«Davina, noi ora parliamo.» saltai letteralmente in aria quando Nate apparve davanti al mio cammino nel corridoio della scuola.
«No.» se lo avesse chiesto in maniera più gentile avrebbe avuto, probabilmente, qualche possibilità in più di essere ascoltato.
«Si invece.» lo sorpassai sistematicamente e continuai a camminare.«Davina.» alzai gli occhi al cielo, ma non mi fermai nemmeno un secondo.
«Smettila, devo andare a lezione.» mentii dato che non stavo andando veramente a lezione, ma a controllare che Aura non stesse fumando ossicodone nelle scale antincendio.
«Sicura?» il ragazzo mi fermò di colpo. «So dov'è Aura e so anche che la stai cercando, parlami e poi ti aiuterò.»«È importante, dimmi dov'è e dopo scuola parliamo.» non mentii del tutto quella volta: Aura era la mia unica amica e avevo iniziato a preoccuparmi per lei dopo averla trovata fatta in quel vicolo un anno prima.
«Tu non parlerai con me dopo, se vuoi sapere dov'è Aura dovrai ascoltarmi solo cinque minuti.» alzai gli occhi al cielo, ma mi fermai.Non feci nulla quando Nate mi prese per un polso delicatamente, mi trascinò dentro il corridoio della palestra e si appoggiò al muro.
«Non ho tradito Aura.» appoggiai lo zaino a terra.
«Non devi dirlo a me questo.» lui annuì e poi provò ad avvicinarsi inutilmente perché indietreggiai.
«Mi credi almeno?» scrollai le spalle.«Sono consapevole di aver fatto una cazzata due anni fa con te, con Aura e con tutti e mi dispiace così tanto di aver perso la vostra fiducia.» scossi la testa per non far entrare nella mia testa quelle inutili sciocchezze.
«Hai detto delle cose brutte Nate, non so se riuscirò a perdonarti.» asserii.
«Lo so e mi dispiace così tanto.»«Perché mi hai detto quelle cose?» domandai confusa.
«Non lo so nemmeno io, probabilmente volevo essere popolare.» ripresi il mio zaino.
«E con me non potevi esserlo. Io non ero popolare, ma ti ricordo che ero una tra le poche a volere il tuo bene. Ti volevo bene e tu non hai saputo apprezzarlo.» dai miei occhi non scendeva più una lacrima da tempo e non sarebbe stato quel giorno il primo.
«Non pensavo veramente quelle cose Dav.»«Non mi importa, le cose le hai dette comunque e le parole feriscono Nate.» mi sistemai lo zaino su una spalla e presi il telefono per controllare l'ora.
«Mi dispiace per aver tirato in ballo anche i tuoi genitori, ho usato i tuoi punti deboli contro di te e non era giusto.» annuii.
«Dispiace anche a me.» mi avviai verso la porta che dava sui corridoi, ma poi mi girai.«Aura?» chiesi.
«È nelle scale antincendio, non ho visto cosa stava facendo.» senza dilungarmi oltre mi avviai verso le scale antincendio mentre mi facevo spazio tra la gente.
«Davina.» Justin mi bloccò il passaggio verso il grande portone d'emergenza. «Possiamo parlare?» serrai la mascella.«In realtà vado di fretta ora.» si guardò intorno e annuì velocemente.
«Una lezione, giusto. Non mi ricordavo che non avevamo l'ora libera insieme.» feci una smorfia.
«Sì, una lezione certo.» lo sorpassai, ma poi mi girai e gli afferrai la manica del maglioncino che indossava. «Se vuoi parliamo dopo.» affermai.
«No no, non ti preoccupare.»Aprii lentamente il portone, che stranamente non aveva fatto casino, e mi appoggiai allo stipite della porta mentre guardavo la mia amica fumare quello che presumevo essere ossicodone.
Bene, c'eravamo un'altra volta.
«Fai con calma tranquilla.» saltò in aria e nascose rapidamente la carta stagnola dietro la schiena. «Ti ho visto.» la misi al corrente così si alzò, la buttò dentro il cestino più vicino e si avvicinò a me.
«Io st...» portai una mano davanti alla sua faccia e le aprii maggiormente la porta per farla passare.
«Non parlare, non voglio sentire altre cazzate oggi.»
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UNhappy
أدب المراهقينUn passato da dimenticare, un senso di mistero che si cela dietro quegli occhi sempre truccati e una lingua biforcuta hanno sempre caratterizzato Davina Foster. Tutti la conoscono, ma nessuno lo fa veramente. Un animo tormentato e oscuro, una ragazz...