tavolo.» mi guardò sconcertato per poi scrollare le spalle sconsolato.

«Ahahah, simpatica Davina. Veramente simpatica.» gli indicai il suo posto, trattenendo una risata.
«Che c'è? Non ti piace?» chiesi.
«C'è che arriverò allo stadio con cento lividi.» si sedette lo stesso al suo posto e venne colpito subito alla schiena dalla porta del bagno.
«Ringrazia che ci arriviamo.»
«Sei fortunata Dav, sei fortunata perché sono gentile solitamente ma adesso mi sto rendendo conto di quanto fosse cento volte meglio venire con i miei amici.» sorrisi e spostai le braccia quando un cameriere ci portò l'ordine.

UNhappyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora