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Camminai per il marciapiede con alcune buste, non mie, in mano e nel frattempo ascoltavo Aura parlare di come il suo lavoro fosse estenuante e leggermente faticoso.
«Uh Dav, entriamo qui.» afferrò il mio polso con difficoltà e poi mi trascinò letteralmente dentro una boutique di Santa Barbara.
«Buongiorno ragazze, vi serve una mano?»

«Diamo un'occhiata.» cercai di sembrare il più cordiale possibile mentre la bionda davanti a me continuava ad appoggiarmi sulle spalle cari capi d'abbigliamento da provare. «Dai Aura, hai milioni di vestiti a casa e non te ne serve uno nuovo per una stupida festa.» provai a convincerla nuovamente, ma senza risultati: era più ostinata di me a volte e questo mi spaventava.

«Se mettessi questa voglia ed energia nello studio non ci sarebbe nemmeno bisogno di studiare.» la avvertii ironicamente mentre mi avvicinavo ai camerini stranamente vuoti.
«Per te è semplice parlare, hai una media di voti altissima.» alzai gli occhi al cielo.
«Sei intelligente e lo sai, non sono dei stupidi voti a confermarlo.» lei scrollò le spalle, afferrò dalla mia spalla destra un tubino ed entrò nella sua cabina.

«Credi che riuscirò a rimorchiare qualcuno?» mi domandò, alzando il tono di voce per farsi sentire dall'interno del piccolo stanzino.
«Credo che tu lo faccia già benissimo con un semplice jeans perciò sì Aura, stasera rimorchierai.» aprì la tenda, mi fece l'occhiolino e dopo essersi guardata nell'enorme specchio prese tutti gli altri vestiti da provare e rientrò dentro.

Girai per il negozio particolarmente deserto e osservai qualche vestito messo in mostra sui manichini perfettamente abbinati, mi soffermai soprattutto su un vestito particolare nero ricoperto da brillantini e formato da due pezzi che si intrecciavano sulla schiena.

Rimasi a guardarlo per qualche minuto di troppo finché Aura non si presentò dietro di me, interrompendo il mio momento di contemplazione a quel dannato vestito.
«Nulla di interessante.» mi girai di colpo, sistemai i capelli da una parte della spalle e annuii.
«Perfetto, ho fame.» mi guardò male.

«Andiamo Dav, ho visto come guardi quel vestito.» inarcai un sopracciglio.
«Non ho guardato proprio niente, era semplice curiosità.» mentii, cercando di uscire dal locale.
«Con me non la fai. Vuoi provare quel vestito a tutti i costi, ti conosco.» scossi la testa e la affiancai nuovamente.
«Io non voglio provare proprio nulla, andiamo via Aura.»

Lei prese il vestito, un paio di tacchi non troppo alti neri e poi mi spinse rapidamente e, contro la mia volontà, verso i camerini.
«Provalo, se non ti sta bene allora usciamo da qui. Ci stai ragazza?» alzai gli occhi al cielo.
«Tanto mi sta male.» entrai dentro il camerino, sbuffai un paio di volte mentre sistemavo i vari indumenti nella sedia ma alla fine indossai il vestito.

La bionda aprì la tenda mentre finivo di allacciarmi il cinturino dei tacchi, mi alzai e la guardai dall'alto della mia maestosa altezza. «Come ci si sente ad essere così basse Davis?» chiesi, colpendo il suo punto debole.
«Ma smettila, siamo alte uguali io e te solo che ora hai i tacchi. Dai esci.» scossi la testa varie volte.
«Io non esco vestita così.»

«Come fai a guardarti allo specchio?» mi domandò Aura confusa.
«C'è uno specchio anche qui.» alzò gli occhi al cielo per poi indicare il piccolo vetro appoggiato ai miei piedi.
«Cosa ci guardi lì? Il collo del piede?» sorrisi e mi guardai intorno.
«Mi vergogno.» lei sbuffò.
«Ma cosa ti vergogni che sei una figa stratospaziale? Stai benissimo Dav e smettila di tirarlo giù, non si allungherà per magia nel giro di qualche ora.»

«E allora non si prende, esci dal camerino che mi devo cambiare.» lei incrociò le braccia al petto.
«Dav quando la smetterai di preoccuparti del giudizio della gente?» mi sedetti sul piccolo puff e cercai di coprire le gambe nude.
«Io non mi preoccupo di quello che la gente pensa di me.» asserii.
«La gente sarà sempre lì per giudicare, ogni cosa tu faccia, e non puoi permetterti di stare male o di soffrire perché non te lo meriti Dav. Sei bella, tutti siamo belli in realtà, e devi solo credere in te stessa un po' di più.»

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